Kohl insiste sulle sanzioni

Dublino, via alpatto di stabilità Kohl insiste sulle sanzioni Dublino, via alpatto di stabilità I RISCHI DELL'UEM ADUBLINO LLE prese con 18 milioni di disoccupati ed una congiuntura che solo la speranza fa vedere migliore, i ministri finanziari dell'Unione europea lanceranno oggi da Dublino un messaggio: la moneta unica partirà il primo gennaio del '99, i Paesi che non rispetteranno i criteri fissati a Maastricht ne resteranno fuori e quelli che invece vi aderiranno, dovranno mantenere sotto rigido controllo il proprio deficit di bilancio, se vorranno evitare multe. Per ottenere questo risultato è sceso in campo ieri il cancelliere tedesco Helmut Kohl, che in una lettera agli altri capi di governo ha sollecitato un accordo sul «patto di stabilità»: il sistema di controllo e di sanzioni destinato a garantire la forza della futura moneta unica (Euro). In un articolo pubblicato dalla Herald Tribune i ministri tedesco, Theo Waigel, e francese, Jean Arthuis, hanno voluto mostrare ferrea determinazione: «Siamo sempre più convinti che l'Unione monetaria sarà un grande successo. La ripresa della crescita in atto e gli sforzi senza precedenti dei nostri due governi per riequilibrare le finanze pubbliche permetteranno ai nostri due Paesi di rispettare i criteri di Maastricht ed entrare nell'Unione monetaria il primo gennaio 1999». Ma dietro tanta determinazione, e dietro l'unità di intenti che mostreranno le dichiarazioni ufficiali, si avvertono nervosismo, tensioni ed una sorda lotta per mantenere comunque aperti gli spazi di flessibilità del Trattato. I punti in discussione a Dublino sono tre: il patto di stabilità, lo statuto legale dell'Euro e lo Sme II, che è già stato concordato nelle sue linee generali a Verona. Il commissario europeo per la finanza, il francese Yves Thihault de Silguy, ha ricordato che «non ci può essere alcuna possibilità di allentare i criteri» per l'adesione all'Euro. E una volta partita l'Unione monetaria, i Paesi che vi aderiranno «non devono avere dubbi sul fatto che i deficit eccessivi verranno penalizzati». De Silguy pro¬ pone di fissare allo 0,2% del Pil la multa per chi sforerà di un punto il tetto di deficit stabilito dal Trattato (3% del Pil). Ogni punto in più aggiungerebbe uno 0,1 % alla multa, che non potrebbe tuttavia superare lo 0,5% del Pil. Il Paese che non rispetta il tetto avrebbe nove mesi di tempo per riportare il suo deficit entro i limiti consentiti, pena un deposito a interesse zero presso la Banca centrale europea. Se dopo due anni il deficit persistesse, il deposito si trasformerebbe in multa. De Silguy si è certo consultato con Bonn e Parigi, ma ai colleghi le sue proposte non le ha fatte nemmeno leggere. «Il tema non è stato dibattuto in Commissione - ha detto la commissaria Emma Bonmo -. Mi auguro che a Dublino non vengano prese decisioni senza che la Commissione le abbia esaminate». Solo un miracolo permetterà a Italia, Spagna, Portogallo, Svezia e Grecia di rimettere le finanze in ordine entro il 31 dicembre '97. Belgio e Finlandia avranno da sudare parecchio. Ma la pressione della Germania è tale che nessuno, ora, può mettere in discussione i criteri. La battaglia che Ciampi e Fazio affronteranno sarà dunque sull'ammontare delle multe, sui tempi per evitarle, e su come verranno decise. I Paesi a rischio dovranno poi respingere il tentativo di creare un «super Ecofin» composto dai soli aderenti all'Euro, come chiesto ancora ieri da Waigel e Arthuis. Ma c'è un'altra battaglia da combattere, quella del realismo. Oggi nemmeno la Germania rispetta il tetto di deficit e la Francia spera di farlo grazie a un artificio: l'anticipo alle casse dello Stato di 11 mila miliardi dai fondi pensione France Telecom. Fabio Squillante Ma Parigi inventa un trucco coi fondi di France Telecom Il ministro del Lavoro Tiziano Treu