«Fra gli indagati non ci sono politici» di Vincenzo Tessandori

La Spezia, nelle intercettazioni citati Maccanico, Fiori, Mastella, Fini e Donatella Dini La Spezia, nelle intercettazioni citati Maccanico, Fiori, Mastella, Fini e Donatella Dini «Fra gli indagati non ci sono politici» La Procura: stiamo solo valutando alcune posizioni LA SPEZIA DAL NOSTRO INVIATO Primo bilancio della procura di La Spezia: cinquanta, forse sessanta indagati; diciannove richieste di custodia cautelare di cui sette eseguite, tre casse di documenti e intercettazioni già raccolte ed esaminate. Un bel carniere, non ci son dubbi, eppure c'è imbarazzo, o forse qualcosa di più. Per il pm Alberto Cardino la notte fra martedì e mercoledì è stata la più lunga della sua vita di magistrato. L'altra sera aveva parlato di politici «coinvolti» nella Tangentopoli del golfo. Lo ha latto non riuscendo a resistere al fascino della telecamera e ha scatenato un uragano. Compreso l'invito perentorio di Massimo D'Alcma a fare i nomi, se ci sono, altrimenti si rischia la «destabilizzazione del governo». Così, ieri mattina, il procuratore capo Antonio Conte ha letto un comunicato faticosamente redatto a mano: «In relazione ad alcune notizie apparse sui giornali e all'allarme da esse suscitato, ritengo doveroso precisare che non è iscritto nel registro degli indagati alcun uomo politico. Vi sono solo certe posizioni che stiamo valutando. In ogni caso escludo però che, almeno allo stato, siano coinvolti nella vicenda membri del governo». Poi chiede che gli venga riletto il testo e lo coglie uno scrupolo, meglio specificare: «Nel registro degli indagati "di questa procura"». Dunque, «coinvolti», il che, hanno spiegato ieri il pm Cardino e il gip Maria Cristina Failla, non vuol affatto dire che la loro sia la presen- za di gente che ha commesso reati. Filtrano alcuni nomi, e non sono quelli di attori di spalla: Antonio Maccanico, Publio Fiori, Clemente Mastella, Gianfranco Fini («è una cosa ridicola, non conosco queste persone») e poi la moglie di Lamberto Dini, Donatella. Nessun politico è indagato, sottolinea il gip Failla. «Spenderei una parola di tranquillità. Escludo che la loro posizione sia così rilevante da giustificare l'iscrizione nel registro degli indagati». Ma, insomma, qual è la situazione? «Esistono degli indiretti riferimenti che non vogliono dire ancora niente. Se ci saranno spunti per sviluppi di indagini saranno seguiti. In altre parole, il discorso politico è appena sfiorato». Poi chiarisce ancora che i nomi dei politici emergono dalle conversazioni fra alcuni imputati. L'impressione è che stiamo assistendo a un vero travaglio dei magistrati inquirenti, come se fossero arrivati ad un bivio imprevisto nel loro itinerario. Ma l'indagine non langue e non sembra neppure avvicinarsi all'epilogo, anche se la bagarre è grande. Giovanni Maria Flick ha chiesto la sospensione dei procuratori Roberto Napolitano e Orazio Savia, arrestati l'altro giorno con l'accusa di corruzione, ma pure il pm Cardino ha trovato pessime notizie dietro l'angolo: i membri del pds al Consiglio superiore della magistratura hanno chiesto azione disciplinare nei suoi confronti. Dunque l'indagine va avanti e quello che colpisce è che i giudici stanno frugando fra gli affari messi insieme negli ultimi mesi, perché tutto sarebbe cominciato da metà dicembre e il bandolo della matassa sarebbe stato individuato nell'inchiesta sull'Autoparco milanese. Gli sviluppi sono questi, con il finanziere Francesco Pacini Battaglia, detto Chicchi, attivo tanto da comparire nei tre filoni dell'inchiesta: capitolo Ferrovie dello Stato, capitolo magistrati corrotti, capitolo armi. Manette inevitabili, per lui, ha chiarito il giudice Failla, perché «esisteva il pericolo di fuga». Uomini d'affari o piuttosto faccendieri? Emo Danesi, l'ex fattorino dei telefoni divenuto potente, e già iscritto alla loggia P2, era egli pure molto impegnato. «Ma allo stato delle cose non esiste un'associazione con caratteri massonici. Certo, ho letto sui giornali che alcuno persone hanno avuto rapporti con la massoneria», ha chiarito il sostituto procuratore Silvio Franz. Pacini Battaglia e Danesi, ha detto il gip Failla, «potevano avere contatti con i giudici», e intendeva quelli corrotti. I quali magistrati, come categoria, ne escono un po' ammaccati, da questa inchiesta, considerato che sono stati raccolti nuovi indizi per Renato Squillante, l'ex capo dei gip romani, e che ieri altri tre son passati dal ruolo di inquisitori a quello di inquisiti: Ettore Torri, procuratore aggiunto di Roma; Augusta Iannini, giudice per le indagini preliminari, moglie del giornalista televisivo Bruno Vespa; il pm Giorgio Castellucci. Tutti hanno avuto l'ufficio e la casa perquisiti dalla Guardia di Finanza. E ieri sono incominciati gli interrogatori nel carcere di Villa Andreini: a trecento metri c'è la ferrovia, e tutto il giorno i macchinisti hanno fatto suonare le sirene dei treni passando davanti alla prigione. E' toccato per prima ad Eliana Pensieroso, segretaria particolare di Pacini Battaglia. Sì, ha ammesso la donna, certi traffici forse avvenivano, ma lei, anche se vedeva, non capiva. Esattamente quello che la procura di La Spezia contesta. Era a conoscenza delle attività dello studio, dicono gli inquirenti, e non poteva ignorare che certe cose erano comprese in qualche articolo del codice penale. Sì, alcuni politici si son visti, nell'ufficio di Pacini Battaglia, ma lei perché ci andassero proprio non lo sa. Poi è stata la volta di Lo¬ renzo Necci. Una cosa rapida, tutto sommato, il filone che riguarda le Ferrovie toccherebbe l'alta velocità e non inghippi locali. In blocco i difensori hanno assicurato che tutto è andato per il meglio anche se i loro volti sembravano tradire delusione. «Ha risposto a quello che gli hanno chiesto», ha dichiarato l'avvocato Paolo Masseglia; gli ha fatto eco Massimo Di Noia: «Ha risposto, tutto normale»; «E' tutto chiaro, siamo soddisfatti», ha aggiunto Paola Balducci; «Ha dato tutti i chiarimenti relativi all'indagine. Ho presentato istanza di revoca della custodia cautelare», ha concluso Federico Stella. Risultato: Necci rimane in galera, e quando ha saputo che non sarebbe uscito ha chiesto che non lo togliessero dall'isolamento. Poi ha ricevuto la visita della moglie, Elena Croci. Un'ora più tardi la donna è uscita e quando le hanno domandato notizie sulle condizioni del marito, con amara ironia ha risposto: «Sta benissimo». Doveva essere un pomeriggio di quelli roventi, perché avrebbero ascoltato Pacini Battaglia, ma l'atto istruttorio si è presto arenato perché hanno trovato lacune nella notifica dell'ordine di custodia cautelare. Peccato, perché il finanziere avrebbe potuto parlare pure della vendita di armi, regolate da una legge, ha già anticipato il gip Failla, «che risente dell'esigenza di mediare» alla necessità di far bella figura in campo internazionale e a quella di vendere. Vendere a tutti, anche ai Paesi colpiti dall'embargo. Vincenzo Tessandori Ma già più di 50 persone sono finite sotto inchiesta Primo interrogatorio per Necci I difensori: ha chiarito ogni aspetto

Luoghi citati: La Spezia, Roma