Un flop la marcia laica Solo in 5 mila a Place de la Republique di Enrico Benedetto

Un f lop la marcia laica Un f lop la marcia laica Solo in 5 mila a Place de la République PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Berretti frigi o a sonagli per difendere Marianne contro Clodoveo e beffarsi della kermesse papale a Reims, fìnte suore, vescovi e cardinali fasulli, con l'Internazionale (ma anche la Carmagnole, l'inno degli anarchici spagnoli nella guerra antifranchista, e l'irridente «Messa in latino» cantata da Georges Brassens) per colonna sonora. Non si può dire la contromanifestazione libertaria cui ben 67 gruppi - Gauche, Verdi, collettivi gay, associazionismo laico, sindacati, cattolici del dissenso... - lavoravano da settimane costituisca un degno contrappeso quantitativo alle celebrazioni per il battesimo del re merovingio: 5 mila persone, una frazione della folla raccolta ieri intorno al Pontefice. Ma il raduno ha cercato di farsi perdonare l'esigua presenza numerica moltiplicando slogan, striscioni irriverenti e una debordante allegria da carnevalata anticlericale. Non senza eccessi. «Abbiamo già Le Pen: Wojtyla è di troppo» scandivano alcuni, mentre l'altoparlante suggeriva «Espelliamolo via charter». Come gli immigranti clandestini. «Manno» interloquisce perfido il leader carismatico dei trotzkisti Alain Krivine: «Siamo favorevoli alla libera circolazione degli stranieri sul territorio nazionale». Ma giù le mani dalla Francia, Papa. Altri sporadici cortei hanno raccolto i più accesi avversari di una visita pontificia le cui spese ricadranno sui contribuenti di ogni credo e confessione. Con Alberi della Libertà, pubbliche letture giacobine o volterriane, e anche provocatorie richieste a Roma di «sbattezzare» chi - adulto - rinnega il sacramento ricevuto in fasce. Malgrado le critiche su un viaggio papale giudicato lesivo del regime di netta separazione fra il temporale e lo spirituale in cui la Francia si riconosce da 91 anni, i leader della Sinistra ps e pcf si sono guardati dal mettere piede nel multicolore caravanserraglio. Solo un parlamentare socialista fra i 5 mila. E, tranne la vedova di Mendès-France, nessun vip. Scendere ni piazza, equivaleva a patrocinare una certa rozzezza espressiva. Lasciamo ai manifestanti le grida, teniamoci il mugugno: si direbbe questa la prudente linea di Jospin fr compagni. Lo choc wojtyliano ha comunque messo a nudo le ambiguità di un laicismo non sempre indenne da velleità integraliste. Storica¬ mente, nacque quale contrappeso alle intrusioni romane. Bisognava rintuzzarle con un «no pasaran» senza appello. Ma era la III Repubblica. E oggi, nella V, complice una France pluriconfessionale e dall'avanzata connotazione post-cristiana il sistema bipolare - Stato e Chiesa l'un contro l'altro armati - mostra la corda. La laicità come antitesi (o controcanto) sembrerebbe dover cedere il passo a una posizione «neutrale», capace d'aperture nuove e non più timorosa di abbracci mortali con l'ex nemico. Non che Marianne debba mettersi il velo, o quantomeno coprire la mammella. Basterebbe non opporre alla papolatria il clericalismo rovesciato della papofobia. Enrico Benedetto Manifestanti contro il Papa alla sfilata «laica» di Parigi

Persone citate: Alain Krivine, Georges Brassens, Jospin, Le Pen, Manno, Verdi, Wojtyla

Luoghi citati: Clodoveo, Francia, Marianne, Parigi, Roma