« Ho fatto amare la storia agli italiani» di Alain Elkann

« NICOLA CARACCIOLO Da 20 anni si occupa di programmi culturali: mi considero uno storico delle immagini « Ho fatto amare la storia agli italiani» «Usare la tv: ecco il segreto» ICOLA Caracciolo è alla vigilia di un nuovo debutto tv. Mercoledì sera, alle 22,55, va in onda su Raitre il documentario «La grande guerra». Di che cosa si tratta? «L'idea è questa "La grande guerra" ma non tanto il come si è entrati in guerra o lo svolgimento stesso della guerra ma è come un viaggio attraverso i vecchi filmati d'epoca in parte inediti per vedere cosa ci rimane di immagini di quella guerra. Ho cercato attraverso le immagini di questa trasmissione "La grande guerra" di fare come un viaggio nel passato e di vedere cosa ci rimane di che cosa è stata la guerra». Lei che giudizio se n'è fatto? «Tenibile. Se per esempio uno si rilegge il libro di Gilbert sulla guerra, lui calcola in più di trenta milioni il numero dei morti quasi tutti europei. E' un'esperienza che ha marcato terribilmente una generazione». Cosa la spinge, Caracciolo, a interessarsi con tanta passione ai primi cinquant'anni del 900? «Il desiderio che non si perda la memoria storica. Questo è tanto più vero lavorando in televisione. Una televisione che tende ad appiattire la realtà sull'immediato presente e a far perdere alla gente il senso delle proprie radici. Ho la convinzione che per fare storia moderna i filmati e i mezzi audiovisivi siano una delle fonti più importanti e che differenziano la storiografia moderna da quella dei secoli più antichi. La storia di Mussolini, per esempio, non si può più capire senza tener conto dei filmati e del Luce. Allo stesso modo non si può capire cos'è stata la vita in trincea senza vedere i film che ci mostrano in concreto cos'erano gli attacchi, le pause tra una battaglia e l'altra, gli ospedali, i bombardamenti. Noi abbiamo nel programma che sta per andare in onda insistito sul quotidiano, sulla vita dei fanti e non dei grandi personaggi». Lei si definirebbe uno storico delle immagini? «Si, tutto sommato dopo vent'anni sì». E come lavora? «Io cerco di lavorare innanzitutto sulle immagini. Per esempio in questo caso ho scelto l'aspetto della guerra tra Italia e Austria perché non si può fare tutto altrimenti diventa confuso e ci sarebbe troppo materiale. Ho indirizzato le ricerche all'Istituto Luce, a Vienna e a Belgrado. Poi ho steso il materiale ho fatto il montaggio e scritto il testo. Mi sono servito soprattutto di libri di testimonianze d'epoca. C'è una bella memorialistica italiana sulla prima guerra mondiale: penso a Soffici, Lussu, Comisso, Stuparich. Così imbastisco il racconto dando la prevalenza alle immagini». Quanti programmi riesce a realizzare in un anno? «Una media di due ma la Rai è lenta a decidere e si passa molto tempo ad aspettare che venga dato il via al programma». Gli italiani amano poco la storia? «In televisione l'amano abbastanza. Gli indici d'ascolto di questo genere di programmi sono stati sempre buoni». La scuola deve insegnare di più la storia italiana? «Ceito. Anche quella recente. E in modo convincente. Ripeto: esiste una storia italiana, anche se non ò tutta gloriosa o edificante, che vale la pena conoscere». Quali programmi in mente? «C'è un tema che considero importante quanto quello della guerra e poco trattato in tv: i rapporti tra società italiana e Chiesa in quella specie di epoca di grandi violenze che va dal 1915 al 1945». E un nuovo programma su Mussolini? «Ci sarebbe ancora da fare, ma ne ho già fatti tanti». E' contento dell'accordo tra la Rai e l'Istituto Luce? «Sì, molto. In fondo sono le mie due case e questo mi dà l'occasione di collaborare con una persona che apprezzo molto: Angelo Guglielmi». Alain Elkann «L'audience dei documentari sui grandi eventi del secolo dimostra che c'è interesse per certi programmi e potrebbe servire da esempio alla scuola» Nicola Caracciolo torna in tv mercoledì sera con un documentario «La grande guerra»

Persone citate: Angelo Guglielmi, Caracciolo, Comisso, Lussu, Mussolini, Nicola Caracciolo, Soffici, Stuparich

Luoghi citati: Austria, Belgrado, Italia, Vienna