Il pentito gioca a nascondersi con lo Stato

Il pentito gioca a nascondersi con lo Stato Non si è presentato in aula al processo per la strage di Capaci: chiede di poter lavorare e non essere più protetto Il pentito gioca a nascondersi con lo Stato Il giallo della «scomparsa» di La Barbera: vuole maggiori garanzie ROMA. Il pentito Gioacchino La Barbera fa le bizze e diserta le udienze romane del processo sulla strage di Capaci. Ieri il problema è stato posto «ufficialmente» dai difensori degli imputati, quando sono stati infoimati dal presidente della corte d'assise | Zuccaro che il collaboratore era ! «indisponibile» e quindi, nelle j giornate di venerdì e sabato, si 1 sarebbe proceduto all'interrogai torio di un altro pentito: quel Ca! logero Ganci, «ultimo arrivato» se ' non si considera pentito Giovanni ! Brusca. Pressati dalle richieste dei legali, i magistrati hanno chiesto chiarimenti al servizio centrale di protezione, l'organismo che gestisce i collaboratori di giustizia. E da quell'ufficio è arrivata una nota ufficiale che afferma: «La Barbera è irreperibile nel suo domicilio protetto». La comunicazione ha provocato un comprensibile sussulto nell'aula bunker di Rebibbia: proteste degli avvocati, ma - soprattutto - la voce di Nitto Santapaola che dalla gabbia impreca contro i pentiti «che stanno liberi ed hanno licenza di uccidere chi vogliono». La rabbia del boss contro i pentiti ha una sua motivazione, dal momento che è stato proprio un collaboratore tornato in libertà - Antonino Ferone - ad avere ordinato l'assassinio della moglie di don Nitto. Ma, al di là della ressa e delle proteste, al di là delle formalità burocratiche sulla «irreperibilità» - vera o fittizia che sia - di La Barbera, rimane l'apprensione per un problema certamente «vero»: la difficoltà di continuare a gestire mille e trecento pentiti che tendono ad alzare il prezzo della loro collaborazione. Sembra infatti questa la causa dei «capricci» di Gioacchino La Barbera. Il pentito aveva anticipato che non sarebbe venuto a testimoniare (com'è avvenuto in altre circostanze) se prima non avesse ricevuto garanzie precise sul proprio futuro. In sostanza, il collaboratore ha chiesto di poter avviare una propria attività lavorativa, nell'ottica di staccarsi completamente dal servizio di protezione. Scelta condivisibile, se l'attività individuata non presentasse un costo troppo elevato per lo Stato. Da ciò, il braccio di ferro di La Barbera, innanzitutto indirizzato verso la magistratura che da una «diserzione» del pentito riceverebbe il danno maggiore. Gioacchino La Barbera, comunque, non è scomparso, visto che ha parlato - fino a qualche giorno prima - col suo avvocato. E' stato proprio il legale, Luigi Li Gotti, ad avere smorzato parecchio i toni della polemica, spiegando che il suo assistito, in quanto imputato, può avvalersi della facoltà di scegliere i comportamenti processuali da tenere. E la convocazione di La Barbera, quest'ultima, contiene un errore di procedura. «E' stato citato spiega Li Gotti - come imputato di reato connesso, mentre è di fatto un vero e proprio imputato e come tale ha la facoltà di non venire al processo o di presentarsi in un altro giorno». In attesa di conoscere come andrà a finire la storia, il presidente della corte ha fissato per domani e sabato l'interrogatorio di Calogero Ganci. Oggi sarà invece sentito Tommaso Buscetta. Per il resto, l'udienza è scivolata con ritmi stakanovisti (dalle 10 fino a sera, con una pausa per il pranzo) - sulla china dei racconti poco precisi del pentito Salvatore Cancemi. L'unico sussulto è venuto da un verbale agli atti del pentito Giovanbattista Ferrante. Secondo il collaboratore, se il giudice Falcone non fosse andato quel sabato a Palermo la sua «condanna» sarebbe stata sospesa chissà per quanto. Quello era l'ultimo giorno utile, perché dalla domenica successiva si sarebbe smobilitato tutto l'apparato predisposto per l'attentato, [f. 1. L] Un collaboratore «Così Falcone poteva sfuggire al massacro» Il costruttore Francesco Maniglia, testimone al processo per mafia contro Giulio Andreotti

Luoghi citati: Capaci, Palermo, Roma