E FORSYTH RIDA' IL TRONO AGLI ZAR di Piero Soria
E FORSYTH RIDA' IL TRONO AGLI ZAR E FORSYTH RIDA' IL TRONO AGLI ZAR Wk. I verso pascoli più ricchi, impauriti dai cataclismi naturali (cadute di muri, fine di guerre fredde, pace tra i blocchi) che avevano finito per stravolgere l'habitat. Sopravvivere non è stato facile per quei due altezzosi re della foresta che conoscevano solo una realtà fatta di contrapposizioni, di agenti doppi, di ambigue verità e di ragion di Stato. Ed i loro ruggiti hanno perso via via di forza e di convinzione, costretti com'erano, ad adattarsi - in tarda età - ad un inedito modo di affrontare il mondo. ICONA WJBk "y ELLA vecchia savana della spy Frederick l^wBL story sono rimasti soltanto due Forsyth leoni: John Le Carré e Frederick Mondadori IP^k Forsyth. Gli altri, chi più chi me- pp. 448 ^tpfev no - a cominciare da Ken Follett - L 32.000 Wk. I se ne sono andati, emigrando Fortunatamente per Le Carré, alla fine, l'ex impero sovietico ha partorito mafia e ceceni. Mentre per Forsyth il ritorno agli antichi schemi, e alla nuova gloria, è stato diverso: alla Russia è arrivato infatti solo dopo aver trovato un nuovo diabolico nemico internazionale: Saddam. E, essendo la sua forza gli scenari universali, ha rioccupato in fretta la posizione di fine analista - oltreché di asciutto romanziere che occupava precedentemente. In questi sgoccioli d'estate, il ritorno sulla scena del dittatore di Baghdad con le sue furie anti curde - unitamente al via libero concesso dalla Svizzera alla ricerca dei conti segreti depositati nelle sue banche dagli ebrei negli Anni 30 - hanno dunque ridato improvviso vigore alle esatte intuizioni raccontate in Dossier Odessa e ne II pugno di Dio, dimostrando la sua estrema sensi- «lAcona» immagina un demagogo nazista nella Russia del 1999 bilità per gli anfratti della storia. E' quindi con profondo senso di aspettativa che si attendeva la sua Icona, anticipata come una futuribile visione sul ciò che sarebbe successo nella Mosca del dopo Eltsin, esercizio che evidentemente la malattia del presidente ha reso di pressante attualità. Ed ecco quello che il fiuto di. Forsyth ci rivela: i prossimi tre anni vedranno il progressivo ed ineluttabile disfacimento della Ma il suo aberrante Manifesto Nero cade nelle mani degli inglesi società russa. Corruzione, inflazione, miseria e delinquenza saranno i gorghi in cui affonderanno inesorabilmente i successori e le fazioni che si batteranno per il potere. E, al popolo esausto, non rimarrà che credere alle promesse demagogiche di un demiurgo di destra che annuncerà un nuovo eden in cui gli stranieri sarano cacciati, l'ordine ristabilito e la Grande Madre restituita ai dovuti fulgori. Ma sarà proprio quest'antico ed inossidabile SCENARI Nostradcuims & Dostoevskij NEL settimo mese dell'anno 1999...». Forsyth deve avere letto Nostradamus prima di concepire questa Icona apocalittica. Che è, per molti aspetti, una narrazione realistica di quanto sta accadendo in questa Russia da corte dei miracoli, in cui gli splendori luccicanti di ricchezze spropositate illuminano sinistramente un Paese che si sta disfacendo nel rancore. Il Libretto Nero di Komarov potrebbe essere la riedizione del Mein Kampf, e la Russia satanica della rivincita potrebbe essere la trasposizione della Germania delusa post-weimariana. Perché no? Le premesse ci sono tutte, anche se l'autore ha letto troppi giornali e ha modellato il suo dittatore su una seconda edizione, migliorata, di Zhirinovskij. Il quale non è mai stato un pericolo reale. Ma dalle tenebre della Russia ferita, immensa, ricca, incolonizzabile, potrebbe emergere un (altro) mostro. Scenario Nostradamus-Forsyth. Oppure - scenario Dostoevskij - non succederà proprio niente. La Russia andrà semplicemente in pezzi e «tutto si scioglierà in fango». Giulietto Chiesa gioco del patriottismo e dell'orgoglio nazionale a portare sull'orlo dell'abisso la Russia del 1999. Per fortuna l'Occidente smaschererà in tempo la vera ideologia che sta dietro al disegno - un folle progetto nazista condensato in un Manifesto Nero che prevede la soppressione di tutte le libertà, la strage delle etnie minoritarie e la dittatura dell'uomo forte Komarov - e riuscirà con l'aiuto della Chiesa Ortodossa e dei banchieri ebrei de¬ stinati allo sterminio a ripristinare per l'Anno Duemila la nuova icona di pace: uno zar con quarti di sangue Romanoff. Questo lo scenario politico che potrà anche lasciar perplessi, ma che - trattandosi di Forsyth contiene di sicuro i germi della possibilità. D'altra parte io stesso autore ricorda che nell'Europa del dopoguerra alcune monarchie sono state abolite (la greca), ma altre sono ritornate (la spagnola), ed entrambe senza spargimento di sangue. Sul piano del racconto invece si ritrova l'antica, inossidabile, mano. Le spie ritornano ad essere spie e i doppi giochi, le astuzie, gli inganni e le disinformazioni un'arte sopraffina ed immortale. Da una parte, un eroe: Jason Monk, Cia. E un controller, sir Nigel Irvine, servizi inglesi. Dall'altra, il novello Hitler-Komarov e la sua spietata longa manus Anatoli Grishin, ex colonnello del Kgb. In mezzo, quindici anni di agenti infiltrati, di traditori nei gangli vitali dell'intelligence americana, di fonti misteriose e libertarie sul versante opposto. Sapientemente mescolati a personaggi veri, da Eltsin a Zhirinovskij, da Ziuganov ai potenti della Duma. Sullo sfondo, una Mosca straziante, ridotta alla fame, amata e compianta. Infine due note, la prima negativa: traduzione affrettata, a quattro mani, evidentemente per uscire in parallelo all'edizione inglese, qua e là ingenua, come nel caso dello spietato Dzerzinsky, definito Iron Alexis, che sarebbe come chiamare Red Square la Piazza Rossa. La seconda, molto divertente: un prodigioso tuffo nel vuoto tra magnanimi lombi dell'araldica reale per dimostrare che l'unico vero ed autentico Romanoff esistente è inglese. Piero Soria
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