UN AMERICANO SALTA IN CATTEDRA di Mir. Ser.

UN AMERICANO SALTA IN CATTEDRA UN AMERICANO SALTA IN CATTEDRA Pamphlet contro le firme d'Italia MICI e colleghi, proprio non ci siamo: sono in arrivo pesanti bordate sul giornalismo italiano. Mena colpi all'impazzata e anche un po' alla cieca Wolfgang M. Achtner, corrispondente da Roma di testate giornalistiche e televisive americane e inglesi («The Independent», la ABC News, la CNN), nel polemico pamphlet Penne, antenne e quarto potere. Per un giornalismo al servizio della democrazia, in uscita da Baldini & Castoldi. Achtner ritiene di avere in tasca la Bibbia, o comunque il vademecum del buon professionista e giudica che obiettività, precisione, imparzialità, siano princìpi alquanto disattesi dal mondo dell'informazione della penisola. Secondo Achtner, gran parte PENNE, ANTENNE E QUARTO POTERE. W. M. Achtner Baldini & Castoldi pp. 255 L 26.000 dei colleghi italiani è carente tanto di «onestà» quanto - se si tratta di mezzi busti dei tiggì o di conduttori di trasmissioni d'informazione -, anche, di conoscenza degli elementi fondamentali della tecnica televisiva. Vederseli davanti sul piccolo schermo è un colpo al cuore di chi «è abituato a lavorare per una televisione americana e crede nel valore di questo mestiere - osserva Achtner -. Lo stesso disagio lo proverebbe Giorgio Armani nel vedere un sarto che vende abiti con le gambe dei pantaloni cucite al posto delle maniche». Un'opinione altrettanto severa verso la categoria a cui lui stesso appartiene la formula Giorgio Bocca nell'appassionata prefazione al volumetto, scagliandosi contro i «finti giornalisti», quelli che cercano la strada più facile e meno faticosa per fare il loro mestiere. «Per i finti giornalisti parole come dovere, decenza, rispetto del cittadino e dei lettori, lavori in comune, fatiche in comune non hanno senso. Sono i figli degli "Uccelli", il gruppo giovanile che negli Anni '70 si faceva invitare in una casa e poi imbrattava le pareti e rompeva i mobili come se fosse un'impresa intelligente. E in questi anni hanno toccato il fondo prestandosi come servi tuttofare alla lotta politica». Quali le maggiori pecche di cronisti e di inviati, per Achtner, salito lui stesso agli onori delle cronache per aver fatto perdere le staffe a Berlusconi durante un'affollata conferenza stampa con le sue domande? C'è chi ignora la parola «conflitto d'interessi» e cumula cariche che possono danneggiare la sua immagine di giornalista «imparziale». C'è chi all'imparzialità non ci pensa nemmeno: partecipa a manifestazioni e cortei e poi firma lui stesso in tv i servizi sull'evento. C'è Maurizio Costanzo che siede troppo spesso nel salotto di Arcore e conia slogan per Berlusconi. Ci sono Paolo Liguori, Emilio Fede, Giuliano Ferrara che il terribile censore americano bolla senza alcun dubbio come giornalisti «che hanno costruito le loro carriere sulla faziosità». La stessa inappellabile sentenza si abbatte come una scure su Michele Santoro e San¬ dro Curzi che «ha costruito un tiggì tra i più schierati politicamente (battuto solo dal tg4 di Fede)». Impensabili, poi, sempre secondo Achtner, comportamenti pubblici come quelli di Everardo Dalla Noce, commentatore delle notizie della Borsa di Milano, o di Cristina Parodi, conduttrice del Tg5, che mettono le loro ben note fattezze al servizio della pubblicità (avevano aperto la spot-strada Giovanni Minoli e Lorenza Foschini con la loro propaganda elettorale in tv per il psi). Inaccettabile, ancora secondo le regole del cronista americano che ha indossato i panni del predicatore, la moda di scovare notizie che poi rimbalzano come una palla, su cui ci si accanisce con smentite e controsmentite. Bacchettata, ancora ferocemente, la sinistra, per aver favorito l'ascesa alla direzione del tg3 di Daniela Brancati, già funzionarla del pei. Preso di petto Angelo Guglielmi, considerato (addirittura) un killer della tivucultura, che ha prodotto, tra le tante nefandezze, al posto di documentari e programmi di attualità modello BBC, «La piscina», pessimo varietà estivo che «era un insulto all'intelligenza dei telespettatori». Pollice verso, con indicazione della strada più breve per il rogo, nei confronti della stampamelassa, che privilegia chiacchiera, colore e pettegolezzo. Un bel falò sarebbe ancora la giusta destinazione per la stampa-spazzatura in cui il nudo femminile, dai settimanali ai quotidiani, va per la maggiore. Ma il morbo più diffuso, a destra e a sinistra, denunciato da Achtner, si può riassumere così: «che ce ne frega delle news», ovvero della notizia, del rigore dell'informazione. Dimentichiamo spesso di verificare i fatti. Basta un esempio: se nel Regno Unito o in America un politico avesse dichiarato, come ha fatto Bossi nell'estate del 1994, che vi erano 300 mila armati pronti a effettuare la secessione con la forza, la notizia sarebbe stata riportata da un giornale solo dopo un'accurata verifica. E, se fosse stata scoperta la panzana, l'inaffidabile uomo politico sarebbe stato costretto a sparire. [mir. ser.]

Luoghi citati: Antenne, Arcore, Italia, Milano, Penne, Quarto, Regno Unito, Roma