Un anno di scienza da leggere, vedere e interrogare

Un anno di scienza da leggere, vedere e interrogare Un anno di scienza da leggere, vedere e interrogare Oggi in edicola un Cd-Rom che raccoglie «Tuttoscienze» e il Tg «Leonardo» della Rai SI festeggiano oggi le nozze tra «Tuttoscienze» e il Tg scientifico della Rai «Leonardo». Il frutto dell'unione è in edicola: un Cd-Rom che scrive, parla, suona, risponde alle richieste dell'utente e contiene mezz'ora di filmati: il neonato di un giornale e di un Tg non poteva che essere multimediale. In questo Cd-Rom il lettore troverà l'annata 1995 di «Tuttoscienze» e una antologia di servizi scientifici messi in onda da «Leonardo» nello stesso periodo di tempo ma appositamente rimontati e corredati da brevi testi introduttivi. Le due sezioni del Cd-Rom, quella scritta e quella audiovisiva, dialogano tra di loro: per esempio si può passare direttamente dall'articolo sulla scoperta del quark Top al filmato che racconta l'impresa dei ricercatori, fa vedere il Fermilab di Chicago dove essa è avvenu¬ ta e presenta una intervista con Giorgio Bellettini, il fisico italiano che ha contribuito al raggiungimento di questo importante risultato della fisica delle particelle elementari. Oppure si può passare dal filmato sulla sonda kamikaze che si è tuffata nell'atmosfera di Giove nel dicembre scorso all'articolo che ba descritto quell'impresa. Quanto alla raccolta di «Tuttoscienze», ora che può essere consultata tramite computer, si offre a una quantità di ricerche che rendono la consultazione estremamente pratica: si può partire dall'argomento che interessa, oppure da una o più parole-chiave che il computer andrà a individuare nei testi (e che appariranno evidenziate in rosso), o ancora dal nome dell'autore o di un personaggio citato nei titoli e nei circa mille articoli (tra lunghi e brevi). L'accesso può limitarsi al testo o estendersi ai disegni e alle fo¬ tografie. Basta un click per avere su carta, tramite una stampante, tutto ciò che si desidera. Il fascicolo che accompagna il Cd-Rom contiene un bilancio dei principali risultati scientifici del 1995 e un intervento di Roberto Antonetto, fondatore e direttore del Tg «Leonardo», una creatura della Rai nata nel 1992 e tuttora unica nel panorama europeo dell'informazione televisiva. La galleria dei filmati è molto varia: Silvia RosaBrusin accompagna lo spettatore sulla stazione spaziale Mir e alla base di Baikonour, documenta l'attracco dello Shuttle alla stazione russa e il tuffo della sonda della navicella «Galileo»; Roberto Antonetto ci presenta l'avveniristica tecnologia espositiva del Conservatoir di Parigi e il sistema di colossali dighe informatizzate che proteggono l'Olanda; Milena Boccadoro anticipa il futuro con una nuova generazione di videodischi ad alta densità di informazione e con un curioso servizio sul centro geografico dell'Unione Europea (che si trova a 230 chilometri di profondità sotto una cittadina del Belgio); Girolamo Mangano segue le variazioni climatiche in Antartide e i progressi dell'ingegneria genetica; Daniele Cerra- to ci aggiorna sul virus Eboia e sulla storia dei raggi X. Con questo, i volumi che di sei mesi in sei mesi raccolgono «Tuttoscienze» non vanno in pensione. C'è un modo di leggere, di consultare e di studiare che passa inevitabilmente attraverso la carta stampata. Ma certo il nostro Cd-Rom fa capire che ormai anche lo schermo del computer è uno strumento indispensabile per chi non vuole rinunciare alle grandi possibilità didattiche aperte dai mezzi multimediali. Le famiglie italiane che hanno in casa un personal con le caratteristiche adatte a utilizzare il Cd-Rom «Tuttoscienze '95 e Leonardo» sono varie centinaia di migliaia: è un pubblico del quale bisogna tenere conto. Siamo sicuri che a questa festa di nozze tra giornale e televisione parteciperanno in tanti. Piero Bianucci L'età del vino più vecchio: settemila anni IL paleochimico americano Patrick E. McGovern ha forse scoperto il vino più antico del mondo, vecchio di settemila anni. Il reperto, attaccato al fondo di una giara, ci testimonia che sin da quei lontani tempi l'Homo sapiens sapiens era tanto evoluto da utilizzare il sofisticato processo biochimico della fermentazione. L'uva però era già coltivata alcuni millenni prima nelle dolci colline dell'Iran occidentale e ce lo testimoniano i semi dei suoi acini trovati da quelle parti nonché sulle estreme pendici meridionali del Caucaso, vicino al Mar Caspio. Comunque furono solo i Sumeri della allora Mesopotamia a conoscere e a praticare per ancora alcuni millenni l'arte di produrre il vino nonché quella di conservarlo. Alla lunga durata del loro buon vino concorrevano provetti ceramisti, capaci di foggiare le giare più adatte; dal lungo, esile collo e dall'artistico tappo a chiusura ermetica. Sul fondo di una di queste giare ridotte in frantumi fu peraltro scoperta una grossa, densa macchia di color rosso che, resistendo ai millenni, ha potuto svelare agli esperti paleochimici la propria composizione a base di acido tartarico. Poiché dovettero passare ancora alcuni millenni prima che l'uomo riuscisse a produrre questo acido, i resti scoperti non potevano essere che di vino, dato che l'unica e ricca fonte naturale di acido tartarico è l'uva. Lo stesso McGovern ne ha trovato conferma scoprendo, mischiate all'acido, tracce della resina secreta dalla Pistacia Atlantica; resina che per alcuni millenni veniva aggiunta al vino per evitare che con il tempo diventasse aceto. A scoprire la giara con gli allora ignoti residui era stata una paleobiologa americana, Mary M. Voigt, durante una campagna archeologica condotta nei pressi del villaggio di Hajiì Firuz Tepe nell'Iran Occidentale in un angolo, destinato a dispensa, di un edificio certamente costruito dai primi agricoltori stabilitisi nella zona. La scoperta è stata possibile grazie al progresso delle analisi chimiche, e in particolare alla utilizzazione della cromatografia e della spettrofotometria a raggi infrarossi. Circa il vino «fossile» esistono anche plurimillenarie documentazioni scritte; le prime, risalenti a cinquemila anni fa, sono rappresentate dai geroglifici delle etichette figuranti nella giara trovata a Tebe, nel palazzo del faraone Amenhotep III, dalla archeologa Virginia A. Bàdier dell'Università di Toronto. I reperti vinicoli egizi sono risultati della stessa composizione di quelli scoperti nell'Iran Occidentale a Godin Tepe, ritenuto dagli archeologi un avamposto commerciale fortificato, costruito dai Sumeri lungo la Via della seta. Un cenno alla birra: il suo consumo, secondo le ricerche dell'antropologo Solomon H. Katz dell'Università della Pennsylvania, iniziò circa diecimila anni fa con l'avvento dell'agricoltura. L'orzo fu infatti il primo cereale coltivato, e la birra, ottenuta con la sua fermentazione, si diffuse quasi subito, anche grazie alla disponibilità di orzo per tutto l'anno, a differenza dell'uva, disponibile solo in una breve stagione. Mario Furasi

Luoghi citati: Antartide, Belgio, Chicago, Iran, Mesopotamia, Olanda, Parigi, Pennsylvania