Ivrea: in un biglietto ha chiesto perdono ai parenti, ma ci sono dubbi Giallo sulla morte di un pentito
Ivrea: in un biglietto ha chiesto perdono ai parenti, ma ci sono dubbi Ivrea: in un biglietto ha chiesto perdono ai parenti, ma ci sono dubbi Ciglio sulla morte di un pentito Stroncato da un 'overdose, forse è suicidio IVREA. Lo hanno trovato ieri mattina due cercatori di funghi: era riverso a terra in un bosco alla periferia di Cuceglio, nel Canavese, a pochi chilometri di distanza da dove, il giorno precedente, era stata rinvenuta la sua auto. Filippo La Spina, 31 anni, collaboratore di giustizia, originario di Agira piccolo centro della provincia di Enna - era morto ormai da almeno 24 ore. «Quasi certamente overdose» sostengono gli investigatori dell'Anna di Ivrea, intervenuti in forze subito dopo il ritrovamento. Di fianco al cadavere due siringhe: una sarebbe stata usata dal giovane per iniettarsi la dose letale. L'altra era intatta, ancora avvolta nel cellophane. E tutto, fino a questo punto, lascerebbe intendere il suicidio. Proprio come annunciato dal biglietto posato sul cruscotto della sua Lancia Delta e adesso in mano alla polizia: «Abbiate cura della mia famiglia. Perdonatemi. Vi ho sempre amati». Eppure, in questa vicenda ci sono ancora molti interrogativi ai quali non è stato possibile, fino ad ora, dare una risposta. Vediamoli. Filippo La Spina, modesto personaggio nel mondo della malavita organizzata della zona di Enna era stato arrestato due anni fa dalla Criminalpol siciliana nell'ambito dell'operazione «Sparviero». Un blitz che aveva portato in carcere numerosi trafficanti di droga dell'intera provincia. Per un breve periodo di tempo era stato agli arresti domiciliari ad Agira. Poi era sparito. Diventato «dichiarante» era stato sottoposto a «misure urgenti» (nel linguaggio tecnico), l'anticamera del programma di protezione, con residenza nella zona di Padova. Per quale ragione Filippo La Spina ha dunque scelto di uccidersi proprio qui, a più di 400 chilometri.dal suo «rifugio»? E perché il cadavere era nell'unico punto di quel bosco dove gli alberi si diradano ed il sentiero si allarga fino a formare una piccola radura? Senza fantasia si può dire che quello è il luogo ottimale per un'auto che deve fare manovra. Ma sarebbe come sostenere che qualcuno ha lo portato e scaricato lì. E il giovane capitano Massimiliano Grassi per ora ci va cauto a formulare qualsiasi ipotesi. Specie quella che la Spina sia morto per un suicidio inscenato da qualcuno. Tuttavia di elementi che potrebbero suffragare anche questa ipotesi ce ne sono. Uno per tutti: l'ultimo «buco» è stato fatto sul braccio destro. Scelta decisamente anomala. Intanto la magistratura di Ivrea ha disposto l'autopsia. Un altro provvedimento dettato da posizioni di estrema cautela prima di mettere la parola fine sul fascicolo degli atti di questa vicenda. Ma ci sono altri particolari «strani» nella morte di Filippo La Spina. Come la quantità di soldi trovati in tasca al cadavere (più di un milione in contan- ti) e gli oggetti che aveva con sé: scarpe di ricambio, sette pacchetti di sigarette, acqua da bere in abbondanza. E poi ancora attrezzi da auto e una calcolatrice. A questo punto, se non fosse per il biglietto d'addio, quella di La Spina sembrerebbe più una fuga che il gesto estremo di un suicida. Ma questo è un fronte di ipotesi sul quale per ora nessuno vuole parlare. Nessuno sembra avere idea da chi e per quale ragione questo giovane pentito siciliano - protetto dall'anonimato in una grande città del Nord, con l'autorizzazione a muoversi liberamente - stesse fuggendo. Lodovico Poletto Aveva contribuito a smantellare una gang di spacciatori di Enna In attesa di essere ammesso al piano di protezione viveva in segreto a Padova Gli investigatori vicino ai cadavere del pentito Filippo La Spina, 31 anni. Sopra, l'ex presidente del Cosenza calcio, Bonaventura Lamacchia
Persone citate: Bonaventura Lamacchia, Filippo La Spina, La Spina, Lodovico Poletto, Massimiliano Grassi
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