Ex ministro infanga la Repubblica di Enrico Benedetto

Ex ministro infanga la Repubblica FRANCIA Collaboratore di De Gaulle, poi nel governo Barre, nascose il suo passato Ex ministro infanga la Repubblica Papon incriminato per la deportazione degli ebrei PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Maurice Papon ha 86 anni, un portamento fiero e l'eleganza démodé ma impeccabile della IV Repubblica. Prefetto, gli assegnarono Parigi. Parlamentare gollista, il premier Barre gli affidò il ministero del Bilancio. E a chi avesse voluto frugare negli anni bui, turava la bocca un attestato di resistente. Ma non gli gioverà troppo, l'inappuntabile pedigree da grand commis dell'ordine repubblicano, dinanzi alle Assise della Gironda che lo processeranno nei mesi a venire. L'accusa, concretizzatasi ieri mattina in un rinvio a giudizio dopo 15 anni di battaglia procedurale, lo equipara agli Eichmann, ai Mladic, ai Barbie, ai Touvier: crimini contro l'umanità. Fece arrestare, Maurice Papon, 1690 ebrei bordolesi bambini inclusi - tra il 1942 e il '44, piegandosi con zelo alle sol¬ lecitazioni tedesche. Segretario generale della prefettura girondina, dirigeva il locale Bureau per le questioni ebraiche, incaricato di applicare la legislazione antisemita di Vichy in stretta collaborazione con le autorità germaniche. Schedature, sequestri, rastrellamenti erano il suo pane quotidiano di meticoloso funzionario petainista. Obiettivo ultimo: spogliatili dei loro averi, imbarcare sui «treni della morte» gli israeliti che reclamavano senza tregua Gestapo, SS e in generale gli uomini di Himmler. Ma per averne sentore, i francesi hanno dovuto attendere un giorno di maggio del 1981, quando il «Canard enchainé» gelò il Paese rivelando con appena 39 anni di ritardo le inconfessabili avventure di Papon il Deportatore. Incredulità, proteste, appelli. L'interessato gridò al complott E la nazione allibì. Che un aguzzino della macchi¬ na infernale hitleriana possa sfuggire alla cattura fuggendo in Argentina, depositando lingotti nelle banche svizzere, vivendo sotto mentite spoglie a Torino come Déat o facendosi ospitare in patria da monasteri compiacenti alla stregua di Touvier, rientra nelle regole della più o meno dorata latitanza in cui gli scampati delle varie Norimberga occultarono le loro imprese. Ma a Papon il dopoguerra non regalò un'esistenza da braccato. Può sembrare inverosimile, eppure i suoi trascorsi collaborazionisti e sopra tutto le gravi responsabilità nelle deportazioni s'infransero contro il disinteresse collettivo, fertile terreno per un virtuoso falsificatore della storia capace di trarre profitto da un tardivo doppio gioco con la Resistenza lasciando ricadere sui Tedeschi - era peraltro la tesi ufficiale del gollismo - l'intera responsabi- lità dell'abominio. Morale: un ignaro de Gaulle ne fece il suo pretoriano - autorevole, ma ancor più autoritario, poliziesco e spietato repressore - in una Parigi che rastrellava i presunti membri dell'algerino Fin senza indietreggiare davanti alla tortura né all'omicidio. Sarà un'aula di tribunale a scrivere la fine della storia. L'uomo è solo. Gli anni inducono all'indulgenza, le sue colpe no. Ma sarà impossibile processarlo senza far scendere sul banco degli accusati la Francia. Enrico Benedetto Maurice Papon

Luoghi citati: Argentina, Francia, Norimberga, Parigi, Torino