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A scuola di tenerezza L'ETOLOGA E LA PSICOLOGA GIUDICANO L'INIZIATIVA A scuola di tenerezza COME sempre noi arriviamo buoni ultimi. E' dal 1991 che è sorta negli Stati Uniti l'associazione «Pet Partners» proprio con lo scopo di portare ai bambini ospedalizzati cani, gatti, conigli, criceti, pulcini, e altri animali. Perché è ormai assodato che la loro presenza è di grande giovamento ai piccoli pazienti. In questo caso, nel reparto pediatrico dell'ospedale di Padova si vogliono introdurre cuccioli delle specie più disparate. Ed è giusto che si cominci l'esperimento. Perché il messaggio dei «baby» è sempre il più efficace. Cuccioli e pulcini posseggono alcune caratteristiche fisiche che evocano protezione e tenerezza. E non solo nell'ambito della specie. Anche al di fuori. I segnali infantili di un gattino ad esempio sono le orecchie piccole, la testa rotonda, gli occhi grandi e sgranati, le forme morbide del corpo. Sono segnali pronunciati soprattutto nella primissima infanzia che servono a stimolare le cure parentali. E inoltre bloccano l'aggressività dell'adulto. Lo dimostra il comportamento di alcune scimmie (bertucce) che, quando si avvicinano a un maschio dominante e vogliono inibire la sua aggressività, prendono a prestito un piccolo e se lo tengono in braccio con ostentazione. La vista del cucciolo ammorbidisce istantaneamente la reazione dell'individuo di rango elevato. Nei nostri confronti, il topo ad esempio suscita repulsione, ma il topolino di 15-20 giorni di età è un graziosissimo batuffolo di pelo che fa solo tenerezza. E lo stesso discorso vale per i piccoli di altre specie. Il bambino (ma anche l'adulto) è attratto dal calore e dalle fattezze minuscole di un cucciolo, che gli dà una sensazione ben diversa da quella che gli può dare un pupazzo di peluche. Il contatto con la vita ai suoi primi stadi non può essere che positivo e benefico. Isabella Lattes Corfmann L'etologa Isabella Lattes Coifmann