Adesso scatta il totonomine Demattè e Vaciago i favoriti di Roberto Ippolito

Adesso scatta il fotonomine Demattè e Vaciago i favoriti Adesso scatta il fotonomine Demattè e Vaciago i favoriti IL DOPO-NECCI UOMINI E STRATEGIE UROMA N uomo in carcere. Un'azienda senza testa. L'arresto di Lorenzo Necci scuote le Ferrovie dello Stato. L'amministratore delegato è il vero numero uno: ha tutti i poteri per la gestione della società. E ora? La domanda passa di bocca in bocca nelle stanze del potere. Il presidente delle Fs Giorgio Crisci corre a Palazzo Chigi, nel pomeriggio di ieri, dal sottosegretario alla presidenza Enrico Micheli. Almeno per il momento, tocca a Crisci prendere le redini: «L'azione della società - assicura proseguirà senza soluzione di continuità, con ogni garanzia per il pieno e tempestivo raggiungimento degli obiettivi istituzionali». Il presidente del Consiglio Romano Prodi è informato a Valencia, minuto per minuto, della situazione. Si sviluppano colloqui a livello politico: il ministro pidiessino dei Trasporti Claudio Burlando incontra il segretario del pds Massimo D'Alema. Le Ferrovie sono una delle maggiori aziende italiane, hanno in programma investimenti per migliaia d migliaia di miliardi: impossibile che manchi una guida. Problemi immediati, comunque, non ce ne sono. Il consiglio di amministrazione può intervenire sulle materie affidate a Necci, il presidente è ovviamente il rappresentante legale della società. Quindi l'attività prosegue regolarmente. D'intesa con Micheli, Crisci (che per nove anni è stato presidente del Consiglio di Stato) ò pronto per riunire il consiglio d'amministrazione e adottare i primi provvedimenti. E dopo cosa succederà? Si pensa già alla sostituzione di Necci, il cui mandato scade nel 1999? «Non ne abbiamo parlato, sono fatti di queste ore e siamo stati tutti sorpresi» dice il ministro degli Esteri Lamberto Dini, anche lui ieri a Valencia. Gli fa eco Pierluigi Bersani, ministro dell'Industria: non si è discusso della successione. Carlo Azeglio Ciampi, titolare del Tesoro (a cui spettano le decisioni come azionista delle Fs), è prudente. Il futuro di Necci, personale e professionale, è condizionato dal primo interrogatorio previsto per domani. Potrebbero esserci sviluppi nell'inchiesta. E il governo potrebbe meglio valutare cosa fare. Si dimetterà Necci, come in passato hanno fatto altri manager inquisiti? Sarà sollevato dall'incarico? Crisci guiderà l'azienda fino a un chiarimento giudiziario? Comunque stiano le cose, è inevitabile che si moltiplichino i pronostici sulle soluzioni. E quindi sui possibili candidati, a partire dalle soluzioni interne: il nome che si sente ripetere con insistenza è quello di Cesare Vaciago, direttore di gruppo per lo sviluppo (in pratica uno dei due direttori generali). Poi le attenzioni vanno a Silvio Rizzotti, di¬ rettore di gruppo per la gestione, a Ercole Incalza, amministratore delegato Tav, la società delle Fs per l'alta velocità, e all'ex segretario della Filt Cgil Mauro Moretti, oggi a capo della Metropolis che gestisce il patrimonio immobiliare delle Fs. Poi si guarda all'esterno. E il primo nome che spunta fuori è quello di Claudio Demattè, l'ex presidente della Rai, oggi presidente della Caricai (la banca calabrese controllata dalla Cariplo) e molto amico di Prodi, Qualora Necci scendesse effettivamente dal treno, ci potrebbe davvero essere un testa a testa fra Demattè e Vaciago (o gli altri dirigenti interni)? I giochi sono solo all'ini¬ zio, se non prematuri. Necci, rimasto in sella con governi di diverso colore, ha rappresentato un punto d'equilibrio rispetto alle diverse impostazioni sulla gestione e sui programmi delle Ferrovie. Neanche un eventuale successore scelto dall'interno avrebbe vita facile: qualcuno, all'interno dell'azienda, teme che nessun dirigente abbia peso politico sufficiente per ottenere la nomina. Ecco perché c'è chi è pronto a scommettere su Demattè o su altri esterni. In particolare, Vaciago può contare su buoni legami con l'attuale maggioranza. Ma contemporaneamente ha qualche problema con i sindacati; la sua esperienza al vertice dell'Atac, l'azienda di Roma per i trasporti pubblici, all'ombra del sindaco Francesco Rutelli, si è chiusa frettolosamente, dopo il no a una severa politica di bilancio e quindi ai tagli al personale. I sindacati ora temono uno scherzo del destino: l'arrivo di un commissario al posto di Necci, che subentrò nel 1990 al commissario Mario Schimberni (che aveva preso il posto di Ludovico Ligato, sotto accusa per lo scandalo delle lenzuola d'oro). Ma ora la situazione è diversa: le Fs non sono più un ente, ma una società per azioni. E il commissariamento è complicato. Tuttavia «la sola idea è da brivido» dice Paolo Brutti, segretario Filt Cgil. Roberto Ippolito Ma per ora tocca al presidente delle Fs Crisci prendere le redini: «Tutto come prima» A sinistra: Claudio Demattè Qui sotto: Cesare Vaciago

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