In cattedra sale la crisi Insegnanti, sempre meno e pagati male

In cattedra sale la crisi Persi oltre 60 mila posti in sei anni. Gli esperti: il calo continuerà ancora più forte In cattedra sale la crisi Insegnanti, sempre meno e pagati male ROMA. Insegnanti in ritirata. Erano oltre 835 mila all'inizio degli Anni 90, si sono ridotti ai 769 mila dell'anno scolastico appena iniziato. Sono lontani gli Anni 50 e 60, quando il problema numero uno della scuola italiana era quello della «quantità» di docenti a disposizione. Oggi, sotto l'effetto del baby-sboom, gli alunni e le classi continuano a calare di leva in leva e, di conseguenza, si riducono anche i posti per i docenti. Per la verità, non tutti gli ordini e gradi di scuola sono in flessione. Ad esempio, nelle materne e nelle elementari il numero degli insegnanti continua ad aumentare. Sono oltre 78 mila i maestri delle materne (contro i 74 mila di sei anni fa); ma qui aumentano anche gli alunni: erano 822 mila nell'89-90, sono quasi 900 mila oggi. Contraddittoria, invece, la situazione a livello delle elementari: si riducono gli allievi (2 milioni e 889 mila nell'89-90; 2 milioni e 597 mila nel '96-97), crescono ancora i docenti (255 mila nell'89-90; 257 mila oggi). In picchiata, i professori delle medie: quasi 270 mila nell'89-90; poco più di 190 mila oggi. Scendono, ma di poco, infine, gli insegnanti delle superiori: 245 mila all'inizio degli Anni 90,243 mila oggi. E c'è anche una previsione a lungo termine: la Ragioneria dello Stato stima che, nei prossimi 50 anni, il numero di docenti complessivo è destinato a crollare: meno 40 per cento, rispetto ad oggi, per scendere a 404 mila posti nel 2045. Già entro il Duemila, se non verrà innalzata l'età dell'istruzione dell'obbligo, l'Italia perderà 67 mila posti. Finito l'assillo «quantità», riemerge prepotente il problema della «qualità» del personale insegnante. Non disgiunto dal disagio profondo che attraversa l'intero corpo docente e al quale ha dedicato una ampia ricerca il sociologo Alessandro Cavalli dell'Università di Pavia. «E' tra gli insegnanti della media che il calo dei posti si fa particolarmente sentire - osserva Giuseppe Bertagna, già professore, poi preside, poi ispettore ministeriale e caporedattore delle riviste scolastiche più diffuse in Italia, Scuola e Didattica per le medie e Nuova secondaria per le superiori -. Alla flessione delle cattedre, segue il timore di finire da un anno all'altro in una scuola lontana da casa, magari a 48 o 50 anni. Intanto, i professori si trovano da un lato a fare i conti con stipendi bassi (che demotiverebbero qualunque lavoratore), dall'altro con richieste di prestazioni, non solo sul piano didattico, sempre più impegnative. E il disagio diventa profondo; proprio a livello di una scuola che spesso è decisiva per il futuro dei ragazzi sul piano della maturità e del destino scolastico». Alle nuove e crescenti incombenze della funzione docente, si cerca di rispondere, da anni, con i corsi di aggiornamento per il personale in servizio. Una prassi rispetto alla quale lo stesso ministro Berlinguer intenderebbe introdurre profonde modifiche. «Siamo arrivati all'assurdo - incalza ancora Bertagna -. Oggi, contratto di categoria alla mano, non viene premiato il docente che insegna meglio, ma quello che può documentare un certo numero di ore di aggiornamento. Poco importa se, al limite, quel docente, durante il corso, ha dormito nel senso vero della parola; messo in tasca l'attestato di partecipazione, gli aumenti di stipendio e gli scatti di camera arrivano egualmente». In prospettiva, comunque, le cose dovrebbero cambiare, anche per ciò che riguarda la formazione di base di maestri e professori. La Gazzetta ufficiale del 12 settembre ha finalmente pubblicato i decreti che consentono l'organizzazione del nuovo corso di laurea in «Scienze della formazione primaria» e delle scuole di specializzazione postlaurea per gli insegnanti di medie e superiori. «Una data storica - commenta Giorgio Chiosso, direttore del Dipartimento di Scienze dell'educazione all'Università di Torino -. Sono più di vent'anni che si attendono i maestri laureati (dando loro pa¬ ri dignità formativa rispetto agli altri docenti) e che si insiste per superare un grosso handicap nella preparazione dei professori; d'ora in avanti, non sarà più sufficiente una laurea, ma occorrerà frequentare due anni di specializzazione pedagogica, didattica e psicologica». I primi corsi dovrebbero partire già nell'autunno '97. E per le schiere degli attuali laureati? «I corsi abilitanti previsti dal ministro Lombardi sono lettera morta - spiega Daniela Girgenti, redattrice della rivista Tecnica della scuola, molto seguita dagli aspiranti docenti -. Ma, già nel prossimo novembre, il ministro Berlinguer dovrebbe bandire i nuovi concorsi a cattedra per tutti gli insegnamenti della secondaria di primo e secondo grado. Sono sei anni che non vengono effettuati i concorsi. Per l'esercito di neo-laureati potrebbe essere davvero l'ultima occasione». Mario Tortello Le speranze affidate alla laurea per i maestri e al nuovo biennio di specializzazione dopo l'università Sotto accusa i corsi di aggiornamento «E da sei anni sono bloccati i concorsi per le secondarie» SCUOLA STATALE - SERIE STORICA ALUNNI, CLASSI E POSTI DEL PERSONALE DOCENTE ANNI SCOLASTIC, '89/'9Q | '90/'91 '91/92 '92/'93 »93/«94 '94/'95 '95/'96 '96/'97 ESJlHiSfliyJttlEIBllfr-lV^T'^ mimmn\si®omwA isTRusosg.-sistema Momm® Il ministro della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer: deve fare i conti anche con le proteste degli insegnanti

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