I veleni di Dimitra di M. M.
Il nuovo governo dovrà fare i conti con l'inflazione che allontana la meta di Maastricht LE DUE FAMIGLIE PEL PATRIARCA I veleni di Pimitra Papandreu, guerra di testamenti ATENE NOSTRO SERVIZIO Sul futuro non si può giurare, ma una giornata come questa, il cui andamento ha man mano placato le trepidazioni serpeggianti nel Pasok per la prima volta impegnato ad affrontare l'elettorato senza la copertura carismatica del suo fondatore, non poteva che sfumare in un clima dì rappacificazione. Ha cominciato la vedova stessa di Papandreu, pressata da vicino dai microfoni delle televisioni locali mentre in un seggio di Eleusi, nei pressi di Atene, assolveva al suo compito di cittadina. A chi le ha chiesto di commentare le polemiche dei giorni scorsi Dimitra Liani, inappuntabile nell'abito nero contrastante con la ricca capigliatura bionda, ha risposto pacatamente: «Quello che avevo da dire l'ho già detto. D'ora in poi non ho che una raccomandazione per tutti: siate maturi e non dimenticate». Un invito a smorzare la controversia recentemente scoppiata con la famiglia del defunto marito oppure un sibillino monito di prudenza a chi, nel partito come fra i parenti, potrebbe venir compromesso da annotazioni private del vecchio patriarca in suo possesso? Come quel testamento, stilato nel lontano 1990, ed inopportunamente esibito appena dieci giorni fa in piena campagna elettorale. In quello scritto autografo Papandreu, in calce alle disposizioni con cui legava alla moglie «unica gioia della sua vita» tutti i suoi averi, invitava perentoriamente i tre figli maschi (Giorgio, Nicola e Andrea junior) a dissociarsi pubblicamente da quella «vergogna della famiglia» che sarebbe stato il genero Teodoro Katsanevas, marito dell'unica figlia Sofia. «Dissapori da tempo appianati» sostenne la coppia, tanto più che un testamento di tre anni posteriore, depositato in tribunale dal legale di fiducia del leader socialista, era esente da tali anatemi. A che prò la diffusione di un documento superato, se non come vendetta personale e come turbativa della campagna di Katsanevas candidato ad Atene? Una polemica ancor più virulenta è scoppiata, attizzando ulteriormente l'incendio appena sopito, tre soli giorni prima dell'apertura delle urne. Protagonista di quest'ultima fiammata Nicola, il trentanovenne terzogenito di Papandreu, sbottato contro la vedova nel corso di un'intervista concessa al settimanale inglese «The European» in occasione del lancio del suo libro in cui racconta i rapporti col padre. Dimitra vi è definita «una rapace, una donna assetata di potere, pronta a tutto pur di ottenerlo e la cui influenza nefasta ha provocato la rovina della carriera politica di papà e il suo rapido declino fisico». Paiole durissime che sono piombate con fragore sulla vigilia elettorale. Furibonda la reazione di Dimitra Liani: «Andreas Papandreu è stato grande ed ha parlato col suo testamento. I trafficanti del suo nome non dovrebbero dimenticare che non sarà mai possibile ridurlo alle dimensioni di gente piccola ed insignificante come coloro che osano, senza gratitudine, imbrattarne la memoria». [m. m.]
Persone citate: Andreas Papandreu, Dimitra Liani, Papandreu
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