Nel Palazzo veleni e sospetti di Fabio Martini

Nel Paiono veleni e sospetti Nel Paiono veleni e sospetti Buttiglione: il caso-Necci, rappresaglia politica? L'ARRESTO DEL GRANDE «BOIARDO» SROMA EMBRAVA un film da cineteca. E invece «Il Palazzo assediato da Tangentopoli» è un remake che ieri mattina è ricomparso improvvisamente sugli schermi dei palazzi romani. Con vecchie scenette e nuove gag. La prima «carrellata» è su Botteghe Oscure. Secondo piano, ufficio del segretario: Massimo D'Alema confida ai suoi che l'«irruenza» di Cesare Salvi non gli è piaciuta, che quelle sortite sulla «separazione delle camere» nella magistratura sono state premature. Se ne parla anche nella riunione a porte chiuse dell'esecutivo pds e all'ora di pranzo la privata irritazione di Massimo D'Alema prende corpo nella «velina rossa», l'agenzia che rilancia gli umori del segretario: le sortite di Salvi vengono paragonate a quelle del «Pannella di turno», un epiteto che dalle parti di Botteghe Oscure è il massimo insulto, peggio che dir fascista. La seconda «carrellata» è nel cuore del Palazzo. Sala stampa di Montecitorio, Tiziana Parenti parla dell'arresto di Necci e spara pallettoni pesantissimi: «L'impressione è che si stia ricominciando a creare un clima di terrore che non risparmia nessuno». Ma per «Titti la rossa» non è soltanto una questione «climatica». E l'ex magistrato dice papale papale: «E' molto sospetta la coincidenza dell'arresto di due magistrati che avevano indagini in corso uno sul fratello di Walter Veltroni e l'altro sulla Parcomit, che è la finanziaria del pds...». E cosi, anche l'era dell'Ulivo ha la sua Tangentopoli. E nei palazzi del potere c'è di nuovo la trepidazione degli ultimi mesi della Prima Repubblica: onorevoli che chiedono le ultimissime ai giornalisti, capannelli, veleni iniettati senza far finta di nulla. Ecco Mario Baccini, plenipotenziario del ccd a Roma: «Vogliamo dirla tutta? Lorenzo Necci era il vero candidato del Polo come sindaco di Roma. Riservatamente se ne parlava ai massimi livelli già da qualche giorno e poi lo sapevano tutti che oramai alle Ferrovie non ci poteva più stare». E il progetto politico? «Su Necci-sindaco - insiste Baccini- si mettevano d'accordo Dini e Berlusconi, e Fini era costretto a seguire al secondo turno. L'idea era questa...». Sembra ben informato l'onorevole del ccd, tanto più che a far saltare il progetto deve aver contribuito un po' anche lui, visto che è stato proprio Mario Baccini, a luglio, a presentare un'interrogazione che chiedeva conto dei traffici di alcune società delle Ferrovie e in particolare della società che è al centro dell'indagine. E qualche pensierino alla candidatura a sindaco di Roma doveva averla fatta anche Necci visto che - come anti- cipa l'agenzia AdnKronos - l'amministratore delegato delle Ferrovie aveva appena finito di «scrivere un libro sulle grandi città». E la conferma di un Necci in movimento verso la politica arriva anche da Rocco Buttiglione: «E se dietro al suo arresto ci fosse una rappresaglia politica? E' possibile che qualcuno abbia voluto tagliargli le gambe prima che lui si mettesse in politica...». E così in questo 17 settembre in Transatlantico torna ad aleggiare un clima d'altri tempi. Sospetti, veleni, divisioni dentro i partiti. Gli ex democristiani del ppi, proprio come accadeva nella de, riescono a dire tutto e l'opposto di tutto. Il presidente del ppi Giovan¬ ni Bianchi si scaglia contro «chi fabbrica teoremi» e invita invece «ad interrogarsi su quali siano ancora le sacche di connivenza affaristica negli apparati dello Stato». Ma alcuni suoi amici di partito hanno un altro tipo di preoccupazione: chiedono al ministro Flick se non sia il caso di bloccare l'indagine contro Necci. E' il caso di quattro deputati del ppi eletti nelle liste dell'Ulivo - Abbate, Borromiti, Carotti e Veneto - che hanno depositato ieri negli uffici di Montecitorio un'interrogazione per chiedere al ministro di Grazia e Giustizia se sia vero che Necci sarà interrogato soltanto il 18 settembre, se questo sia corretto e «in caso negativo quali provvedimenti intenda adot- tare». Amico di tutti Lorenzo Necci, eppure la preoccupazione di una nuova Tangentopoli sembra prendere più la sinistra che la destra. Nel centro-sinistra comincia a serpeggiare il timore di una sovrapposizione Ulivo-Tangentopoli 2, al di là delle persone coinvolte. E il primo a capire i rischi di una semplificazione è D'Alema che dopo averne parlato con i suoi a Botteghe Oscure, lancia il suo messaggio dalla festa del ppi di Scandiano: la vicenda-Necci non è un riesplodere di Tangentopoli. E Cesare Salvi, dopo essere stato rimbrottato nel partito, nel tardo pomeriggio, si incontra con Giancarlo Caselli. Quaranta minuti e alla fine il procuratore capo di Palermo dice: «Un incontro tra amici che si conoscono da tanti anni». E la separazione delle carriere? Caselli sorride: «Come avrei potuto non farne accenno?». E Salvi: «Caselli mi conosce troppo bene e ha capito che la mia proposta è fatta a fin di bene». Fabio Martini Dall'alto: Rocco Buttiglione e Walter Veltroni

Luoghi citati: Roma, Salvi, Scandiano, Tangentopoli