Tangentopoli 2, fiume d'armi verso gli arabi

Pacini Battaglia e Guarguaglino volevano chiedere i buoni uffici di Previti per «ammorbidire» Angioni Pacini Battaglia e Guarguaglino volevano chiedere i buoni uffici di Previti per «ammorbidire» Angioni Tangentopoli 2, fiume d'armi verso gli arabi gp ,gForniture al Kuwait, traffici d'uranio con Libia e Iraq LA SPEZIA. La «pista delle armi» aperta dai magistrati di La Spezia minaccia di avere sviluppi clamorosi. Anche sul piano internazionale. Per ora mette in luce un intreccio miliardario nel sottobosco di faccendieri e imprenditori che ruotano intorno ai ministeri. Una trattativa per la vendita di armi al Kuwait, per la quale sarebbe stato chiesto al senatore Cesare Previti di «esercitare pressioni sul generale Angioni»; rapporti stretti per traffici internazionali di armi con un certo «Omar, un importante faccendiere che aspira al governo della Libia»; tentativi di contattare esponenti politici per ottenere favori di vario genere. Sono alcune delle circostanze che emergono dall'ordinanza di custodia cautelare contro Pierfrancesco Guargua¬ glino, amministratore delegato della Oto Melara e Pierfrancesco Pacini Battaglia. Dalle intercettazioni ambientali riportate nell'ordinanza, emerge tra l'altro - scrivono i magistrati «la commistione tra personaggi istituzionali e faccendieri al fine di ottenere la sottoscrizione dei contratti per la fornitura degli armamenti». In un incontro tra Pacini Battaglia e Guarguaglino del 22.1.96, Si afferma tra l'altro: Guarguaglino: «Poi ehh.. Io il 26 vedo Angioni e quindi gli voglio proporre il Kuwait. Se poi non... E gli dici qualcosa tu... Facilita». Pacini Battaglia: «Glielo faccio telefonare subito dal suo grande amico che è diventato, e bisogna che lo chiami oggi: telefonare Cesa- re (annotano gli investigatori: verosimilmente Cesare Previti)». Pacini Battaglia dice a Guarguaglino: «E poi a me m'ha detto perché io ti... Perché te stamattina andavi da Angioni perché io poi non... Non ci capisco nulla in queste cose, ho chiamato Previti e gli ho detto: te con Angioni sei ancora amico?... Cinque o sei giorni fa... Perché in questa confusione... M'ha detto: sono amicissimo. Dico guarda che... Angioni... Venerdì mattina vede Piero (Guarguagli¬ no)... Per favore lo aiuti perché tanto poi... Si può anche non fare più a nulla, ho detto a Previti, ma ormai dato che si era preso degli impegni con...». Nelle intercettazioni emergono poi vari riferimenti a Finmeccanica, alle possibilità di Guarguaglino di andare a capo dell'Alenia e alla situazione politica. Il 12.1.96, Tra l'altro, i due indagati scambiano questa conversazione: Pacini Battaglia: «...Trovo che nella Finmeccanica c'è un tale casino in questi giorni che non ho... Non ho nessuna idea di che cosa prudente si... Stia lì ad aspettare... Cioè io credo che fondamentalmente Finmeccanica non si sia... Non si sia preso nessuna decisione con Dini che è cascato, si sia in un mare magnum, non so se ti sei reso conto in quale casino...». Guarguaglino: «Secondo te come va a finire?». Pacini Battaglia: «Di Dini?». Guarguaglino: «...Parla a bassa voce queste cose qui». Pacini Battaglia: «Ah senti. 0 riesce il Polo e l'Ulivo... Diciamo il Polo e Ulivo diciamo D'Alema e Berlusconi a trovare un accordo per fare un governo che va a febbraio del '97, che potrebbe farlo per presidente Dini... La mia idea può darsi che sia sbagliata o sennò fan¬ no un governo istituzionale con Scognamiglio Presidente... Finché dura tre mesi e votano a marzo... A maggio... Se fanno un governo istituzionale Dini va a fare il ministro degli Esteri, questo te lo dico io». Guarguaglino (parla a bassa voce): «Non ministro (...) Tesoro (...) Esteri no?». Pacini Battaglia: «No, poiché voglion mettere unn... Una correlazione col discorso del... del semestre europeo». Guarguaglino: «La Susanna (Susanna Agnelli) sarà dispiaciuta...». Pacini Battaglia: «La Susanna è incazzata che non parla, ma dato che... Ci siamo parlati due giorni fa e i problemi... E' tutto fatto perché Dini... (Omissis)». Infine, in una intercettazione del gennaio del '96, durante ima di- scussione su vari argomenti legati alle commesse di armi, Guarguaglino e Pacini Battaglia fanno riferimento alla «possibilità» di ottenere un incontro con l'on. D'Alema, citando alcuni possibili intermediari. E sulla vicenda del traffico d'armi c'è anche un riferimento alla vicenda del Dc-9 dell'Itavia esploso nei cieli di Ustica nel 1980. Nel delineare un profilo del faccendiere Pierfrancesco Pacini Battaglia, i magistrati sottolineano che «nello specifico campo della fornitura degli armamenti sono rilevabili evidenti e peraltro gravissime tracce dell'attività di Pacini Battaglia rivolta, in particolare, a favorire la Libia». E come esempio di questi presunti legami con il regime di Gheddafi, viene citato un articolo di un quotidiano nel quale «si riferisce - si legge nell' ordinanza - che sarebbe stato accertato che a bordo del Dc-9 erano state imbarcate tre casse contenenti uranio destinate alla Libia. Nella vicenda Pacini Battaglia sarebbe intervenuto con altri soggetti nel recupero dell'uranio subito dopo la tragedia, attraverso una società, la "Mediterranean Survey Services Spa", all'uopo costituita». Il materiale radioattivo, prosegue l'ordinanza, citando le stesse fonti giornalistiche, sarebbe stato quindi venduto all'Iraq ed una prova di questa circostanza sarebbe stata acquisita nelle indagini del giudice istruttore Carlo Palermo. Si tratta, annotano i magistrati, «di due fatture di 852 miliardi di lire ciascuna, aventi per oggetto 'toys' (giocattoli) e rimaste a lungo senza giustificazione». Gli inquirenti sottolineano a questo proposito che «il termine è ricorrente nel traffico di armamenti». [r. i.l E nell'inchiesta di La Spezia compare anche la vicenda del DC-9 precipitato ad Ustica ^ ^