Leoni, il top gun della Padania di Ugo Bertone

«Saremo più severi con Bossi» Leoni, il top gun della Padania «1piloti sono gente libera, come i leghisti» PIEVE PORTO MORONE DAL NOSTRO INVIATO Sfreccia nel cielo il Barone rosso padano trascmando la scritta «Padania libera» da Valenza Po a Mantova. E sulle rive del Po, all'apparenza vuote, spuntano striscioni e bandiere, all'apparire della piccola flotta padana. Poi il popolo della Lega torna ad acquattarsi sotto gli arbusti per ripararsi dal sole di quest'estate tardiva. La strana giornata della secessione è ancor più strana se vista dall'alto, sopra il placido Po agitato dai velivoli leghisti. Chi li comanda? Lui, Leoni Giuseppe, architetto e aviatore, leghista della prim'ora ed ex senatore, che sorride felice quando, finalmente, dall'oblò gli appare la folla di Pieve Porto Morone, a due passi da Pavia. «Come a Pontida, più che a Pontida» dichiara. Si arriva a Voghera e qui due mongolfiere fanno la guardia sulla riva. La gente si sbraccia a salutare. «Bossi sarà arrabbiato - commenta - perché mi voleva là a Venezia sul palco, in abito scuro. Ma io sul palco non ci vado nemmeno a Pontida...». Eppoi, oggi c'è tanto da fare: trasportare il leader da Casale a Venezia; trascinar striscioni; contare dal cielo i tanti piccoli gruppi di padani in riva. Baffi al vento, camicia rossa e pantaloni beige da «top gun» Leoni organizza le truppe del cielo padano nell'ora X. La flotta, per la verità, è piccina piccina: due aerei per trascinare gli striscioni dal Monviso a Mantova, più tre velivoli d'appoggio. Ma gli aeroclub del Nord non dimenticano le battaglie in Parlamento di Leoni e Speroni contro i salassi fiscali e le varie burocrazie dei cieli. E a decine si levano in volo, anche solo per salutare il Barone Rosso. In molti, insomma, hanno dato una mano agli aviatori della Padania ma più per amor del volo che non per smania di secessione. E l'indignazione sale quando salta fuori che, a Venezia, hanno proibito per oggi il volo libero. «Perché solo noi - ruggisce Marco Grassi, presidente dell'associazione - e non gli altri aerei?». E si alza lo stesso in volo... «Quella dei piloti - commenta Leoni - è gente che ama la libertà, come noi della Lega». Anche la Pivetti? «L'ho fatta volare - sospira lui, ex collega di donna Irene nella consulta cattolica del Carroccio - tanti anni fa. Ma lei aveva paura di volare. Come in politica del resto...». Ma bando alle chiacchiere: oggi si vola. Leoni con i suoi striscioni arpionati al volo sui prati di Novi Ligure con ardita manovra. «Purtroppo - sospira - abbiamo dovuto affidarci a una società specializzata perché altrimenti non ci davano il permesso. E noi siamo sempre in regola. Mica come quel fascista che ieri volava sulla testa di Bossi...». Vola Leoni assieme ai suoi fidi compagni. Grazie alla cortesia di Giorgio Fabris, aviatore ed industriale tessile («Certo, la Lega non mi dispiace - racconta - ma sono qui per curiosità e per il gusto di volare...»), anche il cronista può tentare dal cielo un censimento dei leghisti arrivati in riva al Po. Quanti erano i fedeli di Bossi? Difficile dare una risposta precisa, dall'aria. Tra Valenza Po e Cremona si contano una ventina di assembramenti. Alcuni importanti, almeno a giudicare dal numero di macchine e pullman posteggiati in riva. Altri più modesti, quasi clandestini. Sono a migliaia, decine di migliaia, sul lungo Po di premona, più di quanti non ne avesse radunati alla vigilia Bossi in persona. Sono tanti, tantissimi al ponte della Becca, a quello di Somaglia, a Corte Sant'Andrea. Altrove un censimento è più difficile: sul grande fiume si smarriscono le truppe leghiste, piccoli vietcong dilettanti all'arrivo degli ultraleggeri. Quasi quasi c'è più traffico in cielo, tra elicotteri e piccoli velivoli che cercano le folle che non ci sono. Un bilancio? Dice Leoni: «In un paio di punti ho visto almeno 2530 mila persone, forse di più. Come a Pontida. In tutto senz'altro più di centomila persone da Valenza a Piacenza fino a Pavia e Voghera. Ma dall'alto non si può giudicare per bene». Dice il pilota in volo da Bresso sulla linea della Padania: «Ho contato in cento chilometri una trentina di raduni...». E quanti, c'è da chiedersi, sono stati attratti più dalla bella giornata che dal richiamo bossiano? «La mia veglia sul Po è finita», si limita a dire Leoni alle sei di sera, il pensiero rivolto a Bossi che parla a Venezia. E il grande fiume scorre placido incurante della secessione che non c'è. Ugo Bertone