«Ecco come corrompevamo i giudici» di Giovanni Bianconi

Le «cimici» della Guardia di Finanza hanno registrato persino il fruscio delle banconote che passavano di mano I nastri sugli intrecci affari-politica. Squillante si confidava con Necci. Citata anche Nomisma «Ecco come corrompevamo i giudici» Così Patini Battaglia pagò il procuratore Napolitano ROMA. E' sempre lei, la microspia trovata al bar Tombini dove c'erano i giudici Squillante, Napolitano, Iannini e Savia, al centro delle inchieste sulle presunte «toghe sporche». Anche nell'inchiesta della magistratura di La Spezia, quella «cimice» viene fuori perché ne parlano - dopo la scoperta, nel gennaio scorso - Francesco Pacini Battaglia ed Emo Danesi. Ne parlano a proposito dei giudici, e i loro colloqui, intercettati dalle microspie della Finanza, sono finiti nell'ordinanza che ha portato in carcere i procuratori di Cassino, Orazio Savia, e di Grosseto, Roberto Napolitano. «Loro - dice Danesi riferendosi ai magistrati intercettati al bar - erano molto preoccupati perché... parlato di determinate cose... le cose delle quali hanno parlato c'è anche l'Alta velocità... ecco perché», e ride. Le inchieste giudiziarie sull'Alta velocità nelle ferrovie sono uno dei principali crucci di Pacini Battaglia e Danesi, come si evince da altri brani di quella conversazione (alcuni dei quali sono stati letti ieri sera al Tg5), dove spuntano anche i nomi del pm romano Giorgio Castellucci e della gip, sempre di Roma, Augusta Iannini. Pacini Battaglia: «Castellucci... con la denuncia della Iannini, ha riaperto... il fascicolo dell'Alta velocità dove noi... credo... almeno dalle mie informazioni... che io glielo chiudo questo». Danesi: «Allora... né lo protegge Coirò (...) Però quello che loro... e lui me l'ha detto può darsi che sa... erano proeccupati perché... sembra che questa Iannini, proprio, abbia detto, ee... lì... vogliono salvaguardare Prodi perché hanno dato a Nomisma...». P.B.: (sembra dica Domidio o D'Ovidio). D.: «Un miliardo e sei... roba del genere». P.B.: «Tre miliardi e otto...». D.: «Lei sa uno e sei... (ridono sia lui che Pacini Battaglia)... allora Orazio (Savia) m'ha detto... chi ha fatto mettere la cimice?». Sulla Procura di Cassino guidata da Savia, Pacini e Danesi contano molto, e discutono di far trasferire lì l'inchiesta per l'Alta velocità. Danesi dice: «Perché se ad un certo punto si riuscisse a mandare su Cassino.... fai conto... si fa prendere De Falco e si fa star dentro tre giorni per dare una cosa eclatante e dopo... archiviata»; e Pacini risponde: «A noi ci fa comodo che lui pigli in mano la pratica e ci tenga fuori Necci e Incalza... A me Maraini se lo butta dentro me ne sbatto... Qualcuno in pasto glielo devi dare». I magistrati di La Spezia lo definiscono un «argomento scabroso», ma mostrano di avere pochi dubbi: Il «gruppo di potere» guidato da Pacini e Danesi si sarebbe in sostanza assicurato «la risoluzione di vicissitudini giudiziarie pregresse dei vari partecipi attraverso l'utilizzo di appartenenti all'autorità giudiaria partecipi al sodalizio, e comunque corrotti». Le microspie che i magistrati di la Spezia hanno fatto piazzare negli uffici di Pacini Battaglia hanno captato, a volte persino il fruscio delle banconote che passavano di mano nei vari pagamenti. E la mattina di lunedì 15 gennaio, è rimasto inciso l'arrivo del giudice Napolitano al quale, come risulta da precedenti conversazioni, il finanziere aveva stabilito di dare dieci milioni. Prima del suo arrivo Pacini parla con la sua segretaria, signora Eliana. Pacini Battaglia: «Guardiamo cosa c'ho, ce ne vogliono venti (milioni) per... ma... Roberto Napolitano». Eliana: «Ah, non più dieci?». P.B.: «No, e venti per il Trane». E.: «Eh... cento ne sto dando a (sembra dica Dante Bassi, annotano i giudici, ndr), allora venti li devo andare a prendere». P.B.: «Dieci te li do...». E.: «Allora con quelli copra la Mentani». P.B.: «Sette e mezzo, ce l'hai due e mezzo?». E.: «Sì». P.B.: «Allora te ne do venti, quaranta, non vai in banca... (omissis)... All'undici e mezzo mi danno cinquecento milioni, 'ndove vai, all'undici viene qui Biccari con cinquecento... (...)». E.: «Ma Napolitano a che ora arriva?». P.B.: «Eh, alle nove e mezzo... (omissis)». Il citofono dell'ufficio suona alle 9,27. La signora Eliana va a rispondere e torna nella stanza di Pacini. Pacini Battaglia: «Chi è, Napolitano?». Eliana: «Sì». P.B.: «Lo sapevo! Non lo mettere qui, lo metti in fondo, te ne fotti...(omissis)». Gli uomini delle Fiamme Gialle avrebbero anche fotografato il magistrato al suo arrivo. Intanto, il banchiere e la sua segretaria, secondo quella vera e propria sceneggiatura che è a tratti l'ordinanza di custodia cautelare, «contavano del danaro». E subito dopo Pacini dice ad un'altra persona: «Tiziana, mettilo in fondo da Greppi». Quella mattina, secondo gli inquirenti, Napolitano incassò venti milioni, e in una precendente occasione ne aveva intascati altri dieci, stando a quanto si dissero Pacini Battaglia e la sua segretaria. Eliana: «Ecco, allora avevamo detto... Napolitano? Quello di stamattina? E Merlo, Merlo mi ha detto di cancellarlo». Pacini Battaglia: «Merlo ti ho detto di cancellare... (prendendo appunti) Napolitano, oggi cos'è?». E.: «Quindici». P.B.: «E l'altro giorno? Otto... dieci gliene abbiamo dati... (...) Il quindici, venti... venti... venti... vai». La «via giudiziaria» per uscire da Tangetopoli, commentano i magistrati nell'ordinanza, «appare alla luce sia di noti fatti di cronaca che dalle risultanze della presente indagine, resa più difficile, se non impossibile, da attività contrarie ai doveri d'ufficio, quando non ci si trovi di fronte a vere e proprie partecipazioni associative, di un rilevante numero di appartenenti all'autorità giudiziaria». Giovanni Bianconi Le «cimici» della Guardia di Finanza hanno registrato persino il fruscio delle banconote che passavano di mano Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno anche fotografato il magistrato al suo arrivo

Luoghi citati: Biccari, Cassino, Grosseto, La Spezia, Nomisma, Roma