Violante: sui giudici Flick ha ragione di Francesco Grignetti
Il ministro ribadisce: pronto a prendere provvedimenti disciplinari contro chi «esterna» Il ministro ribadisce: pronto a prendere provvedimenti disciplinari contro chi «esterna» Violante; sui giudici Flick ha ragione Ma per Borrelli «non si può chiedere riserbo su tutto» ROMA. La legge che qualcuno chiama «bavaglio ai magistrati», una definizione che a Flick non piace, arriverà presto. Intanto il ministro di Grazia e Giustizia, preoccupato per una «sovraesposizione che può diventare delegittimazione», ha deciso di far valere il suo potere disciplinare e ne dà comunicazione al mondo dei giudici, inviando e poi divulgando una lettera al Csm. Anche un presunto baluardo del «partito dei giudici», quel Luciano Violante presidente della Camera, prende carta e penna «a tutela del cittadino, parlamentare e non, rispetto alla diffusione di indiscrezioni concernenti provvedimenti giudiziari, ma indiscutibilmente prive di qualsiasi rilevanza penale». Poi va alla Festa dell'Unità e ribadisce: «I magistrati tacciano sulle inchieste in corso. E va rispettata la dignità delle persone terze». La risposta del Procuratore di Milano, Francesco Saverio Borrelli, però, non tarda. «Pretendere dalla generalità dei magistrati un atteggiamento di riserbo assoluto, anche su problemi di principio, è qualcosa che va addirittura in controtendenza rispetto all'art. 21 della Costituzione». Un botta e risposta che i telegiornali diffondono all'istante. E così, in serata, sia Flick che Violante fanno in tempo a reagire. Dice il ministro: «Nessun bavaglio. Né limitazioni alla manifestazione del pensiero dei cittadini magistrati. Solo la necessità di evitare esternazioni su processi che si stanno facendo e che creano disorientamento nell'opinione pubblica». E il presidente della Camera: «Borrelli ha detto che i magistrati possono esprimere pareri, ma concorda sul fatto che non debbano parlare sulle inchieste in corso. Ed è questo che noi voghamo». Sono gli effetti dell'ultima, ennesima, caterva di indiscrezioni che accompagna un'inchiesta penale. Dalle intercettazioni ordinate a La Spezia emergono passaggi inquietanti di denaro, girotondi di poltrone, contrattazione di appalti. Ma il tutto è condito da irrilevanti (ai fini penali) squarci di vita privata di chi c'entra marginalmente o niente affatto. Vengono riportati anche nomi di parlamentari. E immediatamente il mondo politico è entrato in fibrillazione. Il ministro Flick ha dunque deciso che da oggi in poi i magistrati devono rispettare sul serio il riserbo. «E' ormai opinione comune che ogni loro violazione compromette l'immagine di imparzialità e indipendenza dell'ordine giudiziario, con riflessi negativi sull'equilibrio tra le realtà istituzionali e sulla stessa magistratura, e con grave pericolo di disorientamento dei cittadini». I magistrati sono dunque avvisati. Il ministro Guardasigilli av- vierà provvedimenti disciplinari ogni volta che ravvede una violazione del riserbo. Naturalmente Flick sa bene che questo suo «interventismo» potrebbe scatenare polemiche ogni volta. Quindi fa sapere preventivamente quali saranno le violazioni gravi, le stesse previste nel disegno di legge del 2 agosto: indiscrezione «su affari in corso, quando è idonea a ledere i diritti altrui», esternazioni che possano «condizionare la libertà di decisione nell'esercizio di funzioni giudiziarie», infine uso strumentale delle azioni penali che arrivino «a turbare l'esercizio di funzioni costituzionalmente previste». Violante, da parte sua, chiede di far presto. «Sono problemi che non sono ulteriormente rinviabili», scrive il presidente della Camera. Già la settimana prossima, nonostante la Finanziaria, la Camera dovrebbe discutere per una giornata la questione giudiziaria. Violante individua analiticamente cinque «questioni» che vanno risolte. Primo, il segreto delle indagini. Secondo, la disciplina delle dichiarazioni dei ma¬ gistrati su procedimenti in corso. Terzo, la citazione, nelle motivazioni di provvedimenti destinati a diventare pubblici, di persone che non sono né parti, né testimoni. Quarto, la citazione di nomi delle stesse persone in trascrizioni di intercettazioni o in verbali destinati a diventare pubblici. Quinto, la pubblicazione della trascrizione di conversazioni che attengono a fatti della vita privata e che non hanno alcuna rilevanza processuale. Violante ha poi colto l'occasione di una risposta a Clemente Mastella, che gli aveva scritto l'altro giorno per lamentare l'ennesima fuga di notizie che lo riguardava, per rammaricarsi delle troppe indiscrezioni: «E' grave quando riguarda un qualsiasi cittadino che in genere non dispone di efficaci mezzi di difesa. Ma assume ulteriore aspetto di rilevanza democratica quando riguarda persone che per volontà di altri cittadini hanno assunto funzioni di rappresentanza politica». Francesco Grignetti
Persone citate: Borrelli, Clemente Mastella, Flick, Francesco Saverio Borrelli, Luciano Violante
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