«Alen adesso ci prende gusto «Vado dove mi porta l'istinto» di Fabio Vergnano
Alen adesso ci prende gusto «Vado dove mi porta (istinto» PERSONAGGIO Alen adesso ci prende gusto «Vado dove mi porta (istinto» «BELLO» ANCHE m GIOUNO STORINO ETTE giorni fa Alen Boksic aveva l'aria triste e delusa degli sconfitti. Il pareggio della Juve a Reggio Emilia lo chiamava in causa in prima persona, perché ancora una volta era riuscito a fallire occasioni da gol inimmaginabili. Ma in una settimana è cambiato tutto: la rete al Manchester che vale un tesoro per la Juve (1300 milioni il premio Uefa per la vittoria), i complimenti dell'Avvocato Agnelli, ieri il primo gol in campionato al debutto casalingo. Magnifico. E all'improvviso la vita cambia. I giudizi negativi finiscono nel cestino dei rifiuti, Boksic diventa il nuovo eroe da celebrare, l'idolo delle folle, il campione su cui la Juve investe il proprio futuro. Chi si stupisce non è abituato a frequentare il mondo del calcio, dove tutto cambia in un baleno, dove si passa da brocchi a fenomeni in un amen. Ma nel caso di Boksic un po' tutti devono recitare il mea culpa. Ci sono stati giudizi affrettati e superficiali, gli è stata appiccicata l'etichetta di mangiagol ancora prima che si cominciasse a giocare. Per Giovanni Agnelli di fronte alla porta avversaria veniva colto da «un attacco di orticaria». Ma è bastato che abbattesse il Manchester perché ogni giudizio venisse stravolto e travolto. Così per l'Avvocato Boksic è diventato il replicante di Boniek, per Umberto Agnelli «una sicurezza». Soltanto Lippi non si stupisce, anche perché lui non ha mai avuto dubbi sulle qualità dell'attaccante croato. E ai nostri nipotini non racconteremo mai la favola di quel bravo giocatore della Juve che spendeva tesori di energie, ma non centrava mai la porta. Ed eccolo il Boksic felice. Chissà se davvero sono servite le lezioni private di tiro per restituirgli la gioia del gol e per cancellare la cura Zeman, per il quale Boksic era utile più come scassinatore di difese che come goleador. Alen non polemizza, non infierisce neppure sulla povera Lazio a quota zero. Vive con straordinaria intensità il presente juventino e riesce perfino a ringraziare il barcollante Zeman: «Se non mi fossi messo in luce a Roma, la Juve non mi avrebbe preso ed ora io non vivrei questi momenti straordinari». Ma quello che Lippi ha restituito all'antico ruolo di goleador è un Boksic molto diverso, più libero di creare e di puntare diritto verso la porta. Conferma il croato: «Vado dove mi porta l'istinto. Con Zeman ero più legato allo schema, qui posso muovermi di più, cercare la posizione che preferisco senza limitarmi a tenere la posizione sulla fascia sinistra». Insomma, i due gol che ha segnato finora sono il frutto della ritrovata libertà. Se la fortuna gli avesse dato una mano, ieri il suo bottino avrebbe potuto essere più cospicuo. Così ha superato Boniek, perché non è sol¬ tanto il «bello di notte» che piaceva tanto all'Avvocato. Boksic ha già fatto breccia nel cuore dei curvaioli: «Non è facile imitare un grande come Boniek, cancellarne il ricordo. Io spero di riuscirci con qualche gol alla luce del sole. Così saranno tutti contenti». Un elogio alla Juve: «Vincere è stata impresa da grande squadra, non era facile alla terza partita in tre giorni. Abbiamo avuto senso tattico e coraggio». Fabio Vergnano Sopra il gol di Ferrara. In alto Del Piero e qui sopra Lippi
Luoghi citati: Ferrara, Lazio, Manchester, Reggio Emilia, Roma
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