IL GADGET NON E' PIÙ' UN DELITTO di Marco Vallora

IL GADGET NON E' PIÙ' UN DELITTO IL GADGET NON E' PIÙ' UN DELITTO d'appartamento, come facevano Puvis de Chavanne e Bonnard, e concepire il proprio atelier quasi fosse una tela disegnata, dai rapporti geometrici inflessibili, come capitò a Mondrian e Theo Van Doesburg. Non sorprende, dunque, in questi ultimi anni, l'intensificarsi di uno stretto rapporto tra arte e design, tra pittura ed industria, tra sciamanesimo e prodotto: convivenza e commistione che comprova l'interesse di pittori spesso raffinati ed esigenti, che si dedicano a queste forme di divulgazione e commercializzazione (un tempo considerate degradanti) non soltanto grazie alla golosa sollecitazione della seduzione miliardaria del marketing. C'è spesso una vera gioia di «sporcarsi» con la materia, da parte di artisti come ipop, per esempio, che hanno sempre denunciato ad altro livello, ironicamente (pensiamo a Warhol e Wesselmann) la rischiosa compromissione dell'arte con la riproduzione meccanica del mercato. Insomma, ne avevano fatto il fulcro della loro poetica. Diverte pertanto l'idea che, grazie ad una campagna di Uh/ Caffè, chi vuole può portare alla bocca una tazzina marmoreggiata e fibrillata dal nervosismo grafico di Rosenquist, oppure ricoperta dalle fantasie The Italian Riviera Cups di Rauschenberg. Com'è lontano ormai il precetto terroristico di Loos: «L'ornamento è delitto». Tutto ormai è ornamento, gadget, decorazione. Ed è questo il nucleo deUa mostra Arte & Oggetto, che si tiene all'interno di Artissima, coinvolgendo alcune ditte all'avanguardia di questo rapporto vampiresco e proficuo con gli artisti. Da anni, del resto, la poetica rassicurante di alcuni pittori di gran nome si è concentrata nei campicelli prestigiosi e protetti degli Swatch, che non a caso partecipano a questa rassegna. Per cui non è più una sorpresa stringersi il proprio Cucchi o Kandinskij al polso, come una piccola pinacoteca portatile e rinnovabile ogni giorno. E si sa che alcuni di questi swatch d'autore, sono diventati delle prede ambitissime di collezionisti rapaci. Con la consueta leggerezza d'afriche anche Folon esce dai suoi manifesti e posa le sue rondini leggere sul cielo di porcellana delle teiere e delle tazzine Richard Ginori, Nello spazio Blu e Alba, che appunto si caricano lievemente dei colori pastello di un'aurora che sorge. Ma le «opere d'arte» più prestigiose e preziose, veri pezzi da musei e da nababbo, se si resiste alla tentazione di assaggiare il nettare di champagne sono le bottiglie «a tiratura limitata» di Taittinger, che ha chiesto il contributo di artisti difficili come Vasarely o Vieira da Silva, Hartung o Masson, per realizzare questi pezzi firmati dai titoli vertiginosi, come Al vino di champagne sempre ricominciato o Omaggio sinfonico. Marco Vallora