Pioggia di inchieste su Bossi

Sarà la Cassazione a coordinare le Procure. Poi ci vorrà l'autorizzazione a procedere della Camera Sarà la Cassazione a coordinare le Procure. Poi ci vorrà l'autorizzazione a procedere della Camera Pioggia di inchieste su Bossi Nuovi fascicoli a Venezia e Mantova VENEZIA. Non c'è stato arresto in flagranza di reato, come auspicava l'ex presidente della Corte Costituzionale Ettore Gallo. Né di reati al momento si parla. Ma certo sul celtico capo di Umberto Bossi sono piovute molte iscrizioni nel registro degli indagati, per i fatti di questa tre giorni sul Po. La prima ad aprire un fascicolo sul leader della Lega Nord è stata la Procura di Torino, sollecitata dall'Associazione Meridionali D'Italia. Tra ieri e oggi hanno seguito Mantova e Venezia. «Occorrerà un coordinamento delle inchieste aperte dalle varie procure» dice il procuratore capo di Mantova, Mario Luberto, che ha confermato l'iscrizione per la terza volta di Bossi sul registro degli indagati della procura mantovana. «Il procuratore generale presso la Cassazione dovrà decidere quale Procura dovrà procedere, e non ò escluso che la prescelta sia proprio Mantova». L'indagine mantovana è stata aperta dopo il comizio di Borgoforte del 14 settembre nel quale il leader del Carroccio ha parlato di proclamazione della Repubblica della Padania e dopo che, nel corso della festa svolta dalla Lega sempre a Borgoforte, domenica scorsa sono stati dati alle fiamme libretti Rai, 4 mila secondo gli organizzatori. Mario Luberto nel '95 aveva aperto un'inchiesta sul Parlamento del Nord dalla quale Bossi è uscito prosciolto perché i suoi discorsi tenuti a Villa Riva Berni rientravano nell'espressione di libertà di pensiero; una seconda indagine, ancora in corso, è relativa alle camicie verdi. Spiegando le ragioni della terza iscrizione di Bossi nel registro degli indagati, Luberto ha detto: ((Adesso la mia Procura ha fatto un cambio di rotta di 360 gradi. Qui siamo in presenza di fatti concreti e non più solo di idee». Anche la procura di Venezia ha aperto un fascicolo d'inchiesta sulla cosiddetta «dichiarazione di indipendenza della Padania», pronunciata da Umberto Bossi il 15 settembre in Riva dei Sette Martiri. «Non saremo inerti, ma io sono il titolare dell'inchiesta - dice il procuratore capo Vitaliano Fortu- nati - quindi devo essere prudentissimo, non devo dire mezza parola in più». Ma dall' altro palazzo sul Canal Grande, quello della corte d'appello, il procuratore generale Mario Daniele appare assai meno cauto: «Bossi si è spinto un po' oltre il lecito. Ha proclamato l'indipendenza e la sovranità della Padania, ha nominato un governo provvisorio, ha preannunciato che batterà moneta e costituirà una milizia. Sono bei fatti concreti, al di là degli atti preparatori. Sicuramente possono configurarsi come attentato all'unità dello Stato». Un vertice fra Daniele, Fortunati e il sostituto procuratore di turno Carlo Nordio, tre quarti d'ora ieri mattina, aveva avuto l'obiettivo di mettere a fuoco le iniziative da prendere in relazione alla manifestazione leghista di domenica. E Daniele ha suggerito a Fortunati di acquisire come primo atto la documentazione filmata dei fatti, rivolgendosi a una televisione locale che in diretta aveva trasmesso l'intera giornata. «E' mia opinione - dice il procuratore generale - che Bossi, anche se si è mosso con una certa cautela, si sia spinto oltre il lecito. Bisogna esaminare con grande attenzione quanto è accaduto, da Torino in avanti, e raccogliere ogni elemento che può essere utile al lavoro del giudice. Non spetta a me procedere - aggiunge ma la procura veneziana ha già avviato un primo atto formale con l'apertura di una fascicolo nel quale dovranno essere raccolti tutti gli elementi possibili. Poi, essendo il senatore Bossi un parlamentare, occorrerà eventualmente chiedere l'autorizzazione a procedere e il lavoro dei giudici si incrocerà ancora con una valutazione politica». La procura ha dunque aperto un fascicolo. Ma il fascicolo è vuoto: aspetta, cioè, come dice Fortunati, che arrivino i rapporti della polizia giudiziaria. Nessun nome ancora, nessun capo d'imputazione. E' sempre il procuratore a escludere che attualmente nel registro degli indagati compaiano il nome di Umherto Bossi o di altri esponenti della Lega presenti al momento della lettura del proclama e all'ammainabandiera del tricolore per sostitiiirlo con il vessillo padano. Immediata la reazione dei portavoce del «governo provvisorio» Roberto Maroni: «Un comportamento che richiama i tribunali speciali del governo del ventennio». Ma il giudice Nordio ha già dato disposizioni perché sia raccolto il materiale disponibile sulla manifestazione di domenica, ma anche tutta la documentazione relativa a indagini sulla Lega svolte negli scorsi mesi in seguito a esposti di cittadini. «Dobbiamo aspettare un quadro dettagliato delle vicende e a tale proposito abbiamo chiesto anche copia del proclama - conclude sempre prudente Fortunati - la procura sta indagando, ma siamo abituati a leggere tutti gli atti. Pri¬ ma di precedere, bisogna valutare dunque tutti gli elementi. Quello che è certo è che faremo il nostro dovere. I fatti in questione, in ogni caso, come prevede la legge, saranno poi valutati dal gip». Incurante delle nubi giudiziarie che si addensano, Umberto Bossi se la prende nuovamente con i giornalisti: «Quella di ieri? Una sceneggiata. Era tutto preparato: la signora mentre parlava occhieggiava all'altro signore che poi ha fatto la sceneggiata. Direi che è l'inizio di un meccanismo, di un tentativo di chiudere l'informazione, che è un tentativo in linea con imo Stato antidemocratico come quello italiano. Io non ho insultato i giornalisti, ho detto solo che siamo all'ultimo mese che ha il regime. Non può fare le riforme, non può mandare i carabinieri o li può mandare ma con una serie di conseguenze che è facile immaginare. Non restano che i giornalisti per falsificare le inforni azioni», [r. i.] COSA RISCHIA IL SENATUR TRE VOLTE ISCRITTO nel registro degli indagati presso le procure di Mantova Torino e Venezia. Occorrerà un coordinamento delle indagini, il procuratore generale presso la Cassazione dovrà decidere quale procura dovrà procedere, probabilmente Mantova. REATI PER CUI E' INDAGATO - Attentato all'unità e integrità dello Stato (art. 241 CP); - apologia e pubblico istigazione a commettere dei delitti contro la personalità dello Stato (art. 303 CP); - incitamento a non pagare le imposte (di del 1 947). QUALI SONO LE RAGIONI? - aver ammainato la bandiera d'Italia per sostituirla con un'altra; - aver dichiarato l'indipendenza di uno Stato autonomo; - aver proclamato la costituzione di una guardia nazionale; - aver acceso un falò per distruggere i libretti del canone Rai. CHE COSA RISCHIA Per il 303 la reclusione va da 3 a 12 anni; per il 241 è possibile anche l'ergastolo. E' SEMPRE NECESSARIA L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE DELLA CAMERA L'unica altra possibilità (ormai inattuabile) era l'arresto in flagranza, ossia durante un discorso o l'ammainabandiera. Il leghista Roberto Maroni In alto: il leader del Carroccio Umberto Bossi