Sanità e pensioni ancora sotto tiro di Paolo Patruno

Dai sindacati stop al governo. Callieri: possibile un'altra manovra da 10 mila miliardi Dai sindacati stop al governo. Callieri: possibile un'altra manovra da 10 mila miliardi Sanità e pensioni ancora sotto tiro Veltroni: dovremo limitare i ritocchi BARI DAL NOSTRO INVIATO Il governo rassicura i sindacalisti ma in verità vuol mantenersi le mani libere nella stesura definitiva della Finanziaria anche su quei nodi delicatissimi della Sanità e della Previdenza. Davanti al veitice sindacale riunito per l'assemblea Uil alla Fiera del Levante, Walter Veltroni assicura che per il governo sarà «un risultato utile non intaccare radicalmente» la spesa sanitaria e la previdenza per evitare scontri sociali. Come a dire che alla fine ci potrebbero anche essere dei ritocchi, malgrado Larizza, D'Antoni e Cofferati avvertano a non creare «un clima ostile» se verranno colpiti questi nervi scoperti per il mondo del lavoro. Potrebbero scapparci, allora, il rincaro dei contributi sanitari per i redditi alti o l'aumento di quelli previdenziali per gli autonomi? Oppure il contributo di solidarietà sulle pensioni anticipate di anzianità? Prudente, il ministro del Lavoro Treu, prima di partecipare a un dibattito sul Mezzogiorno, si limita a confermare: «E' un'ipotesi che gira, che qualcuno sta esplorando. Sono disponibile, ma non mi esprimo. Aspettiamo ancora qualche giorno a verificare gli ultimi conteggi. So bene che le categorie confermano la loro resistenza, ma ci vogliono risorse e non solo fantasia per far quadrare i conti e trovare anche quei 5000 miliardi per l'occupazione». Davanti ai delegati della Uil, il vicepresidente di Confindustria Carlo Callieri ipotizza «uno sconfinamento» nei conti pubblici di diecimila miliardi. Un'ipotesi confermata anche da Pietro Larizza, che ha riconosciuto come «probabile una ulteriore manovra da diecimila miliardi a fine anno» per rispettare i tempi e i parametri di Maastricht. Ma il leader della Uil ha ammonito anche «i rigoristi a oltranza» a non incideie su pensioni e Sanità, a non cercare «un massacro sociale perché allora salta tutto», mettendo sul banco degli imputati sia il governo per le tariffe che le imprese per i prezzi. Anche i suoi colleghi di Cisl e Cgil hanno adottato lo stesso tono bellicoso. «Non è una via praticabile» liquida sbrigativo D'Antoni. «E' un'ipotesi da evitare, il rigore non deve essere a senso unico» incalza Cofferati. Ma cosa succederà se il governo taglierà? Cofferati si fa più guardingo: «Valuteremo sull'insieme della Finanziaria». D'Antoni esclude «un processo alle intenzioni» e si trincera dietro un prudente «valuteremo». Callieri non si è lasciato certo intimorire dal massiccio fuoco di sbarramento sindacale confermando punto per punto la tesi degli imprenditori. «Non c'è nessun sadismo da parte nostra, ma ricordiamo che l'80 per cento della spesa corrente deriva da Pubblica Amministrazione, Sanità e Previdenza. I tassi d'interesse potranno calare solo davanti a una confermata tendenza a ridurre la spesa pubblica». Per Callieri, dunque, abbiamo davanti «la prospettiva di una crescita esponenziale della spesa sanitaria» e «prima si affronta con chiarezza la riforma delle pensioni, indispensabile perché è una ipoteca a danno delle generazioni future, e meglio sarà». Anche perché così si libereranno risorse per il risanamento e lo sviluppo, quindi per l'occupazione. E questo è stato un altro tema del confronto triangolare tra governo-sindacati e imprenditori a Bari. Veltroni ha lanciato un messaggio rassicurante: nella Finanziaria e nella conferenza di Napoli, a fine mese, il governo punta su infrastrutture e progetti per l'occupazione, specie al Sud, con misure incisive su formazione, flessibilità del mercato del lavoro, nascita di piccole e medie industrie. Treu ha definito «l'ultimo, difficile tornante» questo traguardo della flessibilità del lavoro nel cui filone si colloca anche il programma-pilota dei «contratti di area», che Callieri definisce «un accordo di principio, da realizzare senza pregiudiziali». I sindacati sono ancora guardinghi, anche perché il problema dell'occupazione s'intreccia con la dura vertenza contrattuale dei metalmeccanici. Il vicepresidente della Confindustria sostiene ancora che «l'occupazione è messa a rischio dal costo del lavoro» aggravato dalla progressiva riduzione della fiscalizzazione degli oneri sociali nel Sud. I sindacati hanno ormai concesso «la flessibilità» che per Cofferati e Larizza deve comunque «mantener fermi i diritti fondamentali sui minimi contrattuali». Più innovativo, D'Antoni proclama: «Usciamo dalla propaganda reciproca sui contratti d'area. Io non escludo nulla sulla flessibilità, d'orario e salariale. Purché sia contrattata». Paolo Patruno Carlo Callieri

Luoghi citati: Bari, Napoli