D'Alema: non è in piazza che si risponde al senatur

D'Alema: non è in piazza che si risponde al senatur D'Alema: non è in piazza che si risponde al senatur LA RISPOSTA DELLA QUERCIA LROMA A lezione nazional-popolare impartita da Gianfranco Fini ai compagni di Modena si dispiega in due sequenze: prima di affrontare il dibattito sotto il tendone bianco, il capo di An si toglie lo sfizio di passeggiare per gli stand della festa dell'Unità con mamma Danila e papà Sergio. Poi sale sul palco e completa la lezione con questa provocazione: «La sinistra - dice Fini - ha perso una occasione: una grande forza come il pds avrebbe potuto dare una risposta ai deliri secessionisti di Bossi!». Sorpresa: dai compagni di Modena si alza un applauso, un battimani per nulla scontato, che fa trapelare una frustrazione, un enigma: perché la sinistra ha lasciato la piazza tutta agli ex missini? Perché la sinistra ha preferito la sordina alla grancassa? Insomma, occasione persa o no? In realtà quell'applauso è una sorpresa a metà perché Fini si è infilato in una fessura che già era aperta a sinistra. Il primo ad aprire le porte all'amor di patria era stato qualche giorno fa il sindaco di Napoli Antonio Sassolino che senza tante perifrasi ha applaudito Fini per quel corteo patriottico. E Michele Serra ha detto papale papale: «Complimenti a Fini», mentre «la sinistra si è arrangiata» e ha «latitato con i suoi leader, colpevoli di omissione di atti d'ufficio». E un raffinato bastian contrario come il sindaco di Venezia Massimo Cacciari dice: «Fallimento di Bossi? Assolutamente no perché l'effetto massmediale è stato immenso». Fini ha vinto in piazza, Bossi in tv; e il pds? Nel day after la linea ufficiale di Botteghe Oscure resta il profilo basso, come ha spiegato l'altra notte a caldo Pietro Folena, ribattendo a Fini: «Avremmo fatto ridere il mondo se fossimo scesi in piazza...» e comunque «il nostro dovere lo abbiamo assolto attraverso il ministro dell'Interno». Ai com- pagni di Modena la risposta di Folena è molto piaciuta, un po' meno a Lucia Annunziata che conduceva il dibattito: «Non credo che il ministro dell'Interno possa essere rivendicato da un partito...». E ieri sera, intervistato da Bruno Vespa al Tgl, Massimo D'Alema ha tenuto il punto: alla piazza contro piazza non ci sto. «La risposta a Bossi - dice il segretario del pds - non si misura facendo un corteo lo stesso giorno di Bossi». Già, ma se l'Ulivo fosse stato spiazzato dalla destra perché il patriottismo non fa parte del dna della sinistra? D'Alema pronuncia parole che sarebbe stato arduo sentirgli dire ancora pochi anni fa. Queste: «Io sento profondamente il legame con la patria e con la nazione italiana». Ma il ronzio del rimpianto resta, resta eccome e così ecco che a Botteghe Oscure, con la bacchetta magica si trasforma in risposta di piazza a Bossi il solito comizio finale della festa dell'Unità. «Non abbiamo fatto un corteo lo stesso giorno di Bossi, ma domenica prossima - dice il segretario del pds - ci sarà la chiusura della festa di Modena...». E Franco Bassanini, che ha il compito di fare le riforme federaliste, si impegna in una contabilità non esattamente da ministro della Funzione pubblica: «Vedrete, che domenica a Modena ci sarà il triplo o forse il quadruplo di persone rispetto alle manifestazioni di Bossi...». E se i pullman con i pensionati di tutta l'Emilia Romagna stanno già scaldando i motori, Antonio Bassolino ha in mente di «santifica¬ re» una nuova data: il 7 gennaio. Quel giorno, quando la bandiera nazionale compirà 200 anni, alcuni sindaci dell'Ulivo vorrebbero far svolgere in tutta Italia la «giornata del tricolore», anche se dovesse continuare a stazionare in Parlamento un apposito disegno di legge. Certo, a Botteghe Oscure nessuno si dichiara pentito di aver risposto a Bossi col guanto di velluto, ma spunta per la prima volta un'inquietudine: caro Prodi e cari ministri, se ci siete battete un colpo. Certo, non è il mo¬ mento di mettere alla frusta pubblicamente il governo, ma D'Alema ha confidato ai suoi che non si può più aspettare, che non può essere scartata neanche l'idea di anticipare alcune delle riforme federaliste per decreto. «Non c'è dubbio - dice Pietro Folena, rientrato al Botttegone che a questo punto serve un'accelerazione». E D'Alema lo dice in modo molto netto: «Questo è il tempo delle riforme, altro tempo non c'è». % Il segretario del pds Massimo D'Alema

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