Lo stupore della Iannini

io stupore della Iannini io stupore della Iannini «Sono perplessa, ma non do giudizi» ROMA. Augusta Iannini, 46 anni, giudice delle indagini preliminari a Roma, moglie del giornalista Bruno Vespa, è l'unico magistrato di quelli che scoprirono la microspia al bar Tombini a non essere finito in carcere. L'altro giorno però, un pentito della «banda della Magliana» ha fatto il suo nome al processo per l'omicidio Pecorelli. «Una pura coincidenza temporale, perché sono dichiarazioni vecchie di tre anni, tutte palesemente false, e per le quali c'era già una mia denuncia per calunnia», dice la giudice che sull'uso dei pentiti aveva già detto al Foglio: «Questo permissivismo deve finire, è fonte di inquinamento giudiziario, politico e morale della vita civile». Dottoressa Iannini, che cosa pensa degli arresti dei suoi colleghi Savia e Napolitano? «Sono assolutamente stupefatta, ma non conosco i fatti né gli atti processuali, quindi non do giudizi». Ritornano le indagini sul «porto delle nebbie», sui giudici romani accusati di corruzione... «Eh, questa nomea non riesciamo a scrollarcela di dosso. Però io penso che a Roma si applicano le leggi senza confondere la giustizia con l'etica. Insomma, teniamo separata l'applicazione del codice penale dall'etica e dalla deontologia, e credo che questa distinzione vada salvaguardata. Evidentemente altrove non è così». Sta dicendo che queste inchieste vanno oltre il lecito? «Sto dicendo che in altri uffici giudiziari c'è mio stile un po' meno asettico di quello che abbiamo a Roma, e questo crea molta confusione». Lei conosce bene i magistrati arrestati ieri. Si aspettava un simile epilogo? «Ma neanche per sogno, non c'era alcun sentore. Con Napolitano siamo amici, per me è una bravissima persona, e penso che anche il suo tenore di vita lo possa dimostrare. Savia è uno dei tanti colleglli che lavoravano a Roma». Anche il suo ex-capo, Squillante, è coinvolto in questa inchiesta. «Dell'indagine non so nulla, e Squillante non lo vedo e non lo sento dal giorno del suo arresto». Si discute di «potere forte» dei giudici, di separazione delle carriere. Lei che ne pensa? «Sarebbe una rottura troppo forte. Credo che la soluzione possa essere un'altra, e cioè la temporaneità degli incarichi negli uffici giudiziari, e non solo per i capi. Quando si rimane per dieci o vent'anni nello stesso posto, anche come semplice sostituto procuratore, certe relazioni si intrecciano inevitabilmente. Naturalmente questo non significa che le connivenze illecite siano automatiche, ma è un problema di trasparenza che la magistratura si deve porre». [gio. bia.] 5

Persone citate: Augusta Iannini, Bruno Vespa, Iannini, Magliana, Napolitano, Pecorelli, Savia

Luoghi citati: Roma