Il leader leghista a Moncalieri di fronte a tremila persone: Roma non potrà fermarci «Un anno per la separazione consensuale»

Il leader leghista a Moncalieri di fronte a tremila persone: Roma non potrà fermarci Il leader leghista a Moncalieri di fronte a tremila persone: Roma non potrà fermarci «Un anno per la separazione consensuale» Torino, scontri polizia-autonomi TORINO. «Certo, il capo della polizia è stato informato della vicenda. Vietare la manifestazione? Era quello che avrebbero voluto i leghisti, ma non sono un questore della Padania». E' da poco passata la mezzanotte quando Giuseppe Grassi, questore di Torino, risponde alle domande dei giornalisti. Lo fa all'imbocco del ponte della Gran Madre attorniato da poliziotti in assetto di guerra. Poco più in là i resti degli scontri tra autonomi e forze dell'ordine: un tappeto di vetri di bottiglie rotte, pietre e tracce di vernice. Negli ospedali, intanto, vengono medicati sei feriti (due poliziotti, un carabiniere, un vigile urbano e due passanti). Grassi non lo dice, ma anche il ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano, si è informato di persona della situazione. C'è timore per lo svolgimento della altre manifestazioni dove sono previsti presidi degli autonomi. Gli incidenti sono scoppiati non appena Umberto Bossi, finiti i fuochi, è salito ih macchina (targata, ironia della sorte, «Roma») per tornare alla festa di Moncalieri. Poi, le forze dell'ordine si sono schierate in mezzo al ponte per impedire che gli autonomi che erano dall'altra parte del fiume in piazza Gran Madre per assistere ad un concerto alternativo, venissero a contatto con i leghisti. Di qui la prima sassaiola e la carica di polizia e carabinieri. Fino a quel momento la giornata di Bossi era trascorsa tranquilla. Il Senatur alle 20,30, da Mon- calieri, lancia l'ultimatum al governo: «Non ci sarà nessuno, e non sarà certo Roma, in grado di imprigionare il popolo che cammina». A sentirlo tremila persone. A loro spiega che cosa accadrà dopo Venezia: «Mese dopo mese, giorno dopo giorno, diamo tempo un anno a Roma per trovare un sistema di separazione consensuale. Diversamente la Padania si prenderà la propria libertà». Poi incoraggia: «Occorre la massima determinazione». E aggiunge: «Non si lascia nulla a metà. Abbiamo aspettato il tempo opportuno per fare ciò che dovevamo con il minimo dei danni. Pacificamente. Se l'avessimo fatto anni fa, molti sarebberto caduti nel baratro. Ed ora serve la massima velocità per superarlo: adesso o mai più». Ancora contro lo statalismo e il governo di Roma. «Il regime non riesce a fare le riforme, né può mandarci contro i carabinieri. Per fermarci non restano che i manutengoli della penna e della televisione: i giornali e i mezzi di informazione banalizzano, mettendo sullo stesso piano ciarlatani riciclati e la vera politica». Di più: «I mass-media hanno insegnato ai popoli del Nord ad essere servi di Roma, piuttosto che buoni cittadini padani. Ora, però, il momento storico è giunto. Si verificherà ciò che attendevamo e attendevate e bisognerà lottare. Anche contro quelle emittenti tv che hanno minimizzato la manifestazione alle sorgenti del Po, annunciando che c'era poca gente. Ce n'era persin troppa su quegli angusti sentieri». Poi torna al leit-motiv della secessione: «Una Costituzione non può ammettere la secessione, ma la carta stessa dell'Onu prevede il diritto all'autodeterminazione dei popoli. La secessione non è neanche un problema di diritti, è un confronto di forze. Se la coscienza popolare è matura, si possono schiacciare le forze conservatrici e reazionarie». Tra «messaggi forti» e «ammonizioni» il gran capo dei Lumbard mette in guardia un po' tutti, da Prodi a Dini, da D'Alema al centro-destra. «Alla fine della lunga corsa lungo il Po arriveremo a Venezia e non sarà - precisa - una scampagnata, come afferma il presidente del Consiglio, Romano Prodi. E' un atto dovuto. Un atto politico e di trasparenza. Domenica (domani, ndr) all'atto dell'indipendenza nascerà la Repub- bica federale padana. Da lì non si tornerà indietro». E, stando al «Bossi-pensiero» «la Padania sarà buona, giusta e fedele con i suoi fedeli, ma in grado di difendersi dai nemici». Quindi «attenta Roma». Perché domani parte «il timer che darà agli "italioti" un anno, soltanto 12 mesi, di tempo per sistemare le loro cose e ridare la libertà al Nord». Chiarisce: «Prodi e il suo governo devono rendersi conto che sta finendo un'epoca. Nessuno può fermare la Lega, come nessuno può fermare le genti della Padania, né le forze dell'ordine, né la magistratura, e nemmeno i governi che fanno le riforme. Non ci sarà pietà per chi ha scambiato la Padania con l'Abissinia». Giuseppe Sangiorgio Maurizio Tropeano Feriti e automobili incendiate lancio di sassi e uova ai Murazzi dopo il concerto alla Gran Madre Fiaccole e fuochi artificiali al Castello del Valentino spettatori pochi ma entusiasti WtBKm Nella foto grande in alto gli scontri tra polizia e autonomi a Torino Qui accanto Umberto Bossi durante il comizio di Moncalieri