« Il senatur va arrestato»

Veltroni: non può fare un esercito « Il senatur va arrestato» Igiuristi: le sue azioni di rilevanza penale POLITICA E GIUSTIZIA ARRESTARLO o non arrestarlo? Ovvero se l'Umberto Bossi secessionista abbia invaso la sfera «penalmente rilevante», reo di un delitto contro la personalità dello Stato, o se invece le sue siano ancora azioni «politiche», cui va risposto con i mezzi del confronto democratico. Il dilemma ha assunto proporzioni istituzionali ieri, quando il presidente Scalfaro ha chiamato in causa i giudici: «Una democrazia non deve avere paura di applicare il codice penale in presenza di incitamento a fatti illeciti o, peggio, di azioni illecite». E in serata ha rincarato la dose il vicepremier Walter Veltroni: «Bossi vuole costituire una guardia nazionale? Questo non è dato in un Paese in cui ci sono delle leggi. Noi non tollereremo alcun reclutamento di nessuna armata perché contrasta con le leggi e questo Bossi lo deve sapere». Ancora oltre va il professor Ettore Gallo, ex presidente della Corte Costituzionale, per cui Bossi «deve essere arrestato, in flagranza di reato, nel momento in cui istiga alla commissione di un delitto contro la personalità dello Stato». Gallo si spiega meglio: «Quando, di fronte a tremila persone afferma che entro un anno il Nord procederà con la secessione, istiga al reato di "attentato contro l'integrità, l'indipendenza o l'unità dello Stato", previsto dal Codice Penale: con pena fino a 12 anni di reclusione e arresto obbligatorio in flagranza di reato». Ma Bossi è un parlamentare.... «Non è un ostacolo: la Costituzione, in questi casi, autorizza l'arresto». La palla-Bossi, insomma, passa ai giudici. «Sta a loro valutare se nel comportamento di Bossi ci sono gli elementi costitutivi di un reato - dice Livio Paladin, anch'egli ex presi¬ dente della Consulta -. A me, d'istinto, pare che ancora non ci siano. Ma i delitti contro la personalità dello Stato prevedono anche solo il pericolo che l'unità d'Italia possa essere minata, quindi i margini di valutazione sono abbastanza ampi». E, pian piano, le procure si muovono. Il magistrato torinese Maurizio Laudi ha aperto l'altro giorno contro Bossi un fascicolo con l'accusa di attentato alla Costituzione e all'unità d'Italia. Un'altra denuncia, ad opera della Lega Meridionali d'Italia, è arrivata alla procura di Venezia, nei confronti di Bossi e Maroni. Il guai Maroni si ricorda di essere avvocato e replica che «i procedimenti giudiziari servono solo a creare martiri. La risposta da dare alla Lega è una sola, politica: risolvere i problemi del Nord». E' per una soluzione «politica» il presidente della Camera Luciano Violante, per cui Bossi va combattuto «con i mezzi della politica, soprattutto del confronto ideale». Secondo Gallo, invece, ormai si è andati troppo oltre: «Finora anche io ho detto che la risposta a Bossi deve essere politica. Ma ciò non esclude che, di fronte agli ultimi sviluppi, la polizia non debba procedere all'arresto obbligatorio». L'arresto in flagranza «in linea teorica è possibile, ma mi pare praticamente poco realistico - fa notare il professor Giovanni Conso, ex Guardasigilli ed ex presidente della Consulta -. Io personalmente mi auguro che a Bossi si possa rispondere sul piano politico, prima che avvengano fatti tali da rendere inevitabile la risposta giudiziaria (senza dimenticare che ormai alcune iniziative in tal senso sono partite). La risposta giudiziaria, peraltro, implica la necessità di autorizzazione a procedere della Camera di appartenenza». Come a dire, inutile cercare di distinguere: le due strade, politica e giudiziaria, s'intrecciano strettamente, e il problema Bossi lo devono affrontare insieme. Raffaella Sitipo Sopra: il presidente della Camera Luciano Violante Qui accanto: Giovanni Conso A destra: Ettore Gallo Veltroni: non può fare un esercito

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