La prima Messa al Dio Po Tutti in ginocchio davanti all'ampolla

Nella vallata buia rimane lo striscione in caratteri gotici: «Dio lo vuole» la prima Messa al Dio Po Tutti in ginocchio davanti all'Ampolla ALLE FONTI DELLA PADANIA GPIAN DEL RE IU' il cappello, padani, passa l'Ampolla. La prima Messa pagana di rito leghista si celebra ai piedi infreddoliti del Monviso, dove il Dio Po viene alla luce nell'unico angolino d'ombra di una vallata invasa dalla Dea Sole, divinità celtica di genere femminile, da domani bandiera ufficiale della Padania (targa stradale Pdn). Sotto i suoi raggi d'alta quota sudano i carabinieri centralisti, inviati dallo Stato italiano lino alle porte del Tempio d'Ombra che la camicia verde Baudino Remo, nativa di Cuneo, sta varcando in questo momento con l'Ampolla che balla il twist fra le sue mani assiderate. «Eccolo, il nostro Santo Graal», grida un fedele in maniche corte da ore sopra una roccia: ha le braccia già viola. «Il Graal, la coppa, simbolo esoterico del cuore», interpreta l'officiante druido della cerimonia Mario Borghezio, in paramenti di gabardine marron. Più che una coppa sembra un alambicco, la bottiglia stilizzata di una grappa o un baby-dinosauro con 5 collo esile, la pancia larga e verdastra e la firma del vetraio di Murano che l'ha plasmata in gran segreto: «Massimo d'Este fecit». Il chierichetto Baudino Remo la consegna a due Vestali Verdi con frangetta virginale sulla fronte che vanno a porsi ai lati del Dio fluviale. Sugli spalti acuminati del Tempio d'Ombra ci sono tutti: carabinieri, giomabsti, cameramen, persino qualche leghista, non più di duecento se si contano anche l'autorità civile Pagliarini che rende omaggio alle «repubbhche federali di Padania e Magna Grecia», quattro guerrieri celti a cavallo, un cuneese di lotta e di governo in camicia verde e cravatta e un gallo taurino vestito da ciclista, il solito pirla, che intinge la borraccia nella sorgente chiedendo: «Scusate, si può bere un po' d'acqua che non sa di mafia?». Il Dio Po, incredibilmente magnanimo, lo risparmia. Sparito il pirla, tornano il silenzio delle montagne e l'insolita compostezza dei fedeli. C'è qualcosa di profondo, serio e anche un po' angoscioso dietro questa cerimonia di riti solenni e improvvisati, di bambini in camicia verde che inneggiano alla divinità fluviale («Tenetevi i vostri fiumetti, romani, e lasciateci il nostro Po», «Basta, Moreno», «Dai, mamma, non fare la romana anche tu»), di leghisti in divisa che presidiano le bandiere a sei raggi della Dea Sole, feticcio di una nuova religione pagana e padana che ha già i suoi riti iniziatici e persino un testo sacro irto di simboli esoterici, scrit- to dall'architetto novarese Gilberto Oneto, ministro della Cultura del governo padano. Vi si legge che la Dea Sole o Sole delle Alpi (Sol 'd j Alp) deriva da Sul, «termine bretone e padano che significa occhio». Sul è femmina perché «simbolo celta-germanico di fecondità e di luogo sacro (nemeton) circoscritto e difeso che benissimo si adatta alla terra padana racchiusa dai mari e dai monti e gravitante su un centro fisico e sacrale: Medionemeton, il vero etimo di Milano». I leghisti del Monviso sono pochi e decisi, quasi i membri di una setta. Hanno camicie uguali e un estro anarchizzante che si esprime solo nei cappelli: chepì, sombreri, berretti nordisti della secessione americana. Stanno aspettando che il Gran Sacerdote Umberto Bossi salga a prega¬ re il Dio Po e a benedire l'acqua come un pontefice guerriero. Sulle loro labbra la Padania non è un'idea politica, ma un fenomeno del mondo naturale, come mi uragano, una mareggiata, un incendio. «L'acqua», ripete l'aruspice Borghezio «simboleggia lo spirito divino, presente in tutte le creature: nelle piante, nelle rocce, nelle persone. I nostri riti, che ci riportano alle origini della vita. Il Sud invece non ha riti, se non quelli mafiosi e risorgimentali: la 'ndrangheta - come si legge nei documenti segreti dell'Antimafia - fa giurare i suoi adepti davanti ai ritratti di Garibaldi e di Lamarmora. Ma ecco, arriva il Capo. Ossignur, il vestito è già un programma». In effetti Bossi è sceso da mi'automobile con il colletto sepolto di sbieco sotto il maglione e la faccia talmente tesa da sembrare spaventata. Si avvicina alle sorgenti del Dio Po con passo solenne, riceve l'ampolla dalle mani delle Vestali frangettate e si china sopra il fiume in precario equilibrio su una pietra per raccogliere l'acqua più pura. Non appena si rialza gli cede un piede e per un attimo sembra che vadano a mollo sia lui che l'ampolia: chissà se i sacerdoti druidi ne trarrebbero cattivi auspici. Ritrovata la posizione eretta, il Gran Sacerdote si rivolge solenne al suo fiume. E' la preghiera al Dio Po. forse l'atto più sorprendente della sua multiforme carriera di saltimbanco geniale. Il lirico Borghezio tramanderà ai nipotini che «le parole di Bossi si sono intrecciate col rumore dell'acqua e a un certo punto è sembrato che a parlare non fosse più lui, ma la roccia». E ascoltiamole, allora le sacre parole, pronunciate sollevando l'ampolla al cielo: «I nostri avi pensavano che quest'acqua fosse Dio. Sgorga da qui, trasparente e immanente, per dissetare tutti i bambini della grande pianura. Noi stasera ti raccogliamo, acqua pura e cristallina, e ti benediciamo: presto ti libereremo nella laguna di Venezia, come simbolo eterno della nostra libertà». I fedeh si commuovono, Gipo Farassino alza le dita a V, Bossi consegna l'Ampolla freddissima a un settantenne «dai tratti prevalentemente bergamaschi», scommette una Camicia Verde cuneese. Ha ragione. L'ampolloforo si chiama Albino Zanotti, «bergamasco dal cuore puro» e comincia a correre verso valle con il Graal fra le mani. Lo applaudono, sembra felice. Nella vallata ormai sommersa dalle tenebre rimane un enorme striscione in caratteri gotici: «Dio lo vuole». Massimo Gramellini I fedeli commossi, Gipoalza le dita a V e il bimbo: «Mamma non fare la romana» Nella vallata buia rimane lo striscione in caratteri gotici: «Dio lo vuole» Nel disegno in basso la ruota di Taranis Il serpente che si morde la coda simbolo «dell'eterno ritorno» V ma a» Nerimin c«DIl sersimb CENZA «JENSO di STEFANO BARTEZZAGHI UNA LACRIMA SUL MONVISO Sul Po (non sul Giordano) c'è un profeta battezza la Padania irrequieta. Mentre l'acqua va nell'ampolla, (liscia, gassata o a media bolla?) la neonata vuol batter già moneta.

Luoghi citati: Cuneo, Este, Grecia, Milano, Venezia