Olivetti, indagato De Benedetti

I giudici sentiranno anche il presidente Tesone e l'ex direttore finanziario Ariaudo I giudici sentiranno anche il presidente Tesone e l'ex direttore finanziario Ariaudo Olivetti, indagato De Benedetti // titolo sospeso sette volte crolla a quota 472 MILANO. I numeri dell'Olivetti? Quattro gli indagati, tra cui Carlo de Benedetti, per false comunicazioni sociali. Sette le sospensioni ieri del titolo in Borsa, sotto l'ondata di vendite da brivido che hanno spinto le azioni a 472 lire. E sul listino l'Olivetti tutta vale ormai meno di 1700 miliardi. Eppure la sola quota controllata in Omnitel dovrebbe valere più di 2500 miliardi.... Altri numeri. Sedici le chilometriche risposte ai quesiti Consob che hanno impegnato l'azienda per tutta la giornata senza riuscire poi a rispettare la scadenza di 24 ore imposta dalla Commissione. Basteranno questi numeri, in arrivo stamattina a sfamare la voglia di informazioni di un mercato più annichilito che sbalordito? «Difficile dirlo - replica Ettore Fumagalli, ex presidente delle Borse Cee - ma la Commissione sta facendo tutto il possibile. A questo punto è la trasparenza il valore da difendere a tutti i costi...». Intanto, la principale novità, anche se non inattesa data la piega degli eventi in questi giorni, è che per Carlo De Benedetti è suonata di nuovo la campana della magistratura. L'ex presidente dell'Olivetti risulta da ieri indagato per false comunicazioni sociali dalla procura della Repubblica di Ivrea assieme al suo successore, l'avvocato Antonio Tesone, e all'ex direttore finanziario Corrado Ariaudo. I tre raggiungono nell'inchiesta l'amministratore Francesco Caio (indagato pure dalla procura di Roma dopo una denuncia di un deputato di An sull'Omnitel) che sarà ascoltato dai pm di Ivrea solo nella prossima settimana. Le accuse? Tutto nasce dalla lunga deposizione di venerdì scorso dell'ex direttore finanziario Renzo Francesconi, come sottolinea il suo legale, l'avvocato Ennio Festa: «L'accusa si basa come unico elemento sulle sue dichiarazioni. Caio ha, ovviamente, un'altra versione dei fatti che intende fornire ai giudici». Nell'attesa, sul circuito di Borsa i titoli hanno subito l'ennesimo tracollo dopo un incredibile, inedito tiraemolla: sospesi per eccesso di ribasso, poi riammessi, so¬ spesi di nuovo, riammessi e così via per sette volte. Un tonfo a quota 472,1 lire dopo scambi agitati ma pur sempre ragguardevoli: 44,8 milioni dì pezzi per 21 miliardi di lire. E, a questo punto, in Borsa qualcuno comincia a dare altri numeri. Nelle ultime nove sedute, quelle in cui sono stati bruciati più di 800 miliardi di lire e il valore dell'azienda è sceso a poco più di 1600 miliardi, c'è chi ha venduto ma anche chi ha comprato. E' probabile, insomma, che qualcuno abbia costituito pacchetti di ti- toh a prezzi interessanti da girare al miglior offerente in caso di una possibile scalata. Fantasie? L'affare, almeno in teoria e se non verranno fuori novità sconvolgenti dalle inchieste giudiziarie, ci potrebbe pure essere... «A questi prezzi - dice un analista - il 51% di Olivetti vale meno di 900 miliardi di lire. La sola Omnitel, secondo stime accettabili, vale circa 6 mila miliardi. Il che vuol dire che il pacchetto in mano all'Olivetti, cioè il 41,3%, conta per 2500 miliardi». Ma allora, c'è da chiedersi, in Borsa sono matti. «No, semplicemente sono rimasti scottati troppe volte e adesso sono molto severi. Nessuno può escludere brutte sorprese e gli unici compratori possibili sono stranieri, americani più che giapponesi. Gente che di noi non si fida». Resta il fatto, però, che quello attuale sembra comunque un prezzo di saldo... «In pratica il mercato fa questo ragionamento: se compro Olivetti, prendo possesso di Omnitel, ma mi trovo alle prese con una brutta gatta da pelare: quei 1500 miliardi di margi¬ ne sono quel che mi potrebbe occorrere per rimettere a posto l'azienda in un'ottica di liquidazione». A giudicare dai prezzi attuali, insomma, la Borsa ritiene che tutta l'Olivetti salvo i telefonini valga meno di zero. Anzi, chi si imbarca in quell'avventura merita una dote a fondo perduto di 1500 miliardi o giù di lì, Non è troppo? «Forse - ammette l'analista - perché l'Olivetti ha pur sempre un marchio, una quota di mercato, alcune divisioni in attivo e con una certa consistenza. Ci sono 10 mila miliardi di fatturato con numerose zone d'ombra ma anche aree di luce. Però...». Però? «Però l'impresa è immane e ci vuole umiltà: bisogna uscire da alcune aree d'affari o comunque andare in minoranza. A partire dai personal, ma non solo. Eppoi ci vogliono tanti quattrini freschi da mettere in un business: o nelle telecomunicazioni o nel resto. Tutto non si può fare». E il non averlo capito, probabilmente, è stato fatale per De Benedetti. Ugo Bertone La Consob aspetta fino a tarda sera le risposte di Ivrea ma la società chiarirà solamente oggi i conti del semestre OLIVETTI NELLA BUFERA Il 22 MAGGIO E' IL MOMENTO DI MASSIMO FULGORE: LA OLIVETTI E' AL SECONDO POSTO NEL MONDO NELLA CLASSIFICA DEI PRODUTTORI DI PERSONAL COMPUTER AT&T ESCE DA OLIVETTI ED ENTRA CON UNA 1978 CARLO DE BENEDETTI ATTRAVERSO LA CIR RILEVA IL 15% DELLE AZIONI DELLA OLIVETTI E IL 26 APRILE DIVENTA VICE PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO nanai AT&T ACQUISISCE IL 25% DI OLIVETTI NELLA CAPOGRUPPO OR PARTE IL PRIMO PIANO ARTICOLATO DI RISTRUTTURAZIONE IL GOVERNO DA' VIA UBERA A 3 MILA PREPENSIONAMENTI 1994 OLIVETTI CON UNA QUOTA DEL 51 % COSTITUISCE OMNITEL PRONTO ITALIA: NEL FEBBRAIO '95 OMNITEL VINCE LA GARA PER IL SECONDO GESTORE DELLA TELEFONIA MOBILE IN ITALIA una OR SIGLA UN ACCORDO CON LA DIGITAL, CHE ACQUISISCE L'8,06% DEL CAPITALE OLIVETTI. DIGITAL USCIRÀ' DALLA COMPAGNIA DUE ANNi DOPO CORRADO PASSERA ABBANDONA OLIVETTI; DA LUGLIO, NUOVO AMMINISTRATORE DELEGATO VIENE NOMINATO FRANCESCO CAIO. IL 3 SETTEMBRE DE BENEDETTI LASCIA LA PRESIDENZA DEL GRUPPO. IL 6 SI DIMETTE FRANCESCONI. IL 13 FRANCESCONI VIENE ASCOLTATO DALLA PROCURA DI IVREA IL 16 CAIO VIENE ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI. IERI E' TOCCATO ALL'INGEGNERE 1995 IL MAXI AUMENTO DI CAPITALE DA 2257 MILIARDI VIENE SOTTOSCRITTO AL 99,76% MA L'ESERCIZIO CHIUDE CON 1.598 MILIARDI DI PERDITE 472 Enzo Berlanda presidente della Consob

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