Armani, un re a New York

Armoni, un re a New York E' stata inaugurata con una festa la sua grande boutique: «Quella scatenata da Versace è soltanto una guerra sciocca» Armoni, un re a New York Parata di vip per il suo negozio NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Madison Avenue è intasata di limousine lunghe come vagoni che ondeggiano sull'asfalto. Due ali di folla presidiano l'entrata del palazzo, a quattro piani, trasformato da Armani in mega boutique. Dai macchinoni esce tutta la New York che conta. Più una parata di divi, abbagliata dai flash come se fosse la notte degli Oscar, assediata da centinaia di richieste d'autografi. Il re del made in Italy li accoglie uno per uno sulla porta. Sfoggia T-shirt e pantaloni blu. Tenuta chic in linea con la nuova filosofia dell'abito liberato dai diktat? «Ne ho 25 tutte uguali. Ma questa è la maglietta da gran sera», scherza, confessando che è meno faticoso organizzare cento sfilate piuttosto che l'inaugurazione di questo negozio gigante. La prima a varcare la soglia è Glenn Close, capelli corti, tailleur pantalone blu. Si leva un boato. Abbracci, complimenti, frasi di rito per la star. Segue la prostituta buona dell'ultimo film di Alien, Mira Sorvino, in sottoveste scura, décolleté da urlo. E mentre un immusonito De Niro passa dalla porta di servizio per dribblare i fans, arriva Lauren Bacali col sorriso tirato da un numero imprecisato di lifting. Poche eccentricità per i divi conquistati dal fascino del sobrio stile armaniano. Unica eccezione Spike Lee che sfoggia una maglietta rossa da giocatore di rugby. Lui non è interessato ai trend ? «Oggi no, magari domani mattina sì», borbotta. Winona Ryder, diva tascabile, zigzaga fra la folla. Michael Keaton, jeans e blazer, conversa fitto con una biondina in mini vertiginosa. Nadya, ora testimonial di Armani, sovrasta di tre spanne il bel cavaliere che l'accompagna. Il mondo di Armani, ricostruito in 1600 metri rivestiti di candida pietra calcarea dall'architetto Peter Marino (scoperto da Marella Agnelli), in meno di venti minuti si affolla. Il dinner-party - che si svolge sul tetto, protetto da tendoni, con pareti foderate di alloro - è un pigia pigia di 200 selezionatissimi vip. Seduto sul divano De Niro accarezza instancabile la coscia della sua nuova fiamma di colore, Grace. E lì il bolso Robert staziona tutta la sera, ringalluzzito dal vino rosso. Divora permette e sorseggia champagne la Close raccontando quanto si diverte a interpretare Crudelia Demon nella «Carica dei 101», e quanto la impegna recitare con Cristopher Reeve nel nuovo film sull'Aids. Armani - ribattezzato dal New York «l'uomo di settembre» - accanto alla sorella Rosanna e alla nipote Roberta, intrattiene gli ospiti. Lo stilista, soddisfatto del successo, non raccoglie le provocazioni di Versace che hanno scatenato la querelle dividendo il mondo della moda. Soltanto dopo lunghe insistenze spiega: «Ognuno di noi ha un lato debole e lui si è lasciato andare. E'una guerra sciocca, mutile spre- care energie. Se Versace voleva attaccarmi sul piano personale ha fallito. Io faccio il mio prodotto che è sempre stato controtendenza. Quando c'erano gli hippy proponevo le giacche.... Odio le imposizioni di stile dettate dai giornali, non mi accordo con loro perché parlino dei miei abiti. Forse Versace è più disponibile verso questo sistema. Finché i grandi marchi continuano a copiarmi procedo su questa strada». Armani ha investito 30 miliardi nei due negozi di Madison (oggi s'inaugura l'Emporio con défilé e concerto per 700 ospiti). E conta di guadagnarne 80 nel giro di un anno. Del suo fatturato, di 1700 miliardi, 600 sono frutto del business in Usa. L'America, insieme con l'Oriente, è mi mercato molto ricettivo per il made in Italy di lusso che sta sbarcando qui alla grande con Valentino, Versace, Prada, Etra, Roberta di Camerino e molti altri. Ma anche se gli Stati Uniti rappresentano una grande cassa di risonanza per l'italian style, Armani non pensa di snobbare le pedane milanesi. «Nella Grande Mela posso sfilare soltanto occasionalmente. A Milano devo molto, vorrei contribuire alla rinascita della Scala. Però, finché non vedo chiaro non investo soldi». A confermare i trionfi del made in Italy anche un premio che la Fashion Legend consegnerà lunedì sera a Donatella Versace. Antonella Ama pane Il grande gallerista ha compiuto ottantanove anni A destra Armani con una delle sue modelle A sinistra Leo Castelli

Luoghi citati: America, Milano, New York, Stati Uniti, Usa