Scalfaro: la Svizzera ci insegna l'armonia di Renato Rizzo

Scalfaro: la Svizzera ci insegna l'armonia Scalfaro: la Svizzera ci insegna l'armonia m .'.ri:;-: IL CAPO DELLO STATO ALUGANO LLUGANO A consegna era precisa: tacere sulla Lega. Ma la diga del silenzio ha retto poco più di ventiquattro ore: troppo carica l'attesa che si respira nel Paese, troppo intenso il premere delle emozioni. E, così, in questa giornata immobile sotto l'incombenza, basta un nulla a ripopolare la scena che si voleva vuota, facendo materializzare il senatur ed i suoi progetti. E' sufficiente una piccola frase di Oscar Luigi Scalfaro sulla «necessità del dialogo», una sua volatile allusione alla Svizzera come «emblema di buona convivenza», una metafora artistica che rievoca la «assoluta serenità» con cui la salita Agnese del Borromini, a piazza Navona, regge la facciata della sua chiesa a dispetto del «mongolo» marmoreo del Bernini che, dalla fontana di fronte, pare quasi invocarne il crollo. La metafora ò, magari, claudicante sotto il profilo della storia dell'arte ma, se letta in filigrana, pare quasi sovrapporre alla tranquillità della santa quella «serena serietà» che Scalfaro ha invocato recentemen- te per sé come viatico per reggere lo Stato. Poi, a chiudere con coda di veleno questa giornata di mezze parole giunge anche la mezza contestazione sulle ali di un «viva la Padania» lanciato tra la folla da Egidio Castelli, industriale, consigliere comunale a Tradate, «secessionista convinto». Lui che, «come presidente riconosce solo Bossi» viene identificato e portato in commissariato dopo aver mobilitato agenti di polizia e scorta del Presidente vero. Mica poco per un venerdì 13 nel quale, come qualcuno notava sorridendo, l'unico Bossi di cui, eventualmente, si sarebbe potuto parlare era quell'Antonio Bossi, ormai diventato monumento che nel 1895 contribuì «con munificenza alla costruzione del civico acquedotto di Lugano». Bocche cucite, invece, sul suo sulfureo omonimo che nel 1996 vuole contribuire alla costruzione di un nuovo Stato. Oscar Luigi Scalfaro inaugura, a Mendrisio, la prima università italiana fuori dai nostri confini e nella sua memoria ha, forse, impresse le roventi critiche che uno dei più illustri pedagogisti cattolici, Giovanni Gozzer, ha scritto sul Corriere del Ticino. La sua analisi della politica italiana parla di «sconcertante incertezza del potere insediato» e della «sua opaca ambiguità operativa» che si tra¬ duce in «una cacofonia di voci allarmate o riduttive o rassicuranti». Il Presidente loda la cultura e, in particolare, «la lezione di convivenza» che essa sa darci: «Certe intolleranze nascono da un modo di pensare», dal desiderio «di escludere, di tagliar fuori qualcuno, dal ritenere che con alcuni si possa dialogare e con altri no». Alla radice di questo, un complesso di «superiorità» o, meglio, «di inferiorità» che rende impossibile instaurare un rapporto: momento di dissonanza così diverso da quella «armonia» che, invece, si respira «in una Confederazione dove vivono storie, civiltà, tradizioni e religioni diverse». Si riferi¬ sce, ovviamente, alla Svizzera il Capo dello Stato ma il messaggio alla Lega è trasparente: il federalismo è possibile e può prendere a modello questo Paese. Di fronte agli studenti d'architettura il Capo dello Statò s'inerpica, poi, nella citazione della storica disputa tra lo svizzero Borromini e l'italiano Bernini che, se non trova il riscontro delle date, certo apre un gioco di specchi con il presente. E, allora, ecco Agnese che «con la mano sul petto, mostrando la assoluta serenità con la quale è bene rispondere alle polemiche, pare dire: caro Bernini, stai tranquillo con il tuo mongolo che a tener su questa facciata ci penso io». Ma se la santa, in questo rimbalzare di immagini, rimanda all'inquilmo del Quirinale, chi è il «mongolo»? C'è una interpretazione che, naturalmente, non trova nessuna conferma ufficiale: ci restituisce l'immagine di un uomo che insegue riti e miti di sapore barbarico e che, proprio in queste ore, guida il suo «esercito» verso il Nord-Est. Renato Rizzo Il presidente parla delle statue di Sant'Agnese e del mongolo in piazza Navona ma confonde Bernini con Borromini ìXmiM :::.;::.::■?:£ Il presidente Scalfaro ieri a Lugano

Luoghi citati: Lugano, Svizzera, Tradate