IL GATTO E LA VOLPE di Filippo Ceccarelli

IL GATTO E LA VOLPE IL GATTO E LA VOLPE SROMA I poteva udire chiaramente fruscio di carta», annotano gli sbobinatoti per dare addirittura il senso di quelle banconote che frullano: il rumore della corruzione. "Allora, vanno bene così o no?», chiede premurosa la segretaria. "Basta levare le fascette», consiglia Danesi, il gatto livornese. E la volpe, cioè Pacini Battaglia, che inopinatamente seguita ad esser chiamato banchiere italo-svizzero - e un giorno magari ci spiegheranno cosa ha di svizzero, oltre alla cittadinanza, quest'altro toscano di Bientina, super-provincia di Pisa: «Levaci queste qui...». E son stati anche carini, o almeno controllati, nella circo¬ stanza, perché di solito sembra di leggete // veniacoliere. C'è Danesi che chiosa: «L'amico tuo è una fava lessa, '//// fa un cazzo...». E /" Pacini Battaglia che alla domanda, magari pure gentile, «come va?» replica: «Salute ottima, giramento di coglioni chi' miliardi!». Dunque, ancora delizie intercettatone, suoni, luci e comprensibili turpiloqui ad illustrare un malaffare che, avendo Lorenzo Necci come centro, appare insieme politico, ferroviario, petrolifero, finanziario. Conversazioni come al solito istruttive, ma non solo o non tanto perché mettono a nudo l'ingegnoso procedere di Filippo Ceccarelli CONTINUA A PAG. 10 PRIMA COLONNA

Persone citate: La Volpe, Lorenzo Necci, Pacini Battaglia

Luoghi citati: Bientina