Il senatur: come Pinochet nel Cile dei colonnelli

Il senatur: come Pinochet nel Cile dei colonnelli Il senatur: come Pinochet nel Cile dei colonnelli ziotti si fermano: «E' arrivato il segretario...». Ora siamo davanti all'obiettivo. Quell'altra porta a vetri dove, provocatoriamente, i leghisti hanno messo un cartello che dice: ufficio dell'onorevole Maroni. Come dire da qui non passate se non avete l'autorizzazione del Parlamento. Eppure là dentro, oltre quella porta, Marchini s'incontrava con i dirigenti della Digos milanese, è li che devono andare i funzionari arrivati da Verona. Ma c'è Bossi, e pare che tanto basti a placare il lutto. L'agente piii anziano, capelli bianchi, uno che deve averne viste tante, borbotta in dialetto veronese: «Ho avuto rogne con le brigate rosse, con quelle nere e adesso anche con voialtri». E pure l'ex ministro. C'è Bossi davanti alla porta a vetri, già canta vittoria perché «adesso tutti capiranno. Scalfaro dice che bisogna accelerare per le riforme e questi sono qua a picchiare parlamentari, a violare la legge. E' la risposta alla nostra manifestazione di Mantova». Il funzionario che dirige i veronesi chiede istruzioni via telefonino. Voce di un leghista: «Stanno arrivando i celerini». Voce di un altro leghista: «La polizia dice che fotografi, tv e cronisti devono uscire subito». Ancora il funzionario: «Giornalisti, ultimo avviso, è meglio che usciate». Bossi vuole il fazzoletto verde, Speroni passa il suo, Maroni è già malconcio, Martinelli ancora sanguina, Caparmi si è ripreso. La perquisizione è per cercare prove sull'associazione segreta delle Camicie Verdi, e Maroni fa a tempo a spiegare che avrebbero dovuto perquisire lui e Bossi. Nell'ordinanza si parla di asso¬ ciazione segreta composta «da fedelissimi chiaramente individuabili nelle manifestazioni perche portanti una camicia verde». Gli agenti cercano anche le bandiere di Venezia: quella della Padania era a casa di Corinto Marchini e quella ammainata, «la luttuosa bandiera italiana» ha una storia tutta sua e sempre folle. Il procuratore Papalia la cerca qui, ma è a Venezia, nientemeno che in Questura. Ai leghisti l'avevano prestata i poliziotti del sindacato Sap. Ma adesso è il momento dell'ultima follia. Bossi sta rispondendo in diretta a Radio Popolare e patapum, va giù la vetrata protetta da Maroni e Calderoli. I due si rialzano, ma sono arrivati i rinforzi, ci sono gli agenti delle Volanti che tirano cazzotti con i guanti. Qualche giornalista cerca di tranquillizzare: «Guardate che sono parlamentari, state attenti che avete già combinato un bel casino...». Carlo Brambilla de l'Unità si prende una botta bassa. Proprio in quel momento a Bossi arriva «un diretto allo stomaco che mi ha fatto rimanere senza fiato». L'irruzione è quasi finita. Maroni è a terra, calpestato dagli agenti che debbono abbattere l'ultima porta, giù anche i vetri. «Maroni? Nooo!». Una poliziotta in divisa è la prima a soccorrerlo, è svenuto. I funzionari sono già seduti all'unica scrivania rimasta intatta, uno rovista negli scaffali vuoti: solo manifesti, striscioni e bandiere. Lo scantinato rimbomba: «Pinochet! Pinochet!» Il Procuratore della Padania, in piedi, è pronto per il verbale. Bossi sembra il più stupito di tutti, ma non può mancare una visita a Maroni in lettiga: «Le pulsazioni non sono ancora normali». Poi sa¬ le nel suo ufficio per trasmettere il suo bollettino di vittoria: «Occhio alle provocazioni!». Oggi non sarà a Roma, al dibattito sulle riforme; «Mentre Roma discute e qui ci menano». E corre a indossare la sua prima camicia verde. A sera, attorno alla sede leghista, arrivano da Bergamo, da Brescia, dal Veneto. Parte un carosello di macchine e Bossi raccomanda sia «gandhiano». E finisce una giornata talmente l'olle che pure il tranquillo Vito Gnutti sente di doversi annodare al collo quel fazzoletto verde. Bossi si rilegge sul vetro: «Cari amici della Lega, comunque vada ricordatevi che andrà bene e alla fine la Padania sarà libera e indipendente...». E nel suo ufficio non può che ringraziare la giornata di follia. «Ormai si comincia a capire che sul Po eravamo tanti. A Roma lo sanno. E questi mandati dal procuratore Papalia (un meridionale lo dico per inciso) sono la conferma. Meglio di così...!». Giovanni Cerniti :.v::, : LA STAMPA Quotidiano fondato nel IN67 DIRETTORE RESPONSABILE dirlo Rossella VICEDIRETTORI Luigi La Spina, Vittorio Sabndin REDATTORI CAPO C'ENTRALI Roberto liellaln Dario Crcslo-Dina, Franco Tropea ART DIRECTOR Angelo Rinaldi EDITRICE LA STAMI'A SPA PRESIDENTE (iiornnni Agnelli VICEPRESIDENTI Vittorio l'oissolti di Chiusami Umberto Cuttira AMMINISTRATI IRE I (ELEI IATI I i: DIRETTORE GENERALE Paolo l'uloschi AMMINISTRATORI Luca ( lorderò di Montezemolo (ìiovauni Giovannini Francesco Paolo .Mattioli. Allieiln Nicnlello STAI! 11.1M E NT( ITI Pi li ; 1 ! A K 11 0 La Stampo, via Marano 32, Turino STAMPA IN FACSIMILE i|: La Sttinipa, V. U. Bnifto SI. Torino STT «ri, v.C. Intenti 130. Roma STSspu (juinlu Strada 33, ('atania N'uovaSAME spa, v. della Giustizia II. Milaim L'Unione Sarda spa. vie Klma>. t'ajlian Nord Kilair. IMI Kilt du taire. Koubaiv CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ' I*ul>likumpass Spa v. Carducci 29, Milano, tel. <(I2> 86470.1 c. 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Ma è proprio un tipo intelligente!? «Ha abbandonato gli studi di Medicina, odia la gente che si atteggia a intellettuale e, secondo qualcuno, non ha neanche mai letto un libro». [r. int.] L'Unità contro l'Ulivo «Basta con le critiche» ROMA. La critica alla stampa sembra diventata il leit-motiv dei politici dell'Ulivo. E l'Unità sbottti. «Possibile che i giornali siano fatti cosi male da rovinare l'Italia?», si chiede Piero Sansonetti, condirettore: «In un sistema democratico l'aggressività dei giornalisti non è mai troppa per definizione. Caso mai è sciocca, inutile, ma questo è un altro problema». Davanti ai rimbrotti i «compagnigiornalisti» finiscono per sentirsi più giornalisti che compagni. Il direttore Peppino Caldarola lo dice chiaramente, al telefono: «Un conto è la critica, che accetto. Ma l'insulto o la dichiarazione programmatica sull'inutilità dei giornali, sono inaccettabili, poco utili ai giornali come alla politica. E chiunque sia a farne uso, si chiami pure D'Alema o Veltroni, mi trova contro». [m. g. b.]