I bambini cambiano Sampa

I bambini cambiano Samoa REPORTAGE «Entrano soprattutto i dodicenni col cervello spappolato dall'ecstasy» I bambini cambiano Samoa La comunità di Muccioli, un anno dopo LA NUOVA SFIDA DI S. PATRIGNANO SAN PATRIQNANO DAL NOSTRO INVIATO Ave Maria, piena di grazia. Quel ragazzo viene da Crotone e si chiama Amodio. E' salito in cima alla collina, dove c'è il piccolo cimitero, ha portato la macchina fotografica e voleva lasciare un biglietto sulla tomba che è sommersa dai fiori e dalle dediche. Quando entri qui, non hai bisogno di chiedere per trovarla. Sta lì in mezzo e ci batte sempre il sole. Amodio ha recitato le preghiere e ha scattato le foto. «Tu sei benedetta fra tutte le donne», ha mormorato in ginocchio. Sul biglietto c'è scritto soltanto «San Vincenzo da Rimini». Ma San Patrignano non è Rimini. Amodio non ha mai preso un grammo di droga in vita sua. Andrea C. invece ha più eroina in corpo che sangue. E' arrivato qui l'altro ieri. Ha perso la strada e allora ha chiesto a un signore dov'era Vincenzo. Quello è rimasto in silenzio. «La comunità di Vincenzo», ha aggiunto Andrea C. «Segua Coriano», gli ha risposto il signore, «lo troverà». Può darsi che avesse ragione, che l'abbia trovato. Un anno fa, moriva Vincenzo Muccioli, da Coriano, lumini. C'era un grande assembramento di gente sulla porta di San Patrignano. Mamma Michela svenne e pianse per suo figlio. I turisti cercavano le televisioni e anche i genitori dei ragazzi di Sampa le cercavano, perché adesso non c'era più vergogna a piangere Vincenzo. Luciano Grulli aveva comprato delle paste e allora le mangiò da solo. Carlo Forquet lo fece entrare perché sapeva che quello era il suo modo di piangere. Fuori, c'era uno dei poliziotti che aveva interrogato tante volte Muccioli e i suoi ospiti, come li chiamavano giù al commissariato. Stava in disparte e guardava tutto. E uno dei ragazzi che era salito su, davanti a questa sbarra e a questo cancelletto chiuso, riuscì a penetrare il drappello dei cronisti e a chiedere ad Antonio Schiavon che stava leggendo il comunicato se Muccioli aveva sofferto molto prima di spegnersi. Schiavon alzò gli occhi dal foglio un attimo, e poi finì di leggere l'ultimo bollettino. Non gli rispose e non rispose a nessuno. Quando piegò il foglio, disse soltanto: «San Patrignano è Vincenzo. E continuerà a vivere». Era il 19 settembre, e venne la pioggia. Un anno dopo, Andrea C. è entrato qui un giorno di questi, che il piccolo ribelle s'è addormentato sulla spalla dell'omone davanti al cortile di ghiaia, un po' di sole in faccia e un cielo pieno negli occhi, e che la sbarra è rimasta abbassata sulla stradina vuota che viene su dai campi, come se fosse un giorno d'autunno da fotografare, quando si fanno i covoni di fieno sui prati rasati. E' figlio suo?, ha chiesto Andrea guardando il piccolo ribelle. «No. Ormai è figlio dell'ecstasy», gli hanno risposto. C'erano tante facce di bambini che lui non aveva mai visto prima, e c'era un silenzio che non conosceva, che non poteva conoscere. Non c'era nessuno davanti al cancello, appoggiato sul muretto o con la radio sulla spalla, non c'era nessuno di quelli con i maglioni per nascondere le braccia e proteggersi dal freddo che viene da dentro, non da fuori. Nel piazzale dietro il centralino, non c'era il fuoristrada grigio di Vincenzo. E non c'era neppure il suo vocione che bucava i muri e veniva fuori dalla sua stanza, per chiamare qualcuno e chiamava allo stesso modo i suoi ragazzi o quei disgraziati di giornalisti che gli capitavano tra le palle, come diceva lui. Ma Andrea C. non ci ha fatto caso. E' entrato qui per salvarsi e per cercare ancora Vincenzo, perché tra i tossici persi come lui si racconta che l'hanno visto passare sulle colline «e che andava a raccogliere i più sciagurati e se li teneva stretti contro il petto, come faceva quando ci salutava». E dicono che è diventato ancora più grande, e più massiccio, e la voce più roboante. Andrea C. ha 35 anni. Che ne sa lui di chi esiste e di chi non c'è più. Il suo amico prima di partire da Milano gli aveva detto: «Vado da Vincenzo». All'improvviso, aveva lasciato la piazza, ed era sparito come sanno svanire solo quelli che hanno la scimmia addosso che escono per comprare le sigarette e non tornano più. E allora anche Andrea ha voluto seguirlo ed è venuto qui ed è entrato un giorno di questi. A venir qui, si capisce bene quello che è cambiato. Il mondo fuori e il mondo della droga. Andrea C. e quel bambino. Non c'è la folla di diseredati che aspetta sulla porta Vincenzo e il suo vocione, non c'è più quella processione di sbandati, di mamme che pregano, di cuori che sbattono. Ci sono sempre meno tossici dello zoo, i disperati deUe metropoli. Adesso, spiega Carlo Forquet, «per la buona metà e qualcosa di più vengono dai piccoli e piccolissimi centri». Come se la disperazione si fosse spostata nei paesi, nell'Italia quieta della provincia. E Andrea Muccioli, che ha ereditato il ruolo del padre, dice che accolgono ancora tutti, «e più di tutti i dodicenni con il cervello spappolato dall'ecstasy». Oggi, ce ne sono 37, «ma solo perché non possiamo prenderne di più», e stanno tutti insieme nella loro casa, con il loro giardino, i piccoli laboratori, la sala da pranzo, la cucina, la scuola, tutti insieme attorno a Mauro, grande e grosso che ogni tanto li lascia addormentare sulla sua spalla. Uno viene qui, li vede, bimbi con lo sguardo spezzato, e pensa se questa è davvero la fine che stiamo facendo. «Vengono dallo Zen di Palermo, da Secondigliano a Napoli, da tutte le periferie senza luce e senza futuro», dice Carlo Bozzo. Ed è così che cambia San Patrignano senza il suo padre padrone, mentre i processi si spengono, e le polemiche qualche volta spariscono. Giù, a Pdmini, al Palazzo di Giustizia, la stagione dei grandi processi sembra finita e fa uno strano effetto. Qui, Andrea Muccioli progetta di ingrandire questa area per i più piccoli, e la casetta diventerà un palazzo, e il giardino diventerà una piazza e ci saranno campi da gioco e scuole. «Fra un anno questi bambini saranno almeno cento», dice. E Antonio Schiavon spiega che il primo lavoro da fare con loro è «quello di convincerli che sono dei tossicodipendenti». E questo è il nuovo dramma. «Hanno ima facilità enorme all'approccio con la droga», aggiunge Andrea Muccioli. «Un approccio senza barriere. Per questi ragazzini non è nient'altro che un bene di consumo, un mezzo per socializzare. Non c'è colpa, non sentono l'emarginazione che provavano i vecchi, i drogati della piazza». Ecco cos'è cambiato a Sampa, il paese di Vincenzo, un anno dopo. Il mondo che sta fuori. In 12 mesi ci sono stati circa 700 nuovi ingressi. Bambini, gente di 40 anni, «e persone di elevata collocazione sociale e lavorativa. Fanno la disintossicazione e poi ricominciano». Come se San Patrignano fosse uno di quei centri salutisti. Quando c'era Vincenzo, di ragazzino ce n'era solo uno. Si chiamava Alfredino, aveva 12 anni come questi, e veniva da Palermo. Vincenzo con lui, sembrava una mamma. Un anno dopo, San Patrignano sembra una grande mamma. E il 19 faranno una fiaccolata e verranno quassù, al piccolo cimitero, da tutta Italia. E dieci giorni dopo si sposeranno 14 coppie. E si sposano tante delle volontarie, si sposano quasi tutte, a parte Cuizia, che è la più bella, con due occhi chiari che sanno di mistero e di desiderio, e che viene incontro a tutti i forestieri e a quelli che entrano. Poi non importa se non ci sarà Vincenzo. Adesso finalmente riposa in pace. Pierangelo Sapegno A12 mesi dall'addio a Muccioli, non c'è più la processione degli sbandati La tomba del fondatore è sommersa dai fiori e dai biglietti con le dediche dei ragazzi LE VITTIME 1993 888 [781 uomini, 107 donne] DELLA 1994 uomin; 61 donne] DROGA • 1995 [950 uomini, 93 donne] 1996 +36% [nei primi tre mesi] ' Vincenzo Muccioli, morto un anno fa, fra i ragazzi della comunità. A sinistra il figlio Andrea che ha raccolto l'eredità del padre alla guida del centro. Sopra, la vedova di Muccioli

Luoghi citati: Coriano, Crotone, Italia, Milano, Napoli, Palermo, Rimini