OSSERVATORIO Un risultato che piace all'Europa

I veleni di Pimitra F >SSEI =1 Un risultato che piace all'Europa EUROPA e anche l'America facevano il tifo per Costas Simitis, per la sua scommessa d'indire elezioni anticipate e di liberare stabilmente la Grecia dal clima nazional-populista in cui l'aveva immersa, pur tra alti e bassi, il «patriarca» del socialismo ellenico, Andreas Papandreu. E Simitis ce l'ha fatta, sia pure di misura, sia pure correndo rischi che non aveva previsto. Ora la Grecia può guardare con maggiore fiducia alle scadenze dell'Unione europea, e l'Europa e anche l'America possono considerare con minore apprensione le tensioni nel fianco Sud della Nato, che è come dire, essenzialmente, tra greci e turchi. Simitis, un giurista sessantenne, è un personaggio in un certo senso poco «greco», cioè poco «mediterraneo», nel significato magari opinabile che si attribuisce a questi aggettivi. Socialista come Papandreu, gli era però succeduto a gennaio nel segno di un rinnovamento politico e psicologico, nel segno di una maggiore modernità, opponendo a un'atmosfera anche torbida di «liderismo» e d'intreccio tra affari pubblici e privati una visione pulita e pragmatica del governo, guardando più che alle tradizioni elleniche, recenti e meno recenti, aLla pratica politica delle maggiori socialdemocrazie europee. Non gli è stato facile contrastare le promesse demagogiche e i «tic» nazionalisti del suo rivale, il nuovo capo dei conservatori Miltiadis Evert, e ha dovuto reggere alla concorrenza a sinistra, oltre che dei comunisti, dei dissidenti socialisti. Alla fine, la maggioranza degli elettori gli ha dato fiducia, e questo depone anche a loro favore, cioè a favore di una maturità crescente del popolo greco. Anche in questo modo, va avanti l'Europa, il «modello» europeo. Una Grecia moderna e pragmatica ha oggi due ordini di problemi. Il primo riguarda l'economia. I cui dati sono lontani da quelli richiesti da Maastricht (ancor più di quelli italiani: ma la Grecia non è una potenza commerciale, non fa parte del G-7...). Tuttavia Simitis punta per il 1997 a portare al 4,2 per cento il rapporto deficit-Pil, mediante tagli severi della spesa pubblica, e a ridurre di molto I l'inflazione (dall'attuale 8 per I cento). La Grecia non ce la farà per la moneta europea noi 1999, ma conta di entrarci poco dopo, e intanto Simitis non fa drammi, o melodrammi. Il secondo ordine di problemi riguarda la politica estera. Il che vuol dire, fondamentalmente, i rapporti con la Turchia. Quindi la questione dell'Egeo (limiti delle acque territoriali, la «piattaforma» petrolifera) e lo storico, ancestrale, problema di Cipro. Rapporti con la Turchia resi più ardui dalla svolta «islamica» di Ankara, per cui, a maggior ragione, c'è necessità di una politica di moderazione ad Atene, che Simitis può svolgere (per pressato che sia in senso nazionalistico, in Parlamento e nel Paese). Una simile politica può e anzi deve offrire una «sponda» ai moderati filo-occidentali, che esistono anche in Turchia, mentre uno scontro di nazionalismi sarebbe ad altissimo rischio per tutto il Mediterraneo. Ma la politica estera greca vuol dire anche Balcani, ex Jugoslavia, e così via. Nel recente passato ci sono state molte ambiguità filoserbe (non le sole, in verità, ma più che altrove) e una sconcertante «querelle» con la Repubblica di Macedonia, uscita anch'essa dal magma esplosivo, anzi esploso, della vecchia Federazione di Belgrado. Ora si tratta, si spera, di uscire tutti insieme, per gradi, da quel tragico magma, e il ruolo della Grecia è di grande importanza. Insomma, in un'area cruciale del dopo-Guerra fredda, in un crocevia tra l'Europa, l'Asia e il Medio Oriente, mentre la principale potenza regionale, cioè la Turchia, vive un momento delicatissimo, il Paese rivale, cioè la Grecia, ha scelto la strada della moderazione e dell'equilibrio. Non senza, certo, difficoltà e problemi. Ma la strada è quella giusta Aido Rizzo :zo |

Persone citate: Aido, Andreas Papandreu, Costas Simitis, Evert, Papandreu, Simitis