Greggio a briglia sciolto«Più caro il gasolio per auto»

II II OLTRE LA QUOTA «GUERRA DEL GOLFO» Greggio a briglia sciolto Più caro il gasolio per auto PETROLIO di nuovo alle stelle, o quantomeno ai massimi di cinque anni or sono, anno 1991, giorno 16 gennaio. E in parallelo, corre verso l'alto il prezzo del gasolio per auto. La tensione mediorientale lungi dal placarsi sale, di riflesso salgono i prezzi del greggio e, sui listini di tutto il mondo, vanno al rialzo i titoli delle società petrolifere. A fine pomeriggio, il greggio segnava a Londra 24,24 dollari il barile (contro i 23,75 dollari di apertura e i 23,58 di mercoledì), il livello più alto mai raggiunto dalla guerra del Golfo, mentre negli Stati Uniti il contratto ottobre sfondava addirittura la soglia dei 25 dollari-barile. Mentre in Italia, i listini del gasolio da trazione per la terza volta dall'inizio di settembre subiscono ritocchi. Da oggi la Tamoil rincara il prezzo del gasolio auto di 15 lire il litro a 1.435 lire, e sulla stessa linea si muoveranno Agip, Ip, Esso, Fina e Shell fino a 1.430 lire il litro, contro le 1.417 lire di pochi giorni or sono. Il che significa un incremento di 50 lire rispetto al giugno scorso. Per quanto riguarda il greggio, tuttavia, sul mercato italiano gli aumenti non dovrebbe avere ripercussioni immediate. E' questa almeno l'opinione espressa da alcuni operatori, i quali assicurano che in Italia la «situazione è sotto controllo». Secondo costoro, anche se il prezzo del greggio e dei prodotti petroliferi dovesse continuare a crescere i possibili ritocchi non saranno tali da giustificare allarmismi. Benché in tensione, i prezzi sono ancora ben lontani dai massimi raggiunti all'inizio degli Anni '80, quando il barile di greggio era arrivato a costare fino a 35 dollari. A quel tempo, la bolletta petrolifera italiana aveva raggiunto il 4,5% del prodotto interno lordo, mentre ora è intorno all'1% del Pil. Nonostante ogni aumento di un dollaro del greggio costi all'Italia 1000 miliardi, per il nostro Paese, secondo le ultime stime, il prezzo medio del petrolio non dovrebbe superare a fine anno i 19 dollari al barile. Questi giudizi ottimistici stridono, tuttavia, con altre stime che indicano, come una delle componenti dell'attuale tensione dei prezzi, la ridotta entità delle scorte. La quale non potrà che alimentare, almeno nel breve periodo, ulteriori tensioni. Anche perché, tra i motivi della improvvisa fiammata, c'è la constatazione che lo scontro tra Iraq e Stati Uniti ha fatto saltare, almeno per il momento e non si sa fino a quando, quel programma che doveva consentire all'Iraq di ricominciare a vendere petrolio per due miliardi di dollari in sei mesi, in cambio di cibo e di medicinali per la popolazione stremata dal lungo embargo, in vigore dai tempi dell'invasione del Kuwait. Questo significa che, nei programmi, mancano ora all'appello, almeno sulla carta, non meno di 700 mila barili al giorno che la stessa Opec aveva incluso nel suo tetto di produzione all'ultimo vertice tenutosi a Vienna nel giu- gno scorso. Non basta. Le ultime statistiche dell'American Petroleum Institute avrebbero evidenziato un ulteriore calo delle scorte sia di greggio che di derivati presso i raffinatori. Una serie di dichiarazioni e contro-dichiarazioni sono state ieri all'origine della catena di rincari. I duri commenti del segretario Usa alla Difesa, William Perry, hanno provocato un'altrettanto dura presa di posizione da parte del vicepremier iracheno, Tarek Aziz. Dopo l'annuncio americano di rappresaglie all'attacco dei suoi velivoli da parte dell'antiaerea irachena, Baghdad ha ammonito il Kuwait che l'utilizzo del suo suolo come base per offensive contro l'Iraq sarebbe stato giudicato un «atto di guerra». Il Kuwait non solo avrebbe già accettato di accogliere i velivoli statuniton.?i, ma lo sceicco Saad ha chiesto a tutti i cittadini dell'Emirato di tenersi pronti a difendere il Paese. [v. s.l

Persone citate: Tarek Aziz, William Perry