BELLO E UMANO

BELLO E UMANO BELLO E UMANO In confronto a Flash Gordon, tutti gli altri supereroi sembreranno dei burinacci rozzi Due tavole di Flash Gordon L laureato di Yale e famoso giocatore di polo Flash Gordon (conosciuto in Italia, a causa di un fantasioso errore di traduzione, come ufficiale di polizia) e la bella Dale Arden (su cui non era detto altro, e che quindi andava esente da ulteriori fraintendimenti del traduttore) si trovavano soli a bordo di un aereo transoceanico, mentre uno strano pianeta cadeva sempre più vertiginosamente a distruggere la Terra. Nella settima vignetta della prima puntata domenicale del fumetto spaziale Flash Gordon con cui Alex Raymond, per incarico del King Features Syndicate, doveva puntare ad eclissare il Buck Rogers disegnato da Dick Calkins per il National Newspaper Syndicate grande successo dal 1929, si verificava una disgrazia per così dire privata nel caos generale della fine del mondo: un'ala dell'aereo transoceanico era troncata di netto da un meteorite. Il primo approccio tra Flash Gordon e Dale Arden si svolgeva, così, in cielo, poiché il paracadute era uno solo e, quando i due toccavano terra, erano già uniti da un tenacissimo legame. Atterravano a pochi passi dal laboratorio del dottor Zarkov (in italiano gabellato come Zarro e italiano), scienziato pazzo per eccellenza. Al momento, però, costui nella sua megalomania coltivava propositi benefici per l'umanità e aveva progettato e costruito un aerorazzo che, andando incontro allo strano pianeta, avrebbe forse potuto fermarne o almeno deviarne la corsa terricida. Il dottor Zarkov obbligava i già ^empitemi fidanzati a prender posto sulla sua invenzione, e si partiva, dunque, puntando eroicamente sull'obiettivo. Per quanto pazzo, come si addice secondo la fantasia popolare a ogni scienziato che si rispetti, il dottor Zarkov subiva d'improvviso un involontario, sebbene umanissimo, ritorno dell'istinto di conservazione. Alla vista dello strano pianeta cambiava idea, e cercava di evitare la collisione pericolosa, ma Flash Gordon, ormai immedesimato nella missione di salvatore cosmico, insisteva nel bel proposito. La paura, però, infondeva allo scienziato pazzo inopportunamente rinsavito una tale forza che il dottor Zarkov avrebbe rischiato di strangolare Flash Gordon se in aiuto del protagonista non fosse sopraggiunta la deuteragonista Dale Arden con uno strumento contundente. La collisione Terra-pianeta non avveniva affatto, i calcoli erano stati sbagliati. Ma, intanto, i due fidanzati e lo scienziato che non si sapeva se ancora rinsavito o ritornato pazzo erano approdati su Mongo, pianeta sconosciuto all'umanità e non promettente nulla di buono, come presto i tre avrebbero imparato a proprie spese. Mongo, infatti, nella parte in cui erano sbarcati era tiranneggiato dal giallissimo e crudelissimo Ming autoproclamantesi imperatore dell'universo. Ming s'incapricciava di Dale, appetitosa bambolona rosa, e pensava di po¬ Il dottor Zarkov obbligava i già Il dottor Zarkov obbligava i già ^empitemi fidanzati a prender posto sulla sua invenzione, e si partiva, dunque, puntando eroicamente tersi sbarazzare impunemente di Gordon. Contemporaneamente, Aura figlia di Ming s'incapricciava di quel sano fustone di Gordon, e pensava di poter mettere facilmente in un canto non solo il suo promesso sposo principe Barin, ma anche Dale. Qualche anno dopo, Raymond avrebbe chiesto pubblicamente venia per non aver saputo escogitare nulla di meglio al momento. Se la trama iniziale era piuttosto fragile, Raymond compensò questo difetto con l'esuberanza del disegno nella scelta di soggetti e oggetti. «Scorrere le storie di Gordon - ha scritto su un antico Europeo l'etnomusicologo Roberto Leydi, uno che ne ha capito molto anche nell'ambito dei fumetti - significa rivivere, in un caos che farebbe impazzire uno storico, le tappe della nostra civiltà. Ora ci imbattiamo in guerrieri che sono la copia soltanto in parte alterata dei guerrieri galli di Vercingetorige e questi redivivi li vediamo combattere con un popolo alato che esce direttamente dalle figurazioni angeliche immaginate da Gustavo Dorè per la Divina Commedia. In un'altra avventura facciamo la conoscenza degli Uomini Rossi che non possono non ricordarci subito, con il loro cappottone, l'elmetto a punta arrotondata, le bandoliere bianche incrociate sul petto, i soldati della prima armata sovietica. E chi sono i loro avversari? Soldati impeccabili che hanno ora la faccia di Guglielmo II e ora quella di Eric von Stroheim. E poi cinesi delle grandi età imperiali, romani che hanno il volto e gli atteggiamenti di Cesare e Pompeo, ungheresi che paiono uscire direttamente dalle operette di Lehar e di Kalman, uomini delle caverne che trovano il loro modello nelle pagine di Flammarion, donne affascinanti la cui somiglianza con Mata Hari non è certo casuale. Accanto a questo caotico affluire di passato abbiamo nelle storie di Gordon una premonizione di futuro che ha coincidenze quasi sorprendenti con la realtà dei nostri giorni. C'è qualcuno pronto a sostenere sul filo del paradosso che le invenzioni di Raymond hanno contribuito almeno indirettamente alla formazione della realtà, se non dal punto di vista delle strutture tecniche degli apparecchi e degli strumenti, da quello del loro aspetto, del loro design...». Un discorso sui fumetti di Alex Raymond si risolve immancabilmente in una valutazione del suo disegno, più che dei suoi schemi narrativi o delle sue motivazioni sentimentali. «Fra tutti i disegnatori di fumetti che conosco, credo che Alex Raymond fu un disegnatore di straordinaria eleganza, un appassionato di manierismo che si può ricollegare a Blake e a Fiissli Alex Raymond sia quello che in pratica può far pensare più facilmente a una particolare tradizione del disegno d'arte», sostiene Emilio Tadini, critico d'arte e pittore in proprio, in un numero del primo anno di Linus. «Prima di tutto potremmo dire che in lui c'è la tendenza a ispirarsi a un certo tipo di disegno manieristico. Manieristi, in generale, erano quei pittori che si sentivano portati ad accentuare, a caricare i caratteri particolari di certe soluzioni di stile degli autori che li avevano preceduti. E non è detto che le loro elaborazioni fossero fatalmente meccaniche o artificiose: molte volte in quel loro lavoro si esprimeva una reale drammaticità, e molte altre volte esso offriva tutta una serie di spunti ai futuri creatori di una nuova soluzione stilistica. Alexander Raymond mi sembra un appassionato di manierismo - e naturalmente mi sembra che lo fosse senza troppi drammi. E - solo per dare un'idea, non per stabilire un confronto diretto - mi sembra che, nei suoi biniti, Alexander Raymond si ispiri, o si possa ricollegare, a una particolare tradizione del disegno inglese preromantico, alle figure titaniche - di un michelangiolismo già manierizzato e poi intensamente idealizzato - di Blake e di Fùssli. I personaggi di Alexander Raymond si atteggiano sempre secondo i canoni di quel particolare tipo di bellezza statuaria che sembrava esprimere - nei modelli - una irresistibile vocazione superimi ana...». Prima o poi sarebbe arrivato Superman. Anzi, per dir la verità, Superman era già stato creato da Jerry Siegel (testi) e da Joe Shuster (disegni), ma i due autori avrebbero impiegato più di cinque anni a mendicare l'attenzione di un Syndicate che se la sentisse di curarne la diffusione e la vendita. Superman sarebbe apparso per la prima volta nel giugno 1938 suHVlction Comic Magatine, trascinandosi dietro un nugolo di supereroi dalla doppia identità dotatissimi di forza per combattere brutalità e violenza ma solo in maschera nelle grandi occasioni e, nella vita di tutti i giorni, ossessionati dal bisogno di presentarsi come borghesi qualunque. Dopo Superman (1938) camuffato da Clark Kent, mite e miope giornalista, sempre a disagio nella redazione de «Il secolo XX» quotidiano sensazionalista scoopetaro, sarebbero arrivati tanti altri Supereroi. Ma, rispetto a Flash Gordon, uomo senza poteri soprannaturali, però costretto a far l'eroe dalla propria coscienza democratica, sarebbero sempre risultati dei burinacci rozzi. Alex Raymond che, come amava la grande arte, amava il disegno di moda e quello industriale, sapeva dotare i suoi eroi di un'eleganza assoluta qualsiasi veste indossassero e in qualsiasi ambiente vivessero, Flash Gordon in regge e savane del pianeta Mongo, Secret Agent X-9 nell'alta società e nei bassifondi d'America e Jungle Jim in tutte le sue giungle possibili e impossibili d'Asia e d'Africa. Come dice un luogo comune sfruttato dalla pubbhcità, l'importante è esser belli dentro. Era bellissimo dappertutto il mondo, anzi erano bellissimi dappertutto i mondi di Alexander Raymond ed era bellissimo lui, più personaggio dei suoi eroi. Oreste del Buono LI Scrivete a: Stefano Bartezzaghi «La posta in gioco» La Stampa - Tuttolibri via Marenco 32 10126 Torino I scrive Enrico Cirone (Genova), e mi dice di conoscere una buona frase palindromica. Me lo dice LI solo, però, e non me la manda: sono deluso, un buon palindromo è sempre quel che ci vuole. Del resto, anch'io avrei qualcosa da dire a questo gentile, ma tanto prudente, lettore: «Lo sa che il suo nome ha qualcosa di strano?». Che cosa sia, ve lo lascio indovinare ancora per un paragrafo, e intanto aggiungo il nome di Chiara Laterra: sembra un nome come un altro, ma non lo sembra più, se vi ponete la domanda: «Clù ara la terra?». Di Chiara Laterra mi ha parlato Andrea Selleri (Cuneo), è una sua amica così come è suo amico un Alberto Bertola, che si trova nella stessa condizione intima di Enrico Cirone. Circondato da nomi enigmistici, Andrea Selleri ha deciso che anche il suo nome doveva avere qualche buona particolarità, e l'ha trovata: ANDrea

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