Milan nuovo ko, e non c'era Baggio di Marco Ansaldo

Dopo lo scivolone col Porto, Tabarez si arrende anche a Marassi; Mancini decide di testa Dopo lo scivolone col Porto, Tabarez si arrende anche a Marassi; Mancini decide di testa Milan nuovo ko, e non t'era Baggio La Samp rimonta i campioni illusi da un gol di Weah GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Roberto Baggio non l'abbiamo visto. Ci dicono che abbia assistito alla nuova sconfitta del Milan da una seggiola vicino al tunnel poche ore dopo aver detto a Tabarez che non sarebbe andato in panchina: ufficialmente per il dolore alla caviglia, ma pensiamo per una ferita più profonda, nell'orgoglio. Il caso è più che mai aperto e gli sviluppi sono imprevedibili, anche se non crediamo che la rottura sia imminente. Dei reste tutto nel Milan è in ebollizione, tranne il gioco che ristagna. Ieri sera, come nella notte con il Porto, i rossoneri hanno perso quando credevano di avere vinto e la crisi è già più presente di quanto non dica la classifica acerba. E' un malessere che tocca gli uomini e non il modulo che Tabarez aveva cambiato, in un certo senso presagendo che non sarebbe bastato a cancellare i difetti di Coppa. E' bastato un avversario, seppure di talento mai sfiorito, Mancini, per dimostrare il bluff. La Sampdoria non può esibire molto più del suo capitano, gioca con Evani terzino (povera anima), con i Iacopino e gli Zanini e i Laigle o i Veron. Ma dallo 0-1 di un match che era già perso ha rimontato e ha vinto per 2-1. Meritatamente. Per tutto il primo tempo il Milan ha pensato che non si poteva trovare un avversario più azzeccato per cacciar via le preoccupazioni. La Samp è come quei nobili spiantati che a furia di vendere i pezzi buoni dell'arredamento si riducono a dormire su un materasso: da come l'abbiamo vista faticherà a non impigliarsi nella parte bassa della classifica. Le restano Mancini, sempre più un predicatore nel deserto, e Karembeu quando disciplina il fisico. Ma dovrebbero spiegarci com'è possibile che nel campionato più bello del mondo ci stia ad esempio un centrocampista insipido come Laigle. L'atteggiamento dei blucerchiati favoriva il Milan. Tabarez aveva messo un centrocampista in più (Davids a sinistra) per equilibrare la sua squadra in difesa: «Quando gli avversari prendono qualche rischio e ci attaccano con tre punte subiamo troppo». Difficile sapere se a Marassi la Samp non aggrediva perchè il nuovo assetto rossonero produceva i primi effetti oppure perchè non ha più nessuno che sappia attaccare aiutando Mancini. Sta di fatto che fino al 47', cioè al momento della punizione di Veron, Rossi si era agitato soltanto per un gran numero del capitano blucerchiato al 13': Costacurta aveva perso la palla, Iacopino l'aveva appoggiata a Mancini che da 25 metri aveva pennellato una parabola straordinaria. Palo pieno, a portiere battuto. Una delizia. Nell'azione successiva il Milan aveva trovato il vantaggio. Diciamo trovato perchè non sono schemi che si preparano alla lavagna: il cross di Davids dalla sinistra era corto, Dieng ne prolungava sciaguratamente la traiettoria con un colpo della sua pelata lucida e Weah si trovava da solo con la palla tra i piedi. Destro centrale e potente, gol. Meno bello della cavalcata di una settimana fa con il Verona, ma più utile. Era il Milan a dominare. A sinistra Davids saltava Balleri e Mannini (al 2' Weah aveva sprecato di testa un suo benissimo cross), Ferron doveva salvarsi in un altro paio di occasioni. Costacurta e Maldini non erano perfetti negli appoggi e Simone, in attacco, non brillava per intuizioni luciferine, ma pazienza, l'Oscar Tabarez poteva star calmo in panchina senza che gli inquilini del palazzo milanista si dovessero dispiacere. Con Iacopino e Zanini sulle fasce e con i lanci lunghi a cercare Mancini contro Vierchowod che corre ancora più lesto di lui, il nuovo Milan poteva sorridere delle punzecchiature genovesi. L'errore semmai era di non insistere. La Samp non pareggiava i pericoli in attacco però teneva sempre più la palla. Dieng, con quel cognome che ricorda l'elastico che si spezza, si riprendeva dall'errore fatale e dava sicurezza alla difesa, Karembeu si accentrava di più per contrastare il Milan di Albertini e Desailly. Era comunque Mancini l'Uomo. Da solo, si procurava le punizioni giuste: al 45' Balleri non sfruttava la palla vagante, ma al 47' per un fallo di Vierchowod sul capitano, Veron trovava l'angolo giusto, la palla schizzava sul palo, poi su Rossi un po' anestetizzato e quindi in porta. La sindrome del Porto si insinuava, sta a vedere che da un'altra partita vinta ne viene fuori una sconfitta. Dopo quattro minuti i milanisti andavano vicini al tracollo, su un appoggio di Karembeu che Mancini e soprattutto Iacopino non arrivavano a deviare. Si riprendevano un'occasione con la palla gol di Maldini, libero davanti a Ferron: ma non sono giorni lieti per il pargolo del Cesarone. Palla gol sprecata e dall'equilibrio di un match ormai senza padroni usciva la rete sampdoriana: lancio di Karembeu e prodezza di Mancini nel deviare di testa con le spalle alla porta. Trentatreesimo minuto. C'era soltanto il te^po per perdere la testa. Senza ritrovare il gioco e la faccia. Marco Ansaldo Sopra Mancini, il match-winner A destra Weah, autore del primo gol