Saddam non sparo più. Clinton: non ti credo

/ repubblicani: no al trattato Duro colpo per Dole, spuntano i nastri del suo amichevole colloquio del '90 con il raiss Saddam: aoa sparo più. Clinton: non ti credo Stealtb pronti a bombardare NEW YORK NOSTRO SERVIZIO L'Iraq ha promesso di non sparare più contro gli aerei impegnati nel far rispettare la «no fly zone», ma gli americani dicono di non fidarsi. Intanto perché il comunicato dell'Iraq era, come al solito, contraddittorio: indicava le 22 di ieri (ora italiana) come il momento della «cessazione delle ostilità» ma poi ribadiva di «non riconoscere le cosiddette zone di interdizione aerea». E poi perché - ha detto un portavoce della Casa Bianca - «bisogna vedere i fatti, le dichiarazioni contano poco». Conclusione: i preparativi dell'attacco continuano, ma si sono incamminati su tempi più lunghi di quanto si pensasse, quasi a consentire la verifica di ciò che Baghdad ha detto. Se la crisi del Golfo mette in difficoltà Clinton, non aiuta però Bob Dole. Ieri sono spuntati i nastri del colloquio amichevole che il leader repubblicano ebbe nel '90 con Saddam Hussein, prima che il raiss decidesse di invadere il Kuwait. «Usa Today» ne ha pubblicato alcuni brani. Era proprio Dole a guidare la delegazione di senatori americani che andò a «rendere omaggio» a Saddam. Gli F-117 sono arrivati in Kuwait e i B-52 sono giunti a Diego Garcia, ma gli Stati Uniti non si sentono ancora «pronti». Prima che il dispiegamento sia completato «ci vorranno giorni», ha detto una fonte del Pen- tagono, perché molte cose devono ancora accadere. Intanto, gli F-l 17 e i B-52 hanno bisogno di una «revisione» dopo il lungo viaggio compiuto. Poi deve arrivare la portaerei «Enterprise», che con i suoi 81 fra aerei e elicotteri si trova nel Mediterraneo e si sta dirigendo verso il Canale di Suez per raggiungere l'altra portaerei «Vinson», già nelle acque del Golfo assieme a un sottomarino e 15 altre navi, 5 delle quali dotate di missili Tomahawk. E ancora, devono arrivare in Arabia Saudita due batterie di Patriot. Il loro invio, a quanto pare, è stato deciso dopo che al segretario di Stato Christopher erano state fatte presenti, dagli ambasciatori dei Paesi del Golfo amici, le preoccupazioni dei loro governi. Infine, dalla base di Moody, in Georgia, sono partiti altri 18 F-l6 diretti in Arabia Saudita. Il loro dispiegamento era già stato programmato come rimpiazzo di altrettanti F-l6 che dovevano rientrare alla loro base di Hill, nello Utah, per «fine turno», ma la novità è che dopo l'arrivo dei nuovi, quelli che c'erano invece di tornare a casa sono stati ricollocati «nella regione». Il Pentagono non ha voluto precisare dove, ma evidentemente non in Arabia Saudita, visto che il governo di Riyad desidera restare fuori da questa storia. Già, il problema di questo attacco «annunciato» è infatti quello del consenso. La Lega Araba, riunita ieri al Cairo, ha addirittura definito «provocatoria» l'attività militare messa in piedi dagli americani e Bill Clinton, come si sa, ha ancora serie difficoltà a far digerire agli alleati (con l'eccezione del¬ l'Inghilterra e della Germania) la sua inziativa. Ieri, mentre i suoi principali collaboratori (Christopher, il segretario alla Difesa William Perry, il consigliere per la sicurezza nazionale Anthony Lake e il capo di stato maggiore John Shalikashvili) discutevano nell'Ufficio Ovale della Casa Bianca i dettagli dell'operazione da compiere, il Presidente è rimasto nel suo appartamento privato, al secondo piano, a fare «alcune telefonate», hanno detto i suoi portavoce, agli alleati più riluttanti. A chi abbia telefonato non si sa, ma si pensa a Jacques Chirac, visto che in questa faccenda i «distinguo» della Francia sono stati i più vistosi. Poi, in giornata, da Parigi è partito un «monito» all'Iraq: l'attacco agli aerei impegnati nel far rispettare la «no fly zone» (che come si sa sono anche francesi, oltre che americani e inglesi) è «inaccettabile». E' stata probabilmente quell'uscita francese a indurre l'Iraq a emettere la sua dichiarazione di «tregua». Ma se e quanto funzionerà è difficile dire. Una fonte anonima della Casa Bianca ha ribadito che per l'attacco «non è questione di "se" ma di "quando"» e lo stesso Clinton lo ha detto apertamente nel suo discorso dell'altro ieri: «Non voglio ingaggiare una guerra di parole con Saddam, ma farò tutto il necessario per impedirgli di minacciare i suoi vicini e i nostri piloti». Franco Pantarelli TUTTI I SEGRETI DELL'AEREO INVISIBILE SUPERFICIE: le numerose STRUTTURA, fotta soprattutto di leghe di alluminio superfici piatte riflettono eia- sebbene il titanio sia usato attorno ai motori. Scheletro scuna una piccola quantità complesso a cui sono fissati i pannelli di energia-radar in diverse __«.--_,.-.« .j. i direzioni, producendo cosi P?"E DARIA: una griglia una diffusa nuvola-radar nel- minuta C0Pre le lame °f i quale l'aereo si muove compressore e consente Ln I ingresso d ana mentre < radar appare piatta PUNTI CALDI: gli angoli intemi che producono una forte rifrazione-radar sono tutti rivolti verso la coda ALETTONI POSTERIORI: imperniali alla base, offrono soltanto il controllo — dell'«imbordata». Beccheggio e rollio sono controllati da alettoni alle estremità SCARICO: invisibile dal basso, consiste in lunghe apci . rettangolari con sfiati che producono una coda di gas caldi in grado di mischiarsi rapidamente con l'aria fredda Piastrelle di ceramica sulle estremità disperdono calore, riducendo la visibilità ai roggi infraròssi MOTORI: due General Electric F404-FD2 senza postcombustione e a basso by-pass, montati uno accanto all'altro nel corpo centrale ABITACOLO: tettuccio pesante conviti esplosive per l'eiezione. Cristallo a prova di radar. Limitalo campo visivo POSIZIONE DELLE ALI: il bordo anteriore, potenzialmente la più pericolosa fonte di rifrazione-radar, è angolato per evitare l'avvistamento ALLINEAMENTI: per minimizzare la veduta laterale dei radar, angoli e spigoli seguono analoghi allineamenti ARMAMENTO: un'ampia varietà di bombe e missili trasportali in due vani, soprattutto bombe «intelligenti» a guida laser od ottica HUD: schermo dinanzi al pilota che incorpora il display del Flir FLIR: sistema a raggi infrarossi orientato in avanti, la torretta rotante con copertura a reticolato che neutralizza il radar davanti all'abitacolo del pilota, gli consente di visualizzare e seguire l'obiettivo anche di notte e in condizioni di scarsa visibilità SISTEMA DI CONTROLLO: l'aereo supera la sua naturale instabilità usando un quadruplo sistema ai telecomandi. Quattro sonde, con minuti terminali per mantenere l'invisibilità, forniscono i dati di volo DLIR: sistema a raggi infrarossi orientalo verso il basso, identifica l'obiettivo acquisito dal Flir mentre l'aereo si avvicina. Il laser nella torretta indica l'obiettivo per le bombe a guida laser