D'Alema conquista Little Italy «Potrete votare per le prossime politiche»

Il ministro dei Lavori Pubblici alla festa del ppi: «Mio padre sarebbe contento di vedermi qui» Il leader pds incontra Soros. E Amato lo «introduce» nei salotti americani D'Alema conquista Little Italy «Potrete votare per le prossime politiche» DAL BOTTEGONE A WALL STREET aNEW YORK UANDO quelli che lo conoscono bene nella comunità italo-americana sentono al ricevimento del consolato il signor fibbia parlare di Piero Fassino come dell'uomo dell'anno, consegnare una targa a Massimo D'Alema e inneggiare al «polo Ulivo», non vogliono credere alle loro orecchie. Ma come, Tibbia, l'uomo che per una vita ha narrato a Little Italy i miracoli di Andreotti, adesso si è convertito? E' assurdo. Così due dei più arrabbiati chiedono conto al sig. Tibbia del suo cambiamento e il personaggio senza scomporsi risponde: «lo sono ancora amico di Andreotti anche se ha baciato Totò Riina, ma adesso D'Alema è diventato importante». Niente da fare, l'abitudine molto italica di salire sul carro del vincitore è sentita di qua e di là dell'Atlantico. E' una propensione caratteriale, si può dire che fa parte del costume. Capita tra i nostri emigrati, tra i funzionari del consolato, per non parlare dei diplomatici. L'altra sera, al ricevimento all'ambasciala in onore dei politici italiani che hanno partecipato all'Internazionale socialista, il nostro rappresentante all'Onu, Paolo Fulci - anche lui andreottiano di vecchia data -, ha addirittura definito D'Alema «leggendario». Se succede alla Rai perché non dovrebbe avvenire tra le feluche o tra gli italo-americani? Anche al ricevimento al consolato D'Alema deve stringere tante mani e farsi immortalare in centinaia di fotografie. Sono le cose che capitano a chi arriva al potere. C'è il funzionario del consolato che vuole un'istantanea da inviare al cugino che invece sta con Fini. C'è una signora bionda che si presenta con la fatidica frase: «E' la prima volta che vado ad un ricevimento politico solo perché c'è lei. Ho una sorella a Gallipoli...». E D'Alema, cogliendo la donna di sorpresa, risponde: «Conosco sua sorella ma è su posizioni politiche diverse. Io conosco gli elettori del mio collegio ad uno ad uno». Eppoi ci sono i pugliesi di ogni orientamento che per campanilismo si stringono al politico della regione che in questo momento ha più successo. Tra tanta gente sono pochi quelli che manifestano qualche disappunto. C'è un uomo dai capelli grigi che se ne va in giro mostrando orgoglioso lo stemmino di Forza Italia all'occhiello e c'è Enzo Centofanti, presidente dei comitati tricolori, che impreca contro il console: «A Fini il ricevimento non gliel'hanno organizzato». Tutti, comunque, vogliono la foto ricordo con l'onorevole. D'Alema è il più gettonato, ma anche Giuliano Amato, che fa la sua comparsa, deve cedere a qualche richiesta. E dopo ogni foto il presidente dell'Antitrust mormora: «Speriamo bene. Non si sa mai. Mi ricordo che una volta a Torino una coppia di siciliani insistette tanto per avere una foto ricordo con me. Alla fine cedetti ma subito dopo mandai la scorta a sequestrare il rullino». Sono gli inconvenienti del successo. Anche gli italiani in America hanno capito che le ultime elezioni le ha vinte l'Ulivo e D'Alema non può non essere contento di questo viaggio. Certo, all'incontro con il New York Times il segretario del pds ha trovato solo due giornalisti (normalmente sono 78), ma a lui non deve importare più di tanto. Sono altri i segnali che contano. E' sicuramente più significativo il fatto che George Soros, il finanziere d'assalto che mette in subbuglio le monete di mezzo mondo, ha voluto vederlo assolutamente. Qualcuno potrà obiettare che cosa c'entra il segretario pidiessino con un personaggio che specula sui soldi per fare altri soldi, ma quando si va al governo certe sottigliezze è meglio metterle da parte. Eppoi il segretario del pds salva le apparenze dicendo che quel colloquio (probabilmente un lunch) non c'è mai stato. Purtroppo a darne la conferma ci pensa Amato proprio al ricevimento al consolato: «Sì, Soros non ha potuto partecipare al meeting dell'altra sera e lo ha visto oggi. Deve essere stato un incontro interessante visto che Soros è un uomo che sa usare il cervello». Già, Amato, l'uomo che D'Alema vorrebbe a tutti i costi nel nuovo partito della sinistra, nella Cosa due. Sul viaggio americano del segretario pidiessino c'è l'ombra del dott. Sottile che ha molti amici da queste parti. Se il segretario del pds è bravo a stringere le mani, a distribuire sonisi, a lusigare gli italo-americani promettendogli il diritto di voto per le prossime elezioni politiche («mi prendo questo impegno»), Amato 10 protegge negli incontri con le persone che contano ed enfatizza 11 successo della visita. «L'altra sera, dopo la conferenza di D'Alema al Council - racconta il presidente dell'Antitrust - non ho capito l'atteggiamento degli altri perché non gli ho parlato, ma so per certo che quando venne Gianfranco Fini ci furono delle difficoltà a riempire la sala - da queste parti c'è ancora un certo rifiuto verso quelle posizioni - mentre questa volta no. Massimo ha voluto rimarcare soprattutto che questo governo è stabile. E io sono d'accordo con lui. Il centro che vuole fare la Pivetti? E che lo fa da sola? Lì, in quell'incontro, il presidente del Metropolitan Museum, che è stato ambasciatore Usa in Cecoslovacchia, ha posto il problema della ricostituzione di un'area centrale in Italia, ma Massimo ha spiegato che questa prospettiva non esiste. Anch'io credo che un'ipotesi politica del genere può ve¬ nire fuori solo se l'Italia conosce una grave crisi, una nuova recessione. A quel punto, di fronte ad una radicalizzazione dello scontro, i settori moderati di entrambi i poh potrebbero spostarsi al centro. Si tratterebbe, comunque, non certo di un processo fisiologico ma di una patologia. Se entrerò nella cosa due? Questo non ve lo dico. Vi dò, però, una chicca: andate a chiedere a qualcuno che sta qui dentro cosa ne pensa del fatto che il prof. Rosenthal ha definito Veltroni il capo dei riformatori italiani». Amato non vuole dire se alla fine accetterà di entrare nel partito di D'Alema, ma intanto è d'accordo con il segretario pidiessino su tutto, anche su Veltroni. Il carro dei vincitori è grande. Eppoi più passa il tempo e più il segretario pidiessino offre di sé un'immagine ecumenica: quella del vincitore che vuole conquistare i vinti. Così h al consolato il numero uno della Quercia trova il tempo di spiegare al socialista Roberto Villetti perché il grande partito della sinistra va fatto subito e non dopo le elezioni amministrative e di corteggiare il prof. Sartori. Naturalmente l'alchimista delle riforme istituzionali coglie l'occasione per dire al suo interlocutore: «Avrei una nuova ideuzza per le riforme». Ma D'Alema, che lo conosce bene, gli risponde con una battuta accompagnata da un sorriso: «Professore, quando lei dice che ha un'ideuzza bisogna andarci piano. Le sue idee sono sempre micidiali». Augusto Minzolini Foto e applausi: «Adesso conta più di Andreotti» A destra Giuliano Amato Nella foto sotto Giulio Andreotti Il segretario del pds Massimo D'Alema ieri a New York

Luoghi citati: America, Cecoslovacchia, Gallipoli, Italia, New York, Torino, Usa