Bossi come gli hippies nemici del Pentagono di Alexander Stille

Bossi come gli hippies nemici del Pentagono Bossi come gli hippies nemici del Pentagono UN AMERICANO A VENEZIA ARRIVARE dall'America a Venezia per la nascita della «nazione» • della Padania è un'esperienza surreale. Già il nome Padania per noi fa rima con il comicissimo paese immaginario di «Freedonia» del film dei fratelli Marx «Duck Soup» e la raccolta dell'acqua del cDio» del fiume Po sembra portarci indietro alle nebbie delle foreste celtiche. Ma sotto l'apparenza sia dell'antiquato che del ridicolo, c'è una realtà moderna riconoscibile. La dichiarazione dell'indipendenza della Padania letta a Venezia ricorda un momento analogo di teatro politico americano. Durante la guerra del Vietnam, alla fine degli Anni 60, un gruppo di estrema sinistra, di «hippies», organizzò una manifestazione di protesta minacciando di far «levitare» il Pentagono con il suo potere telecinetico. La polizia americana prese questo gesto provocatorio molto sul serio, circondando i manifestanti che gridavano incanti e parole magiche come se potessero realmente far volare il comando militare del Paese più forte del mondo senza muovere un dito. Eppure i militari americani avevano ragione di preoccuparsi. Anche se gli «hippies» non riuscirono a spostare un solo mattone del Pentagono (e il loro leader Abby Hoffman si suicidò anni dopo per disperazione) le proteste di quegli anni contribuirono non poco al ritiro dal Vietnam. Dichiarare l'indipendenza della Padania è un po' come annunciare la levitazione del Pentagono: un ge¬ sto assurdo e provocatorio che drammatizza però un problema reale sfruttando sapientemente i mass media moderni. Sotto la coreografia e i riti un po' farseschi la Lega ha messo il dito su una piaga vera. E' stato il primo movimento a mettere in discussione la struttura stessa del sistema italiano, denunciando la presenza massiccia e l'invadenza della burocrazia e dei partiti, l'eccessiva centralizzazione dello Stato e la corruzione e i disservizi della partitocrazia. Forze sia di destra che di sinistra hanno riconosciuto gli aspetti giusti delle pretese leghiste, ma hanno combinato abbastanza poco, bloccati da divisioni interne e calcoli politici. Bossi, con mezzi finanziari minimi e pochi voti rispetto all'opposizione ufficiale, è riuscito a mettere la questione federalista in primo piano con gesti teatrali. Qual è il pregio maggiore di Bossi? «Riesce a far parlare di sé senza spendere una lira del nostro movimento», dice Walter Meneganzia di Gorizia. Nonostante le sue nostalgie celtiche e il suo gusto per la vecchia politica urlata della piazza, Bossi è anche un politico moderno dell'era te¬ levisiva. Come il Mago di Oz, un ometto dietro un sipario che riuscì a proiettare un'immagine imponente e terrificante con l'uso di molti trucchi, Bossi è riuscito ad imporre la questione «secessionista», problema realmente sentito da pochissimi italiani. Raramente sono state spese tante parole sulla stampa e la tv in anticipo di un comizio così piccolo, banale e perfino noioso. Anche tra gli aderenti alla manifestazione, c'erano molte persone che non credono alla secessione. «Chiediamo cento per ottenere dieci» hanno detto alcuni. Lo stesso Bossi ha dichiarato: «Chiederemo un prezzo altissimo» dimostrando un machiavellismo tipicamente italiano. Ma i partiti sarebbero sciocchi ad ignorare il problema reale sotto la levitazione del Pentagono: il bisogno di riforme profonde e lo squilibrio pericoloso tra Nord e Sud. Alexander Stille Un gesto assurdo e provocatorio che drammatizza un problema reale. Non va sottovalutato Lo «zio Sam» immaginesimbolo dell'America

Persone citate: Abby Hoffman, Bossi, Marx, Walter Meneganzia

Luoghi citati: America, Gorizia, Venezia, Vietnam