Messaggi e musiche, aspettando l'«utente desiderato» Il telefono le sue voci di Guido Ceronetti

Messaggi e musiche, aspettando l'«utente desiderato» Messaggi e musiche, aspettando l'«utente desiderato» Il telefono, le sue voci COSTERÀ' pur caro, ma è senza prezzo la gioia, il conforto, la bellezza del comunicare. Una tastiera dolcissima accoglie le tue dita come le corde di un'arpa, formi un numero ed ecco, calde, deliziose, pronte a servirti, a porgerti aiuto, a cercarti persone delle quali aneli il contatto, le voci. Che cosa dicono, queste accarezzatrici nate di orecchio sensibile? La mia piccola esperienza (che è quella dei milioni per cui la lingua più evoluta ha coniato il superbo nome di Utenza) può sciorinare qui qualche pezzo del campionario: «Gli operatori sono momentaneamente occupati: vi preghiamo di attendere». «Siete in attesa di essere messi in comunicazione con l'interno desiderato». Certo, sono un essere umano, tuttora. Ho dei desideri. Confesso che il mio più grande desiderio è di essere messo in comunicazione con l'interno desiderato. Tuttavia la mia condizione è di «essere in attesa» (di «essere umano che attende qualcosa», naturalmente). Proseguiamo: «A causa dell'intenso traffico la vostra richiesta non può essere soddisfatta. Vi preghiamo...». «Gli uffici sono chiusi. Vi preghiamo...». «L'utente da Lei desiderato è momentaneamente indisponibile. La preghiamo di restare in linea». Il mio desiderio di utente è tale che mi è difficile «restare in linea» (espressione che credo corrisponda a «tenere i nervi ben saldi» come in un sommergibile che fatica a riemergere). Mi fa tuttavia piacere che l'indisponibilità del desiderato non sia che momentanea. Circa la durata del momento si discute da prima di Socrate: la faccenda resta irrisolta. A questo punto interviene, con gentilezza e forza, Vivaldi. E non lui soltanto! Beethoven, Verdi, Donizetti, Wagner, Schubert, Mozart, Malher, Bruckner, Chopin, Debussy, Ravel, Smetana, Respighi, Dallapiccola, Mascagni, Bixio, Albinoni, Rota, Buscaglione, Bach, tutti, tutto l'universo dei musici è invitato, da un potere invisibile, a inondare l'orecchio dell'essere-in-attesa di tutt'altro, in quanto in attesa dell'Utente Desiderato, e a massaggiarlo con una particola del proprio monumento sonoro, edificato apposta, molti anni prima di Meucci e della scheda magnetica, apposta e con quali tormenti, per fissare, per riprodurre mdefinitamente, per incollare sull'assenza e sul vuoto quella condizione stabile, raramente interrotta, talvolta più costosa di un Concerto non frammentario e non ripetuto, che è di essere senza fine pregati di attendere il Godot che non viene, il fendersi repentino - inatteso nonostante il protratto attendere - dell'indisponibilità illimitatamente momentanea dell'Utente Desiderato. Guido Ceronetti