Sconfìtti nel voto i conservatori di Evert che annuncia le dimissioni La Grecia resta socialista

Sconfìtti nel voto i conservatori di Evert che annuncia le dimissioni Sconfìtti nel voto i conservatori di Evert che annuncia le dimissioni La Grecia resta socialista Simitis: porterò il Paese nel XXI secolo ATENE NOSTRO SERVIZIO Alle prime proiezioni è passata la grande paura degli orfani di Papandreu. Il Pasok del socialismo alla greca, marcato dagli spunti imprevedibili del suo fondatore, diventava finalmente maggiorenne. Riusciva a mantenere le distanze dai suoi avversari di sempre, la destra di «Nuova democrazia», con la quale si era alternato al potere nei ventidue anni trascorsi dal ripristino del regime parlamentare in Grecia. E tutto in un momento particolarmente critico per il Paese. Un momento in cui i sacrifici imposti da parecchi anni di rigore finanziario in nome della favoleggiata convergenza ai parametri economici della futura Europa avevano creato larghe fasce di malcontento in quella parte della popolazione che vive di pensione o di salario. I risultati non ancora definitivi dicevano ieri sera che i socialisti, guidati dal loro nuovo leader Costas Simitis, avevano subito una flessione sulla sinistra, più o meno di quattro punti percentuali a confronto dei risultati raccolti tre anni fa. Erano i voti dei transfughi, forse nostalgici del populismo di un tempo, travasati, quasi per intero nel nuovo partito Dikki (Movimento democratico sociale). Che Dimitri Tsovolas, ex ministro delle Finanze di Papandreu, aveva fondato l'anno scorso in nome di una protesta fondamentalista allo sforzo di riduzione dei deficit statali. Ma il 42% circa spuntato, superando dei tre punti necessari lo schieramento neodemocratico, gli assicurerebbe, grazie alla legge maggioritaria varata sei anni fa proprio dagli avversari, una maggioranza assai confortevole nel parlamento di domani. Stavolta il Pasok ha dimostrato di saper convincere un elettorato particolarmente scollato dalla classe politica, nonostante gli allegri anni di allegra amministrazione che avevano dissanguato le casse e dissolto l'efficienza statale. II merito va forse attribuito, stranamente, proprio all'assenza di promesse populiste nel programma. Il nuovo leader, carente del carisma che aureolava il suo predecessore, lo scomparso Andreas Papandreu, ma fornito invece di principi e problematiche studiate a lungo nei seminari della socialdemocrazia di stampo europeo, Costas Simidis è riuscito a passare il suo messaggio pragmatico nella coscienza dei greci. «Questa vittoria non è del Pasok e neppure mia» ha detto ieri sera il premier dopo la conferma del risultato elettorale. «Questa vittoria appartiene a tutti i greci, a tutti quei cittadini che credono nella pace e nella collaborazione internazionale e che attraverso uno sviluppo attentamente programmato sperano in un domani migliore». Simidis ha voluto sottolineare anche la maturità raggiunta dall'elettorato greco che, stavolta, non si è lasciato coinvolgere dalla campagna avversaria fondata «su attacchi personali». Forse questo è l'appunto più interessante circa la graduale trasfor- mazione di una coscienza popolare ormai renitente ai discorsi passionali ed alle promesse senza riscontro dei passati confronti elettorali. Nel campo avverso intanto precipitavano gli eventi. Seguendo l'esempio del suo predecessore Mitsotakis, alle prime avvisaglie della sconfitta si è dimesso dalla presidenza del partito Miltiadis Evert. Forse ultimo epigono della politica di piazza alla vecchia maniera, la sua tattica aveva puntato alla diffamazione del rivale socialista. Per settimane gli spot televisivi di «Nuova democrazia» accusavano Simidis non solo di disfattismo nazionale, ricordando l'appeasement coi turchi, raggiunto nel gennaio scorso a costo del ritiro delle unità della marina greca dai dintorni dell'isolotto Imia, ma ne contestavano anche la politica economica, attaccando il suo neo-liberismo. In effetti l'elettorato greco, alle prese con una svolta storica che lo porterà fino alla soglia del 21° secolo, pare aver compreso che stavolta non si trattava di scegliere fra due programmi diversi, dato che le costrizioni forgiate dagli accordi di Maastricht riducevano il risanamento economico in una strada a senso unico. Ha quindi premiato chi, a suo parere, poteva fargli imboccare tale strada nel modo più credibile. Quello di domani sarà un parlamento ancor più marcato verso il centrosinistra. Il Kke dei comunisti ortodossi è riuscito di nuovo a mantenere la sua quota elettorale, attorno al 5,5%, mentre per la prima volta hanno superato la barriera del 3% anche i «comunisti rosa» della «Coalizione della sinistra» nonché i nuovi social-radicali di Tsovolas. Minas Minassian F Qui accanto, Il leader del Pasok Costas Simitis vincitore delle elezioni A sinistra, l'ultima moglie del leader socialista Papandreu Dimitra Liani Il nuovo governo dovrà fare i conti con l'inflazione che allontana la meta di Maastricht Il leader dell'opposizione il conservatore Miltiadis Evert ha annunciato le sue dimissioni

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