«Giudici, basta con le esternazioni» di Raffaello Masci
Ma An attacca la maggioranza: giallo nella notte, poi la improvvisa smentita dalla Spezia Ma An attacca la maggioranza: giallo nella notte, poi la improvvisa smentita dalla Spezia «Giudici, basta con le esternazioni» 77pds contro Cardino, «intervenga il Csm» ROMA. Lo «sconcerto» di Prodi è stato il colpo fatale per Alberto Cardino, sostituto procuratore a La Spezia, dopo la raffica di accuse che gli è giunta per aver parlato di politici coinvolti nel caso Necci, e ora la sua situazione è all'attenzione del Csm che potrebbe decidere un provvedimento disciplinare. Cardino, la sera prima, davanti alla telecamere dei maggiori tg, aveva detto a chiare lettere che nell'inchiesta Necci stavano per essere coinvolti «politici in carica», suscitando le ire di D'Alema e - per l'appunto - lo «sconcerto» in Prodi. La procura di La Spezia, l'indomani mattina (cioè ieri), ha poi smentito l'illazione del magistrato. Cosi, Cardino si è trovato sotto un tiro incrociato, da destra e da sinistra. Ce n'era abbastanza per impensierire il Csm, e in effetti tre membri «laiciv di area pds hanno presentato all'ufficio di presidenza dell'organo di autogoverno dei giudici un documento nel quale chiedono «ima attenta valutazione della possibile rilevanza in sede disciplinare delle dichiarazioni pubbliche dei magistrati che contravvengano alle regole stabilite dal Consiglio» e ricordano come siano «sempre più frequenti le esternazioni dei magistrati sui mezzi di comunicazione di massa», a proposito di indagini penali in corso e come «tali dichiarazioni pubbliche mettano a rischio la segretezza delle indagini, il diritto alla riservatezza degli indagati e incidano perfino sul sereno svolgimento delle funzioni di governo». «Che cosa è successo nella notte?» si ò chiesto Ignazio La Russa di An. «La smentita del procuratore capo fa letteralmente a pugni con quanto affermato la sera prima dal pm Cardino. Credo che sia necessaria una spiegazione, soprattutto per fugare il sospetto che sia in corso un tentativo di insabbiare l'inchiesta». In effetti - lo ammette anche il capogruppo del pds alla Camera Fabio Mussi - «c'è qualcosa di scon- certante» in quanto è accaduto, ma assicura che «nessuno vuole coprire nulla, le responsabilità devono essere assolutamente messe in luce». Il Verde Mauro Paissan, durante la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, ha sollecitato una presa di posizione comune per stigmatizzare le affermazioni di Cardino e per evitare che simili incidenti possano ripetersi. Ma il suo collega di Forza Italia, Beppe Pisa- nu, ha commentato l'iniziativa con ironia. «Mi viene da ridere - ha detto - nel sentire fare adesso queste proposte, dopo che per anni abbiamo tollerato che i magistrati facessero dichiarazioni, lanciassero appelli in tv e interferissero sull'iter di provvedimenti legislativi. Se proprio vogliamo prendere posizione, propongo a tutti i capigruppo di firmare una proposta di legge di due righe, per evitare ai magistrati di fare sui giornali e in tv dichiarazioni sulle inchieste in corso». Il problema non è nuovo, tant'è che in molti ieri hanno colto l'opportunità per ribadire un principio più generale per cui i magistrati farebbero bene a fare meno i divi e a parlare solo a proposito. Sandra Fei e Gustavo Selva, di An, hanno presentato una interrogazione a Flick chiedendo «una verifica a proposito delle dichiarazioni dei magistrati spezzini» ma anche «di prendere al più presto provvedimenti nei confronti di chi avesse eventualmente mentito». Selva afferma che per rendere più «asettico» il clima delle inchieste giudiziarie bisognerebbe «non rendere più noti i nomi dei procuratori nella fase istruttoria». «Le esternazioni dei giudici - dice Alfredo Biondi (Fi) - dovrebbero essere vietate, e noi presenteremo una proposta di legge in questo senso». Quanto alla suscettibilità di D'Alema sulla loquacità di certi giudici, Tiziana Parenti si dice sorpresa: «Perché - ha dichiarato - non ho sentito analoga dichiarazione quando il procuratore capo di Milano Borrelli, quando Berlusconi era presidente del Consiglio, disse che con l'inchiesta su Telepiù si stavano raggiungendo i massimi livelli istituzionali? Comunque sono d'accordo che questa storia di giudici che parlano troppo debba finire». Dello stesso tenore, il pensiero di Gianfranco Fini: «E' indispensabile che termini questo balletto di dichiarazioni - ha sostenuto il leader di An -. Non ho altri elementi per commentare, se non ciò che ho letto e sentito dal sostituto procuratore circa il coinvolgimento dei politici. Occorre massima trasparenza per evitare dubbi e dietrologie». Raffaello Masci
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