Bosnia, un lungo calvario post-elettorale di Giuseppe Zaccaria

Bosniaf un lungo calvario post-elettorale EX JUGOSLAVIA Lo spoglio procede con esasperante lentezza tra denunce di brogli. Diminuisce il vantaggio di Izetbegovic Bosniaf un lungo calvario post-elettorale Chi sarà il Presidente? Il verdetto slitta di altre ventiquattrore SARAJEVO DAL NOSTRO INVIATO Izetbegovic in testa, ma con un margine sempre risicato (a tarda sera, siamo sempre sui 40 mila voti di differenza dal rivale serbo Momcilo Krajsnik). I croati che diventano «bulgari», man mano che nelle loro aree procede lo spoglio dei voti: Kresimir Zubak, se le cose continueranno così, potrebbe vedersi gratificato addirittura di un 88-89 per cento dei voti cattolici. Con disperante lentezza, i conteggi delle prime elezioni di Bosnia Erzegovina proseguono ed oggi daranno finalmente il primo esito, quello che riguarda i tre «presidenti collegiali». Sui nomi non c'era dubbio, eppure man mano che ci si avvicina all'esito la forbice fra il padre dei musulmani e il candidato di bandiera dei serbi sembra ridursi. Izetbegovic nell'ultimo conteggio aveva ottenuto quasi mezzo milione di voti (498 mila, per l'esattezza) mentre Krajsnik lo incalzava con 456 mila. Il croato Zubak segue a 180 mila voti, che però rappresentano la quasi totalità della sua etnia. L'afflusso massiccio di rifugiati nella «Srpska Republika» per sostenere il loro candidato forse non è stato sufficiente a compensare l'evidente sproporzione etnica. Prima delta guerra, i musulmani erano il 41 per cento degli abitanti di questo Paese, i serbi poco più del 31. Ma i margini ridotti lasciano ancora aperta ogni ipotesi. E' molto probabile dunque che oggi, a conteggi terminati. Alia Izetbegovic sarà proclamato «primus inter pares», presidente in grado di rappresentare anche serbi e croati nel prossimo, incerto futuro. Comunque vada a finire il suo non sarebbe un trionfo, il che complica ulteriormente le cose. Sulle reazioni a questo risultato ci sarà molto da dire. Ma intanto qualcosa può esser detta anche sull'organizzazione di queste elezioni, e soprattutto sull'interminabile serie di pretesti cui nelle prossime settimane ognuna delle parti potrà appigliarsi non per chiedere l'annullamento, ma per giudicare queste elezioni fortemente irregolari. I 45 voti dell'elettore serbo scoperto l'altro ieri rappresentano solo il caso più clamoroso. Migliaia di morti registrati negli elenchi e migliaia di vivi che invece si sono visti rifiutare le schede. Gente che ha votato da due parti e gente che partita da lontano non ha potuto votare. Ieri Halid Genjae, segretario generale dell'Sda di Izetbegovic, l'uomo che per conto del partito aveva minacciato di non riconoscere le elezioni serbe, in apparenza sfumava i toni ma già piazzava nuove trappole: «Tra i serbi, l'affluenza al voto ha raggiunto il 120 per cento». L'elenco delle violazioni, delle duplicazioni, dei brogli contiene tutto ciò che fantasia umana riesca ad immaginare. Basterebbe questa osservazione: mai era accaduto che, a risultati non ancora proclamati, già si riunisse la commissione sui brogli. Invece il gruppo Osce incaricato di dirimere le denunce ha già tenuto una prima conferenza stampa. Sui giornali di tutto il Paese intere pagine forniscono numeri e orari degli uffici cui rivolgersi per denunciare le irregolarità. Bell'esordio. Questa polemica andrà avanti per mesi, riesplodendo ogni volta che i nuovi, teorici rapporti fra etnie «unificate» vivranno momenti caldi. Ieri per insistere su questo tema è ricomparso a Sarajevo perfino Mohammed Sacirbey, ambasciatore di Bosnia alle Nazioni Unite. «Noi riconosciamo i risultati delle elezioni - diceva • ma continueremo a denunciare i brogli». Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Alia Izetbegovic, Izetbegovic, Mohammed Sacirbey

Luoghi citati: Bosnia, Jugoslavia, Sarajevo