« Lavoratori di serie B » Vecchioni: nessuno pensa al futuro

Vecchioni: nessuno pensa al futuro « Lavoratori di serie B » Vecchioni: nessuno pensa al futuro E CANTAUTORE B ERLINGUER mi ha chiamato. Sono stato un'oretta a colloquio con lui, a Viale Trastevere. Faccia a faccia: io, insegnante in ruolo di greco e latino; e lui, rrùnistro in carica della Pubblica Istruzione». E' in vena di confidenze Roberto Vecchioni, il cantautore di «Samarcanda», «Luci a San Siro», «Donne con le gonne» e di tanti altri brani di successo; il professor Vecchioni, per gli studenti del Classico «Clemente Rebora» di Rho e per lo Stato. Qual è stato il suo sfogo con l'mquilino della Minerva? «Uno sfogo contenuto... Perché sappiamo bene tutti che il futuro della scuola italiana non è solo nelle mani di un ministro. Ma ciò non toghe che il nostro sistema formativo continui a non avere una sua identità. Capita in pochi Paesi al mondo che la scuola non abbia uno scopo chiaro e prefissato, un traguardo da raggiungere, un arrivo, un gol da segnare». Lamentela numero uno? «Tutto è lasciato al caso. Eppure, è il nostro futuro; e l'Italia continua a non programmarlo». C'è l'attenuante: è difficile gestire una macchina che ha più dipendenti del Pentagono... «La lentezza della macchina ministeriale è spaventosa, così come la lentezza con la quale il Parlamento procede alle riforme nel campo dell'istruzione. Le inclinazioni dei ragazzi sono diversissime, ma poche trovano corrispondenza reale nei programmi e nelle strutture scolastiche odierne. Le risposte non sono all'altezza dei bisogni individuali e sociali». Quali responsabilità hanno anche gli insegnanti? «Gli insegnanti sono inguaiatissimi: 2 milioni e 200 mila lire al mese, il massimo che possono avere, sono uno stipendio da fame. Eppure, maestri e professori fanno di tutto per essere all'altezza del loro compito: gli avvocati, gli psicologi... Con la paura permanente di perdere il posto e finire su un'altra cattedra. E non sono ricompensati nemmeno dalla considerazione sociale. Quello che fanno è ai vertici di un Paese che vuole guardare al futuro, ma la funzione docente continua ad essere ritenuta di serie B». Quanti dei suoi studenti vorrebbero diventare docenti? «Nessuno, a mio sapere». Quanti, invece, gli aspiranti cantanti, attori, top model? «Molti, molto spesso. Normale». E questo scoraggia i <(prof»? «No. Quasi mai sono gli studenti a scoraggiare i professori; per quanto i giovani siano cambiati negli ultimi dieci anni. Il disagio nasce altrove: io vivo tra insegnanti che hanno una passione straordinaria per il loro lavoro; però, a ima certa età, c'è chi butta le armi nel mare, chi diventa monomaniacale e chi scappa via dalla scuola. E ci sono altri che s'arrangiano in qualche modo. Se non si trova il modo di nobilitare, gratificare la professione dal punto di vista economico e dei valori, il futuro sarà nero». Crede ancora nella possibilità d'una riforma delle superiori? «Certo. Anche se, qualsiasi riforma si fa, si scontenta sempre metà della popolazione. Gli italiani sono dei perenni scontenti: qualsiasi cosa dai loro, il giorno dopo vanno da qualcun altro». [m. tor.] Roberto Vecchioni, «prof» di latino e greco, e cantautore fra i più amati

Persone citate: Clemente Rebora, Roberto Vecchioni, Vecchioni

Luoghi citati: Italia, Rho