«No alla guardia nazionale»

Il governo scende in campo. Veltroni: ma non vogliamo trasformarlo in martire Il governo scende in campo. Veltroni: ma non vogliamo trasformarlo in martire «No alla guardia nazionale» Napolitano: Bossi recuperi il senso del limite ROMA. La «guardia nazionale padana», l'embrione di un esercito leghista, no e poi no. Il giorno dopo il flop di Bossi sul Po, il governo offre ancora una volta dialogo sul federalismo ma alza, per la prima volta, steccati che non permetterà di superare a nessuno. «Il governo della Repubblica non consentirà l'arruolamento di nessuna guardia nazionale padana», è la linea ufficiale che annuncia il vicepresidente del Consiglio, Walter Veltroni. E' una sterzata netta rispetto a quello che, appena 24 ore prima, aveva detto il presidente del Consiglio, Prodi. Il quale, tendendo la mano al Bossi caduto, gli diceva che da lunedì «sono pronto al dialogo, a cercare di capire e a farmi capire». A mente fredda, la valutazione del governo ieri era che la Lega di Bossi è ormai sul ciglio del burrone e se fa un altro passo ci pen- serà la magistratura a fermarla. Se quel passo non lo ha già compiuto domenica. «Bossi è andato al di là di quanto fosse previsto», sostengono i repubblicani, per esempio. Perché il capo della Lega, atteggiandosi a leader di un fantomatico Stato della Padania, ha annunciato che il suo «governo» deciderà se pagare o no le tasse allo Stato italiano, ha detto che stabilisce rapporti con Stati esteri, che stamperà moneta e carte di identità padane e sta per arruolare un «esercito» padano, che chiama «guardia nazionale». «Bossi deve riflettere e recuperare il senso del limite e della responsabilità», è l'ultimo avviso del ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano. «Se ai proclami che sono stati letti a Venezia seguiranno azioni che possano costituire violazioni delle leggi, il confine lo dovrà stabilire la magistratura. Sono state annunciate azioni di particolare gravità. La cosa più grave di tutte è l'arruolamento di una guardia nazionale padana. E' assolutamente inammissibile. Bisognerà vigila¬ re. Si vigilerà». E' grave perché la legge vieta le formazioni paramilitari. E di fronte ad una iniziativa del genere, la magistratura sarebbe costretta ad intervenire. Ora in molti si chiedono, anche a sinistra, se non sia stata troppo lunga la corda che è stata concessa ad Umberto Bossi. «Se avessimo surriscaldato il clima - replica Veltroni - avremmo sbagliato. Non abbiamo sottovalutato. Siamo stati attenti a non cadere nella trappola tesa da Bossi, che si è autodefinito il Mandela della Pa¬ dania». La preoccupazione del governo è di non aiutare un Bossi in evidente difficoltà, trasformandolo in martire della causa secessionista. La promessa mobilitazione dei milioni di ribelli anti-italiani è fallita. Secondo le stime ufficiose del ministero dell'Interno, nelle varie tappe del pellegrinaggio di Bossi lungo il Po si sono raccolte molto meno di 130.000 persone. Meno di quanto Fini ne abbia raccolte domenica in una sola piazza, a Milano. E, però, si di- scute sulla qualità di quegli scarsi 100.000. Sono l'avanguardia multante di un consenso ancora diffuso a favore di Bossi, anche in versione eversiva, o l'esiguità dei numeri è indice di un distacco e dell'inizio della crisi del leader? Secondo il ministro della Difesa, Beniamino Andreatta, è stato «un referendum della Lega contro Bossi». Meno di 70.000 persone mobilitate, dice, «sono una quantità trascurabile». «Il fallimento di questa manifestazione nasce dalla disperazione politica di Bossi» sostiene Veltroni. Dall'opposizione, Raffaele Costa avvisa però che «chi minimizza il successo di Bossi è un ingenuo. In quattro mesi è riuscito a fare dell'argomento il fulcro del dibattito politico conquistando il palcoscenico. Il fatto drammatico è la nascita in Italia della cultura dell'indipendentismo». Alberto Rapisarda Calderoli: lo stipendio del Parlamento italiano? Con tutto quello che ha già pagato il Nord, è solo un piccolo anticipo sugli interessi Il vice presidente del Consiglio Walter Veltroni I «big» del Carroccio domenica scorsa con Bossi sul palco a Venezia A destra: l'ex ministro leghista Domenico Cornino

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