Uno studioso ingiustamente dimenticato

Uno studioso ingiustamente dimenticato Uno studioso ingiustamente dimenticato Nella foto ovale, Gaetano Perusini, il medico italiano che contribuì alla scoperta della Malattia di Alzheimer senza ottenere il giusto riconoscimento. Accanto, l'equipe di Alzheimer (è il terzo da destra in seconda fila) qualche sorpresa. Non fosse altro perché Hugo Levi - che riferì per la rivista Neurologisches Centralblatt gli atti di Tubinga - si astenne dal commentare lo studio di Alzheimer, del quale, per dovere di cronaca, riportò il solo titolo. Come se il commentatore ritenesse troppo modesto quel contributo. E in effetti la presentazione della nuova malattia fu prematura (un unico caso clinico), come se lo studioso tedesco avesse fretta di aggiudicarsi una priorità. Solo nel 1907 la comunicazione di Alzheimer veniva pubblicata su Allgemeine Zeitschrift fiir Psychiatrie und Psychischgerichtliche Medizin. Nel 1910 Kraepelin - direttore dal 1893 del nuovo Istituto di ricerche per la Psichiatria, oggi Max Planck Institut - nell'ottava edizione del suo famoso trattato di psichiatria adottò l'espressione «malattia di Alzheimer», attribuendo così tutto il merito alla sua scuola (Alzheimer era suo aiuto), senza citare il contributo essenziale dato da un giovane ricercatore italiano, Gaetano Perusini (1879-1915), che lavorava all'epoca con Alzheimer. Perusini in un suo importante studio pubblicato nel 1908 (ma pubblicato nel 1910 su Histologische und Histopathologische Arbeiten), aveva incluso nella nuova forma di demenza descritta da Alzheimer anche casi di età più avanzata (65 e 63 anni) insieme con quelli ritenu¬ ti presenili (51 e 45). Al contrario di Kraepelin, riteneva che la demenza presenile (malattia di Alzheimer) e la demenza senile fossero forme di una stessa malattia, ipotesi oggi largamente accettata. Reagan, la Hayworth e Wigner non sono certamente casi presenili, ma paradossalmente non sarebbero malati di Alzheimer se si utilizzasse l'originale classificazione, mentre lo sarebbero ancora secondo quella di Perusini. Alzheimer pubblicò su Zeitschrift fiir die gesamte Neurologie und Psychiatrie il suo secondo caso della nuova patologia nel 1911: nell'introduzione di questo studio (il caso di una donna di 56 anni) Alzheimer conferma la propria opinione che si tratti di una malattia presenile, anche se riconosce generosamente, citandolo più volte, il contributo di Perusini. A cominciare dal risalto dato alla posizione che Perusini aveva assunto su un'importante disputa scientifica con la scuola tedesca psichiatrica di Praga; in questo contesto Perusini viene citato da Alzheimer prima di Kraepelin. A questo punto una domanda sarebbe d'obbligo. Può essere occasionale che uno studioso tedesco (Alzheimer) a cavallo del secolo citi un giovane ospite straniero (Perusini) prima dell'indiscusso maestro (Kraepelin)? O non sarà piuttosto che la citazione del maestro è aggiunta per dovere di scuola? E anco¬ ra, è normale che a cavallo del secolo in una querelle scientifica tra due scuole tedesche Alzheimer citi uno sconosciuto medico italiano? O non è più plausibile che la citazione di Perusini venga fatta in quanto lo scienziato era ben noto per i suoi studi tra i neurologi tedeschi? A conferma di questa ipotesi nello stesso lavoro Alzheimer scriveva: «Fischer (Oskar Fischer, scuola di Praga) ha riportato un'esauriente discussione dei casi di Perusini nel suo lavoro...». Fatto è che Alzheimer (e forse anche Kraepelin) decise di affidare all'italiano la continuazione della propria ricerca. Perusini la organizzò in 54 pagine e 79 figure traendo conclusioni che

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