FIRPO tifilo della politica

Il discorso di Bobbio alla Fondazione intitolata al grande studioso: una lezione di «ostinato rigore» Il discorso di Bobbio alla Fondazione intitolata al grande studioso: una lezione di «ostinato rigore» FIRPO tifilo della politica » IUIGI Firpo dedicò una buona parte dei suoi studi al pensiero utopiIJ co: Moro e Campanella, j=J sopra tutti, e altri minori. Ma quando, non indifferente di fronte ai problemi del proprio tempo, scendeva nel mondo delle passioni e degli interessi, era un realista convinto. Non ignorava che Machiavelli non teneva in nessun conto coloro che «si sono immaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti né conosciuti». Una contraddizione? La città ideale di Moro nasceva da una critica spietata dei costumi e delle istituzioni dell'Inghilterra del tempo; quella di Campanella, da una dolorosa esperienza personale delle miserabili condizioni politiche e religiose della sua Calabria. Del principe degli utopisti, Tommaso Moro, Firpo parla come di «un uomo così dotato di realistico acume da percepire l'immaturità del proprio tempo» e ne trae la conclusione: «Solo da questo realismo senza illusioni nasce paradossalmente l'utopia». Realismo estremo e idealismo estremo si richiamano l'uno con l'altro. Tanto più profondo il male, tanto più in alto il rimedio. Ha scritto uno dei massimi conoscitori e interpreti della storia dell'utopia: «L'alterità sociale immaginata rinvia, almeno implicitamente, a realtà storiche, non foss'altro che attraverso il loro rifiuto e il loro risanamento». Firpo fu attratto verso il pensiero utopico, presumo, anche dalla ammirazione che egli ebbe durante tutta la vita, nelle sue letture e nei suoi studi, per l'uomo d'eccezione (primo fra questi, non a caso, il frate calabrese), perii ribelle, l'eretico, l'apostata, il banditore audace di nuove dottrine e di nuove fedi, il martire della libertà di pensiero, l'eroe che sfida il suo tempo, anche soltanto per spirito d'avventura, per amore del rischio, senz'altra ricompensa che non sia o la soddisfazione per il dovere compiuto o la gloria immortale. Di Giordano Bruno indagò le vicende del processo del Sant'Uffizio, attraverso documenti sino allora inesplorati. Del fiorentino Francesco Pucci scoperse la sino allora sconosciuta crudele morte sul rogo in Campo dei Fiori. Di Campanella ripercorse tutta la vita dalla prodigiosa infanzia alla morte, infine pacificato con la terra e col cielo, attraverso le opere e le vicende terribili, dalle quali solo un uomo eccezionale per energia vitale e vigore intellettuale avrebbe potuto sopravvivere. Impossibile dire tutto quello che gli studi del pensiero politico debbono a Luigi Firpo. Per ricordare solo i contributi essenziali: la prima grande collana di classici politici annotati; la prima grande storia delle idee politiche in più volumi, cui hanno collaborato i più insigni cultori italiani, e non solo italiani, della disciplina; la fondazione della prima rivista, «Il pensiero politico», di cui egli stesso tracciò le linee direttive. La passione dello studioso diede continuo alimento sin dai primi anni alla passione del bibliofilo. Raccontava egli stesso di aver cominciato il lungo viaggio attraverso l'opera di Campanella, avendone acquistato su una bancarella, ancora studente, una vecchia edizione «infame ma benedetta» delle poesie. Dalle bancarelle ai grandi antiquari di tutto il mondo. Un giorno volò a Parigi avendo fiutato nell'indicazione incompleta e imprecisa di un catalogo, da finissimo intenditore quale egli era, un raro codice di manoscritti canipanelliani. Durante le lunghe spesso noiose sedute cui era obbligato a partecipare, lo ve¬ devamo intento a sfogliare un bel mazzetto di cataloghi di librerie antiquarie con la rapidità dell'esperto, indifferente alle parole che volteggiavano attorno a lui (ma non è detto che non le ascoltasse). Pezzo dopo pezzo, in mezzo secolo di perseveranti e fortunate ricerche di libri rari, e di preordinati, non casuali, acquisti dei libri utili ai suoi studi e delle opere di consultazione necessarie a uno studioso (immagino che i libri a lui giunti non richiesti fossero conside¬ rati soltanto un ingombro), è nata una delle più imponenti biblioteche private italiane, tanto più preziosa quanto più omogenea, unitaria, tendente alla maggior completezza possibile, in un ambito disciplinare, quello del pensiero politico italiano ed europeo (opere dotte, scritture d'occasione, libelli, discorsi), e quanto più ricca di opere rare. Fra esse, niente meno - mi sia consentito citarne, per affinità elettiva, una sola - la prima edizione del Leviatano di Hobbes (1651 ). (...) Due erano, se ben ricordo, i motti preferiti di Firpo: uno popolaresco (ulteriore prova della sua versatilità): «Chi l'a pi fil farà pi 'd tèila» (chi avrà più filo farà più tela) che compare sul suo ex-libris raffigurante un rozzo telaio; l'altro, colto, il leonardesco: «Hostinato rigore». La Fondazione - mi pare di poterlo dire senza vanteria - ha cercato d'ispirare la propria attività all'uno e all'altro. Per ora è soltanto una constatazione. Ma è anche un impegno per il futuro. Le siamo grati, caro Presidente, di averci onorato della sua presenza. Ci lusinghiamo di credere che, tra le molte e gravi cure della sua alta carica, ella, sostando in questa sala, abbia voluto testimoniare il suo apprezzamento per l'opera che abbiamo sinora compiuta e incoraggiarci a raccogliere altro copioso l'ilo per il lavoro che ci ripromettiamo di compiere nel prossimo futuro, senza mai venir meno, ben inteso, all'imperativo del rigore, per quanto ci sarà possibile, ostinato. Norberto Bobbio «Attratto dagli utopisti ma in lui l'idealismo estremo si sposava con il lucido realismo» Luigi Firpo fra i suoi libri. Lo studioso, morto nel 1989, aveva messo insieme una delle più imponenti biblioteche private d'Italia. A lato il frontespizio di uno dei suoi pezzi più pregiati: la prima edizione del «Leviatano» di Thomas Hobbes «Ammirò sempre l'eroe che sfida il suo tempo, il ribelle, il martire della libertà di pensiero» Sopra l'incontro fra Norberto Bobbio e il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. A lato Giordano Bruno e a destra Tommaso Campanella

Luoghi citati: Calabria, Inghilterra, Italia, Parigi