Frankenstein' E' vissuto in Germania

Era un alchimista, rubava i cadaveri per esperimenti Il personaggio della Shelley è storico: la scoperta di un professore romeno Frankenstein? E' vissuto in Germania Era un alchimista, rubava i cadaveri per esperimenti LONDRA TJANDO non andava per cimiteri a sgraffignare cadaveri, il dottor (e aspirante signore di) Frankenstein cercava la ricetta per produrre l'oro. La vita rigenerata dalla morte e il biondo metallo, rimuginava, sarebbero stati una ghiottoneria per gli aristocratici che trovavano chic farsi curare da lui. Il prototipo prometeico a cui si ispirò Mary Shelley era un alchimista e medico alla moda tedesco d'inizio Settecento a cui interessava arricchire. Per un motivo tutto sommato commovente: riscattare l'amato castello di Frankenstein dove era nato e nel quale aveva montato il suo sinistro laboratorio. In un libro che uscirà il 3 ottobre e anticipato dal Sunday Times, Radu Florescu, professore di storia dell'Europa Orientale al Boston College nel Massachusetts, sostiene di avere trovate il tormentato scienziato che servì da modello per il celebre romanzo dell'orrore. Vissuto dal 1673 al 1734, si chiamava Konrad Dippel ed era il figlio di un pastore luterano. All'epoca la fortezza feudale di Frankenstein, alle porte di Mannheim, era stata trasformata in un ospedale militare. Quando si iscrisse all'università per studiare teologia, medicina e alchimia, il ragazzo prese a farsi chiamare «Dippel Frankensteina», cioè di Frankenstein. Le sue fortune crebbero quando gli fu chiaro che la nobiltà ricercava i suoi servigi. Persino l'imperatrice Caterina I di Russia domandò di essere curata da lui. Ma Dippel finì nei guai quando si seppe che disseppelliva i morti: per questo motivo fu cacciato da Strasburgo. Proprio come il suo alter ego letterario Viktor, quei cadaveri gli servivano per i suoi esperimenti anatomici. I colleghi avevano già notato con un certo obbrobrio la sua abitudine di pasticciare con un gran numero di mammiferi dissezionati, allo scopo di, a sentir lui, «generare la vita nei morti». Il Frankenstein storico lavorava di buona lena attorno al suo calderone, in cui buttava a bollire ossa in abbondanza, capelli e sangue essiccato, umano o animale. Non gli riuscì di dar vita a un mostro, ma si imbatté per caso nella formula dell'acido prussico, un po- tente veleno. Avrebbe potuto diventare ricco, se fosse riuscito a vendere quei segreti ai nobili. Invece non potè mettere insieme i soldi per comperare il sospirato castello, che fu rilevato dalla moglie di un soldato tedesco per alloggiarvi la sua legione di amanti. Dippel era noto agli storici della medicina, ma non era stato collegato al Frankenstein fittizio. Il professor Florescu dice di essersi imbattuto nel personaggio quando stava documentandosi sul mito di Dracula. Mary Shelley avrebbe avuto la grande idea della sua vita dura- 9 la fuga con il poeta Percy Byssho nel 1814. «Le note al suo successivo libro di viaggi indicano che aveva visitato il Castello di Frankenstein - dice Florescu -, I visitatori udivano dai locali i racconti dell'antica famiglia e dell'alchimista Dippel. Sono convinto che Mary abbia sintetizzato questi spunti in Frankenstein. Può darsi che la storia si sia formata davvero nei 1816, come lei ha sempre detto, come il risultato di un incubo avuto quando lei, Percy e Lord Byron si raccontarono storie di fantasmi a Ginevra. A quell'epoca tutti gli elementi della storia erano già a posto, ma lei lo omise per rendere la storia più romantica». Insomma, come il fulmine che fa scoccare la vita nell'abominevole creatura, gli orrori gotici evocati quella sera generarono la storia di Mary Shelley. Alcuni accademici, specialmente studiose femministe, non accettano l'idea che questo capolavoro dell'immaginazione delle donne abbia semplicemente rimpastato la storia di un alchimista tedesco. «Mary non aveva bisogno di un modello per Prometeo - dice Heidi Kramm, dell'università di Staml'ord -. Vedeva mostri tutt'attorno a lei e temeva che le nuove scienze non diventassero più controllabili. Può darsi che il suo viaggio in Renania le abbia fornito uno sfondo, ma era veramente creativa». Marilyn Butler, direttore dell'Exeter College a Oxford, è meno categorica: «Mary includeva temi raccolti in giro, compresi i dibattiti scientifici di Londra. Che un alchimista possa essere stato il dottor Frankenstein originale suona plausibile». Maria Chiara Bonazzi Mary Shelley